La mafia secondo la stampa/2: La Toscana è “invasa”

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Continuando il nostro viaggio tra le rappresentazioni giornalistiche della presenza mafiosa in Toscana, dopo aver parlato della rappresentazione mainstream che vede questa regione una terra di riciclaggio, ne presentiamo ora una più contenuta dal punto di vista del numero di articoli ma dai toni decisamente più allarmisti che vede, all’opposto, la regione invasa dalla mafia.

In questo contributo ci soffermiamo in particolare sulle narrazioni dove le immagini evocate sono quelle della “piovra”, del “cancro” o del “contagio”. Non parliamo dunque tanto del tipo di attività svolta dai mafiosi sul territorio, quanto delle immagini relative alle modalità di diffusione della criminalità organizzata e della “definizione” delle mafie.

In particolare, la metafora della piovra che allunga i suoi tentacoli raggiungendo dal centro i punti periferici è più diffusa negli anni Novanta e riferita soprattutto a Cosa Nostra, probabilmente anche sulla scia delle miniserie “La Piovra” andate in onda a partire dal 1984 fino al 2001.

Il riferimento si estende anche a camorra e ‘ndrangheta soprattutto dopo il 1993, quando cambia il tipo di presenza sul territorio e anche negli articoli, quindi, troviamo tutte le mafie definite “piovre” che formano una holding criminale radicata e potente (Il Tirreno, 31/05/98) attiva prevalentemente nel traffico di droga e armi, ma che, in alcuni territori specifici della regione, pratica l’usura, ingloba aziende in crisi approfittando della congiuntura economica e cerca di infiltrarsi nelle gare d’appalto (Il Nuovo Corriere di Firenze, 12/09/2009).

Ancor di più, il concetto viene applicato alle organizzazioni criminali straniere, in particolare dopo il primo caso di condanna per 416 bis a carico di Hsiang Ke Zhi e di altri dieci cittadini cinesi, accusati di aver condizionato la vita sociale della comunità di riferimento attraverso il controllo totale attuato con metodi violenti e contestualmente dello svolgimento di attività delittuose tradizionali e non (Il Giornale, 13/04/2007). L’idea è quindi quella di un nucleo centrale forte che decide intenzionalmente di espandersi conquistando nuovi territori.

Più spostata sul versante non intenzionale delle espansioni criminali è l’immagine del contagio, del cancro, del virus che si insinua in un corpo sano, invadendolo e contaminandolo in maniera più capillare e meno visibile e dove la presenza del ‘virus’ è dovuta, per esempio, a fattori quali la necessità di scappare dal territorio di origine piuttosto che l’essere inviati al soggiorno obbligato.

Lo stesso procuratore Quattrocchi in una intervista a La Repubblica sostiene che «il rischio di infiltrazioni risale a tantissimi anni fa, quando quell’infelice legge sui confini di polizia ha cominciato a distribuire anche in Toscana determinate presenze che poi si sono insediate in particolare in alcune zone, come la Versilia e la Val di Nievole». Questo ovviamente non costituisce una relazione causa-effetto, tant’è vero che lo stesso Procuratore continua sostenendo che in Toscana «questo tipo di criminalità non si è replicata per clonazione» (La Repubblica, 06/3/2012).

Che la presenza sia intenzionale o no, i due ritratti hanno in comune l’idea che la regione subisca un’invasione e che sia vittima di una aggressione esterna o perché non ha sufficienti anticorpi o perché ha sottovalutato il pericolo nel momento in cui poteva essere più efficacemente contrastato, come per esempio, si riporta rispetto alla presenza della ‘ndrangheta a Carrara, in particolare intorno alle cave di marmo, “città che non ha una cultura mafiosa, [dove] sussiste però il problema della mancanza di percezione” (Il Tirreno, 10/09/17).

Bisogna anche sottolineare che spesso si riscontra una netta differenza tra la potenza evocativa del titolo e il contenuto dell’articolo nel quale si cerca di bilanciare la pericolosità potenziale con la presenza di “anticorpi” che sia l’efficace lavoro di contrasto delle forze investigative o lo spirito civico che consente di denunciare.

Naturalmente, a prescindere dal fatto che si tratti di piovra o cancro, in concomitanza con l’organizzazione di convegni, incontri o con la pubblicazione di rapporti si riscontra una maggiore attenzione al tema da parte degli organi di stampa e anche i toni risultano più amplificati. Proprio in questi giorni, infatti, in occasione della pubblicazione del focus della Fondazione Caponnetto leggiamo che «In Toscana, in sostanza, “la mafia è spalmata e non c’è una terra messa peggio di un’altra: non esiste più un angolo di tranquillità”» (Nove, 13/04/18).

Varie testate giornalistiche, nel diffondere i risultati, riportano che la Toscana è ormai diventata terra di mafia, con un numero rilevante di clan attivi in diverse zone e stime sull’ipotetico fatturato di questa grande impresa.

Oltre all’immagine della Toscana come area di riciclaggio o come terra invasa dalle mafie, si possono riscontrare ancora altre rappresentazioni, meno generali rispetto a quelle presentate finora, che potremmo definire delle «micro-narrazioni» perché risultano spesso legate a eventi specifici e riguardano soprattutto le attività dei mafiosi e il loro modo di stare sul territorio regionale.

*Graziana Corica e Rosa Di Gioia

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Graziana Corica Rosa Di Gioia

Graziana Corica ha conseguito il dottorato in Sociologia presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Firenze, dove collabora con attività di ricerca. Ha svolto attività di ricerca sui processi espansivi delle mafie in aree non tradizionali, in riferimento al quale ha pubblicato Affari di camorra in Toscana. Il mercato degli stracci tra Prato ed Ercolano (con R. Di Gioia), in Mafie del Nord. Strategie criminali e contesti locali, a cura di R. Sciarrone, Donzelli, 2014. Rosa Di Gioia, è metodologa della Ricerca Sociale e attualmente lavora presso l’INDIRE (Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa) come Esperta di Monitoraggio. Presso l’Istituto degli Innocenti e l’Università di Firenze ha lavorato su varie ricerche, attraversando diversi temi. Sul tema delle mafie ha pubblicato Affari di camorra in Toscana. Il mercato degli stracci tra Prato ed Ercolano (con G. Corica), in Mafie del Nord. Strategie criminali e contesti locali, a cura di R. Sciarrone, Donzelli, 2014.

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