È necessario spendere qualche parola sugli effetti positivi dell’immigrazione e sfatare alcuni luoghi comuni. Intanto qualche dato sul numero e i contributi sociali degli immigrati, riportato da un articolo di Internazionale del 15 luglio 2015. Secondo l’UNHCR 875mila migranti e profughi sono arrivati via mare in Europa dal 2008 al settembre 2015. Anche se tutti fossero rimasti in Europa, si tratta dello 0,17 per cento della popolazione europea (che è di 507 milioni di abitanti). Tra i dieci paesi con più profughi pro capite c’è solo un paese europeo: Malta. Dei 59,5 milioni di profughi registrati dall’UNHCR alla fine del 2014, solo 1,5 milioni hanno trovato accoglienza in Europa.
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Una piccola frazione rispetto al totale: Turchia e Libano insieme ne accolgono il doppio. L’Italia accoglie un profugo ogni mille persone e risulta sotto la media europea (1,1 ogni mille) e ben al di sotto di Svezia (11 ogni mille) e Francia (3,5 ogni mille). In Medio Oriente, il Libano accoglie circa 1,2 milioni di profughi (232 rifugiati ogni mille abitanti), pari a un quarto della popolazione del paese e la Giordania 672.930 profughi, 87 ogni mille abitanti. A questo proposito è interessante sapere che l’Europa fra il 2000-2010 accoglieva 1 milione di migranti all’anno, a seguito delle crisi economiche questo apporto migratorio è precipitato drasticamente a meno di 400000 fra il 2010 ed il 2015.
Uno studio dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico mostra che tra il 2007 e il 2009 in quasi tutti gli stati europei le famiglie immigrate hanno versato più tasse e contributi di quanto non abbiano beneficiato in termini di servizi e sussidi. Questo è dovuto prevalentemente a questioni demografiche: la maggioranza dei migranti è in età lavorativa e non grava molto sulle casse dello stato che la ospita (per esempio sul sistema sanitario e quello pensionistico). Secondo i dati del 2012, la spesa pubblica rivolta agli immigrati in Italia può essere stimata in 12,5 miliardi di euro, l’1,57 per cento della spesa pubblica nazionale. Dall’altro lato, tra imposte e contributi previdenziali i cittadini stranieri versano 16,5 miliardi di euro all’anno. Mettendo a confronto entrate e uscite gli immigrati in Italia sono in attivo di 3,9 miliardi di euro.
Le analisi statistiche riportate dall’Istituto universitario europeo – in uno studio cofinanziato dall’Unione europea – mostrano che la disoccupazione e l’immigrazione nei paesi europei non vanno di pari passo, ma anzi si muovono in direzione opposta. In Italia, per esempio, i dati Istat elaborati dalla Fondazione Moressa mostrano come i lavoratori immigrati tendono a esercitare in aree differenti da quelle dei lavoratori italiani, tendono ad occupare i posti che chi è nato in Occidente preferisce abbandonare.
Infine una considerazione sull’importanza per l’Europa di accogliere migranti. L’Europa invecchia, non fa figli e ha bisogno di forza lavoro, di giovani. In particolare per l’Italia l’emigrazione di giovani verso altri paesi ha assunto dimensioni preoccupanti, aggravando il problema demografico. Sulla base dei grandi numeri gli economisti concludono pertanto che gli immigrati che si rovesciano a ondate sulle frontiere europee non sono il problema, ma la soluzione al problema. Bisogna trovare il modo di sistemarli e di integrarli, un compito immane, per il quale non vi sono soluzioni facili. Si calcola che entro il 2020 l’Europa, per mantenere gli attuali stili di vita, avrebbe bisogno di 42 milioni di nuovi europei, di oltre 250 milioni entro il 2060.
Chi li fa, tutti questi bambini?
Margaretha Pupp
Fonti:
Repubblica 27/6/16, 8/9/15
Huffington Post 5/9/2016 e 18/8/2016 articoli di Flore Murard-Yovanovitch
Vita.it /section/migranti Rapporti del 19/9/16 di Lorenzo Bagnoli e del 29/10/15 e 8/6/16 di Massarenti
SIR Servizio informazione Religiosa
A-dif.org Associazione diritti e frontiere
Afronline.org
Radioradicale.it
Margaretha Pupp
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