Delle disuguaglianze ci siamo già occupati in altri articoli apparsi su questa rivista, qui ci soffermeremo sul loro aspetto ambientale, seguendo La natura è un campo di battaglia, un libro del sociologo francese Razmig Keucheyan, recentemente tradotto in italiano. La qualità dell’aria, dell’acqua, del cibo, ha una precisa connotazione politica: è tanto più cattiva quanto più ci si trovi in fondo alla scala delle disuguaglianze economiche e sociali.
Come scrive Keucheyan: “ Questo significa che le nefaste conseguenze dello sviluppo capitalista non sono subite allo stesso modo e nella stessa misura da tutti i settori della popolazione”
Varie sono le forme delle disuguaglianze ecologiche: dal razzismo ambientale alle disuguaglianze d’accesso alle risorse (acqua, energia), alla iniqua distribuzione dei beni naturali (parchi, ’bellezze naturali’), alla esposizione delle popolazioni al rischio naturale e industriale: esplosione di una fabbrica chimica, rottura di una diga, inondazione, diffusione di pesticidi, di OGM, terremoti, epidemie..
Un esempio di rischio naturale iniquamente distribuito
L’ondata di caldo del 2003 provocò un aumento della mortalità di 15.000 persone solo in Francia e più di 2000 morti nella sola giornata del 12 agosto. Chi furono le vittime principali? Secondo l’INVS, Istituto per la sorveglianza sanitaria, furono gli anziani non autonomi e gli appartenenti ad una categoria socioeconomica bassa.
Un uragano metafora di razzismo ambientale
L’uragano Katrina del 2005, abbattutosi per l’ 80% nel territorio di New Orleans, ha provocato la morte di almeno 2000 persone. Tra le vittime due categorie sono sovraesposte: gli anziani e i neri, in quest’ordine. Questo dà l’idea del rapporto stretto che c’è tra le disuguaglianze sociali e le catastrofi naturali: i più colpiti sono quelli che vivono in quartieri disagiati e le persone anziane. I neri, i latinos, i nativi, negli USA, ma anche da noi è la stessa cosa, le categorie socialmente più deboli sono vittime di razzismo ambientale perché i loro quartieri attraggono solitamente inceneritori di rifiuti, discariche, impianti industriali.
La razza è uno dei fattori e in molti casi il principale, che negli Stati Uniti, ma non solo, determina la localizzazione delle discariche tossiche, degli inceneritori, delle industrie rischiose.
A Tolosa un’esplosione
Nel settembre 2001, a Tolosa, l’esplosione della fabbrica AZF costa una trentina di morti, migliaia di feriti, e più di 15.000 sono le abitazioni popolari colpite. ‘ Mai più, ne qui né altrove’ è un collettivo composto da residenti, vittime dell’esplosione e associazioni ambientaliste che chiede la chiusura definitiva della fabbrica. Mentre i sindacati sono per la riapertura, dopo il rafforzamento delle misure di sicurezza. A dimostrazione della complessità del rapporto che intercorre da sempre tra il sindacalismo, il movimento operaio in generale e le questioni ambientali. L’ibridazione tra le lotte ambientali e sindacali è quanto mai urgente.
A Taranto un inquinamento cronico
La provincia di Taranto è al primo posto fra tutte le 107 provincie italiane per decessi causati da malattie professionali: 548, per l’esattezza fra il 2013 e il 2017. ‘A Taranto, ha detto Marco Caldiroli, da decenni, è aperto un conflitto tra le “ragioni del capitale” (produrre in qualunque modo per fare profitto) e quelle della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro e di vita. […] I cittadini e i lavoratori di Taranto hanno ragioni “da vendere” per pretendere la chiusura o almeno una drastica riduzione dell’impatto dei processi produttivi maggiormente inquinanti (in particolare dell’area a caldo) degli impianti ex ILVA di Taranto. Ragioni finora inascoltate se non dalla Magistratura e dalla Corte di Giustizia Europea (o strumentalizzate dai politici “pifferai” di turno)’.
La sicurezza sul lavoro è una problematica ecologica
‘ La sicurezza sul luogo di lavoro è una problematica ecologica a pieno titolo quanto l’installazione di un inceneritore o il rumore eccessivamente alto in un quartiere popolare vicino ad un aeroporto. La salute del lavoratore è il riflesso o l’interfaccia del suo rapporto con l’ambiente, che sia tecnico, naturale, legale, o le tre cose contemporaneamente’. (Razmig Keucheyan, La natura è un campo di battaglia)
Gli anticorpi del capitalismo
Il capitalismo genera le crisi, ma produce degli anticorpi, che gli consentono di estrarne profitto: le assicurazioni, sono un esempio.
Assicurazione-finanziarizzazione e schiavitù
’Nel 1781, non lontano dalla Giamaica, la Zong, una nave negriera, noleggiata da una compagnia mercantile con sede a Liverpool, getta in mare 133 schiavi.[…] Qualche tempo dopo in Inghilterra, i proprietari della nave pretendono di essere risarciti dal loro assicuratore per la perdita degli schiavi’. cit.
Mercificazioni
‘Nel caso della Zong, l’estrazione di “valore assicurativo” riguarda gli esseri umani trasformati in schiavi, vale a dire in merce, ma il capitalismo è in grado di assoggettare ogni cosa a questo processo’. cit.
Due anime in un nocciolo
L’assicurazione moderna è collegata alla finanza, ed entrambe sono strettamente connesse allo schiavismo: ’ Se la tratta atlantica ha assunto una dimensione così vasta , rispetto a quella di altre regioni, si deve in parte alla sua connessione con la finanza e l’assicurazione’.cit
Rischi ambientali-climatici e finanza ambientale
La non assicurabilità è il fondamento della condizione post-moderna per Ulrich Beck, data la crescente estensione e numerosità dei rischi ambientali (le catastrofi ambientali sono sempre più frequenti), indotti dal cambiamento climatico, ma non solo da questo.
Gramsci e le crisi del capitalismo
Il capitalismo ha sfruttato la natura fino ad esaurirla, ed è all’origine della crisi ecologica e delle disuguaglianze ambientali. Ma ‘come ha dimostrato Gramsci , le crisi sono sempre momenti ambivalenti per il capitalismo: se da un lato rappresentano un rischio per la sopravvivenza del sistema, dall’altro sono anche occasioni per creare nuove opportunità di profitti.’ cit. Nel caso dell’uragano Katrina, la distruzione delle case popolari dei neri ha favorito la gentrificazione, cioè la ricostruzione di case per ricchi.
La ‘natura derivata’ e la finanziarizzazione della natura
Derivati climatici, obbligazioni catastrofe o cat bond, multi cat, quote di carbonio (meccanismo di compensazione del debito ecologico), swap, call, put, microassicurazione, o finanziarizzazione della vita quotidiana (per estrarre profitti anche dalle popolazioni povere), cartolarizzazione dei rischi climatici, mutui ambientali, sono alcuni dei prodotti finanziari collegati ai rischi climatici e ambientali, che dimostrano come il capitale sa estrarre profitto dalla crisi ambientale, da lui provocata.
La guerra, come anticorpo del capitale
La crisi ecologica determinando aumento delle disuguaglianze, genera nuovi tipi di conflitti armati e nuove forme di violenza collettiva, una sorta di ‘guerre verdi’ permanenti a difesa dei privilegi di una èlite: anticorpi del capitale.
Un esempio di guerra climatica, non etnica
Il conflitto post-coloniale del Darfur, è legato a parametri climatici: ‘Non è un caso, afferma Ban Ki-moon, segretario delle Nazioni Unite nel 2007, in una intervista rilasciata al giornale Washington Post, che le violenze siano iniziate nel periodo della siccità’. Darfur, significa ‘casa dei Fur’ in arabo, ed i Fur sono il principale dei clan in cui è divisa la regione. A partire dagli anni Settanta, una serie di fenomeni climatici estremi, fra cui una pluviometria in calo, la desertificazione del territorio, l’erosione dei suoli, hanno determinato, riduzione dei pascoli, delle foreste, della produttività dell’agricoltura, delle risorse in genere. Questo ha provocato tensioni crescenti fra i clan nomadi (che i media occidentali chiamano in modo improprio ’arabi’) costretti a sedentarizzarsi e quelli stanziali ( chiamati ‘africani’), che sono sfociate, anche per altre cause, in un conflitto che ha provocato fra 150.000 e 500.000 morti, e 2,5 milioni di rifugiati. Le donne sono state e sono vittime di una violenza particolare in Darfur, perchè per via della desertificazione del territorio, per approvvigionarsi di acqua, sono costrette a compiere distanze sempre più grandi che le espongono sempre di più alle violenze degli uomini. Attualmente è in corso una specie di guerra permanente a bassa intensità ed i rifugiati versano in condizioni disperate.
*Gian Luca Garetti
Razmig Keucheyan, La natura è un campo di battaglia, Ombre corte, 2019, euro 15.
Gian Luca Garetti
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