Le sirene

E’ estate, la gente è al mare e se si resta in città i vetri sono aperti, capita di sentire le sirene. Qualcuno, dall’alto di un promontorio o di un palazzo, può seguire le loro scie.
 
Tra le fruscianti fronde di un eucalipto o di un platano si intravede il loro palpitare: blu, arancio, rosso, mezzo e mezzo. Alcune corrono basse, altre sono più alte di un uomo. Soffermiamoci su queste.
 
Sono ambulanze, con la loro brava scritta a rovescio che solo la magia degli specchi consentirà di decifrare. 
 
A bordo, i volontari. 
 
Tutti encomiabili, chi lo fa per solidarietà, chi cerca un lavoro e chi si è fatto beccare ubriaco alla guida e ora sconta i lavori socialmente utili. Talmente utili che senza di loro saremmo tutti, letteralmente, con il culo per terra.
 
Pensiamoci un attimo: la sanità pubblica, cioè lo Stato, per il trasporto dei malati e degli invalidi si affida esclusivamente ai volontari. Certamente tra lo Stato e le associazioni di volontari corre denaro, spesso troppo, come rivelano le indagini di questi giorni, ma sono pur sempre volontari.
 
La maggior parte di loro non vede un euro e si paga anche la pizza alle sagre di autofinanziamento, perciò sono da ringraziare senza se e senza ma.
 
Ma un SE sento di poterlo scrivere.
 
E SE un giorno i volontari decidessero di lasciarci con il culo per terra? Il bravo volontario non farebbe mai una cosa simile a me personalmente, o a te che leggi ed è disposto ad aiutarci tutti, belli o brutti.

Ma potrebbe aver altro da fare e trovarsi costretto a lasciare un turno scoperto. Potrebbe essere colto da malore e dover lasciare la guida dell’ambulanza. Potrebbe avere il tunnel carpale che gli impedisce di tirar su i feriti…Il volontario volontario è, dona il suo tempo se ne ha e quando può, animato, forse, da alti ideali.

E qui sta il nocciolo della faccenda! Gli ideali, quando sono tra di loro nella loro bella città di cristallo, si incontrano, si salutano e si insultano, si organizzano e si scontrano proprio come fanno le persone nelle loro prosaiche città di sabbia e pietra. A questi ideali si richiamano le varie fratellanze e compagnie che vengono a raccattarci quando cadiamo e ce ne sono di tutti i tipi: pacifiste e militaresche, laiciste e cattoliche.

Mettiamo che alcune di queste idee si scoprano un giorno incompatibili con le nostre scelte o indifferenti alle nostre priorità. Il caso più prevedibile è quello pronosticato dai film di Cosentino: dopo il papa buono e il papa buonissimo, arriva il papa stronzo e comanda ai volontari di restarsene a casa perché negli ospedali dove portano i malati si fanno cose che non si accordano alla sua logica e alla sua morale.

Giustissimo se uno ci crede, ma noi che non ci crediamo che si fa? Restiamo con il coccige incollato all’asfalto, ci riconosciamo indegni della misericordia divina e aspettiamo che passi la Fratellanza uguale e contraria, quella garibaldina.

I garibaldini però non passano perché guarda caso, in quei giorni lo Stato per piaggeria verso il papa stronzo ha vietato la cremazione, di cui sono acerrimi paladini.

Bene, ci sdraiamo sulla statale e attendiamo quegli altri esseri umani che hanno il coraggio di essere umani. L’Umanitaria passa ma è costretta a tirar dritto per esaurimento batteria o fine benzina.

Adesso possiamo solo sperare che un automobilista di Nablus, buono e samaritano, si fermi qualche metro prima di schiacciarci e ci prenda a bordo fregandosene se gli sporchiamo il tappetino.

A questo punto comincia il giro degli ospedali e sarà un’altra roulette (russa). 

 
 *Massimo De Micco