Se i sindacati ostacolano la libertà sindacale. L’assemblea territoriale scuola a Firenze

Lunedì 20 febbraio USB Scuola e Noi Scuola hanno indetto un’assemblea provinciale in orario di lavoro presso l’I.C. Gandhi di Firenze. Sul piatto questioni urgenti non solo per i lavoratori, ma per l’istituzione scolastica tutta; infatti sono da poco state approvate in prima lettura dal Consiglio dei Ministri otto delle nove deleghe previste dai commi 180 e 181 della Legge 107/15.

Le deleghe trattano argomenti di grande importanza che modificano radicalmente il volto della scuola pubblica statale: secondo USB si tratta di una vera e propria controriforma che incide in particolare sui temi dell’inclusione, della riforma degli esami di stato, sulla natura della scuola dell’infanzia, sulla struttura degli istituti professionali e sulla formazione dei futuri docenti.

La precarizzazione dei docenti, il bonus premiale e la chiamata diretta da parte del dirigente scolastico hanno trasformato la scuola in un’azienda dove la lotta per la sopravvivenza si fa ogni giorno più dura. A questo si aggiungono i problemi del personale ATA che soffre per i continui tagli all’organico e il cui carico di lavoro è sempre più pesante senza che ci sia alcun tipo di riconoscimento economico. Anche gli studenti che rappresentano il futuro del nostro paese, vengono ridotti ad esecutori silenziosi dei test invalsi, educati alle precarizzazione attraverso l’obbligo dell’alternanza scuola-lavoro, mai consultati nel processo di crescita dell’istruzione pubblica pur essendone i protagonisti assoluti. 

A fronte di queste difficoltà, la scelta è stata quella di indire un’assemblea territoriale per mettere a conoscenza i lavoratori delle novità introdotte dalle deleghe, dei cambiamenti per la mobilità e soprattutto per invitare alla partecipazione dello sciopero del 17 marzo, per dire no alle deleghe, per chiedere il ritiro della legge 107 e per aprire un dibattito che dia modo di ridare alla scuola italiana il carattere egualitario, laico e democratico che dovrebbe avere.

Il dirigente scolastico dell’istituto in cui si è svolta l’ha concessa, ma a pochi giorni dall’assemblea ai dirigenti scolastici fiorentini è arrivata una comunicazione a firma CGIL, CISL, SNALS e GILDA, secondo cui i lavoratori in servizio non avrebbero potuto usufruire delle ore di assemblea, poiché le organizzazioni sindacali richiedenti non sarebbero state rappresentative.

Ed ecco il paradosso: le organizzazioni sindacali vietano ai lavoratori di usufruire dei propri permessi sindacali.
Eppure l’articolo 39 della Costituzione si apre con un enunciato abbastanza chiaro: ‘L’organizzazione sindacale è libera’. Che poi questo articolo sancisca nella forma una libertà che nella sostanza ancora non è tutelata da un’adeguata legislatura è un fatto. Ma che nel vuoto legislativo italiano sulla rappresentatività entrino a gamba tesa i sindacati stessi per evitare un confronto e per impedire ai lavoratori di partecipare ad assemblee sindacali è cosa ancor più grave.

È evidente che chi ha scelto una linea sindacale morbida, chi ha sotterrato l’ascia di guerra e ha iniziato a collaborare con le forze politiche e sociali che hanno tolto ai lavoratori diritti non approva le organizzazioni sindacali che portano avanti una linea conflittuale, che vogliono dare gli strumenti ai lavoratori per ribellarsi e per migliorare la propria condizione.

E altrettanto evidente è che si preferisce tentare un boicottaggio dell’assemblea piuttosto che cercare un terreno di confronto. La comunicazione scritta da CGIL CISL SNALS e GILDA ha fatto leva sul fatto che i lavoratori non avrebbero potuto usufruire delle ore di assemblea, perché anche questo è un punto controverso.

Le ore di assemblea sono infatti disciplinate dall’art. 20 dello Statuto dei lavoratori, che dice: ‘I lavoratori hanno diritto di riunirsi, nella unita’ produttiva in cui prestano la loro opera, fuori dell’orario di lavoro, nonché durante l’orario di lavoro, nei limiti di dieci ore annue, per le quali verrà corrisposta la normale retribuzione […] Le riunioni – che possono riguardare la generalità dei lavoratori o gruppi di essi – sono indette, singolarmente o congiuntamente, dalle rappresentanze sindacali aziendali nell’unità produttiva, con ordine del giorno su materie di interesse sindacale e del lavoro e secondo l’ordine di precedenza delle convocazioni, comunicate al datore di lavoro […]’.

Le ore di assemblea, secondo USB, sono dei lavoratori. Evidentemente non la pensano così i sindacati che hanno firmato la comunicazione contro l’assemblea territoriale e che sembrano considerare le ore di assemblea proprietà dei sindacati.

Il problema non riguarda solo questa assemblea territoriale; riguarda la rappresentanza e l’agibilità sindacale, materia nebulosa e ambigua che crea un terreno scivoloso sul quale i lavoratori perdono diritti e soprattutto coscienza di quanto sia fondamentale partecipare, essere protagonisti, avere consapevolezza per mantenere salda la dignità del proprio lavoro.

*Erica Massa