Le caviglie del David

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I recenti interventi sul New York Times sulle fissurazioni nelle caviglie del David di Michelangelo, il dibattito sulla TAV a Firenze e la tragedia del terremoto in centro Italia sono i tre principali motivi che richiedono e giustificano le presenti note sullo stato della stabilità del David di Michelangelo, nel tentativo di stabilire almeno alcuni punti di maggiore chiarezza in un argomento tanto complesso e controverso.

Poniamo in primo luogo una premessa di carattere storico: nel creare il David, Michelangelo, allora giovanissimo, si dovette adattare a molti limiti imposti. Si trovò infatti a lavorare su un marmo scelto e iniziato diversi anni prima da altri artisti, che fra l’altro avevano già aperto lo spazio fra le cosce, rendendo irrevocabile l’appoggio su gambe nude e stabilendo (loro, non Michelangelo) che quella grande statua avrebbe avuto la base più stretta dell’apice e quindi naturalmente debole.

In quanto al baricentro non possiamo sapere come fosse collocato in origine, ma sappiamo per certo che la scultura si era dissestata molto nei quasi 470 anni trascorsi in piazza della Signoria, tanto che uno dei motivi principali su cui si basò tutto il dibattito ottocentesco sulla necessità di trasferirla in luogo riparato e coperto fu proprio la pericolosa inclinazione in avanti che aveva assunto e la conseguente formazione di fessurazioni da strappo sul retro delle caviglie e del tronco d’albero a cui la gamba destra si appoggia.

I documenti ci dicono ancora che all’atto del suo definitivo collocamento nella Tribuna della Galleria dell’Accademia (1873) si procedette a riposizionarla in asse e infatti durante l’ultimo restauro, eseguito nel 2004, le indagini sul punto di caduta del baricentro dettero risultati assolutamente rassicuranti (Exploring David, Diagnostic tests and the state of conservation, Firenze, Giunti 2004, pp. 207-210).

Dopo tale data fu aperta una campagna di monitoraggi, a scadenze differenziate, riguardanti sia la superficie sia la statica del David. Il progetto allora in atto consisteva nel registrare le sollecitazioni che arrivavano alla base della scultura in parallelo con i movimenti delle fratture. Collaboravano al progetto i migliori Istituti di ricerca italiani e stranieri, per lo più universitari o del CNR, finanziati dai Friends of Florence, con la loro ben nota liberalità.

Dal 2013 i controlli della superficie sono stati eseguiti solo una volta, nel 2014, mentre i monitoraggi relativi alla statica risultano sostanzialmente sospesi.

Avere interrotto tale tipo di studio significa non essere in grado oggi di valutare se le fratture delle caviglie, che tanto allarme hanno creato e creano, vanno o no ampliandosi e conseguentemente significa non essere in grado di stabilire con sicurezza se ed eventualmente quanto il baricentro del David si stia spostando.

Questo dato è fondamentale, ferma restando una situazione di criticità generale dovuta alle infelici vicende storiche del nostro capolavoro, fino dalle sue origini e ferma restando l’inopportunità di creare ulteriori sollecitazioni tramite il passaggio di veicoli pesanti nella prossimità del centro storico fiorentino, sopra o sottoterra. Per non parlare del doppio tunnel Tav. Fermo restando, infine, il rischio di un sisma di intensità maggiore di quanti avvenuti fino ad ora a Firenze.

Proprio in relazione a quest’ultima eventualità è comunque assolutamente prioritario provvedere alla sicurezza della struttura architettonica entro cui il David si trova, cioè della Tribuna costruita dal De Fabris a fine Ottocento, con i criteri, certamente non antisismici, di allora. Senza di ciò diventa inutile, per non dire ridicolo, ogni progetto (di cui si sente parlare) di piattaforme antisismiche per l’opera, che potrebbe così venire distrutta sotto le macerie delle pareti e del lucernario circostanti, pur rimanendo gloriosamente in piedi.

*Franca Falletti

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Franca Falletti

Franca Falletti è nata e vissuta a Firenze. Laureata in Storia dell’Arte medioevale e moderna presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze con Roberto Salvini e Ugo Procacci e perfezionata nella stessa materia e presso la medesima facoltà, ha inizialmente svolto attività di libera professione collaborando con studiosi e Istituzioni nel campo della ricerca, della catalogazione e della didattica. Dal giugno 1980 funzionario direttivo della Soprintendenza per i beni artistici e storici delle province di Firenze, Pistoia e Prato, dal dicembre del 1981 è stata vicedirettrice della Galleria dell’Accademia e dal marzo 1992 Direttrice del medesimo museo fino al 28 febbraio 2013.

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