A Firenze e dintorni muore un 2019 all’ombra del cemento e si delinea un 2020 sempre all’insegna del cemento. La politica delle infrastrutture è legata sempre alla necessità di favorire le imprese del settore.
Il nuovo aeroporto di Firenze, è una struttura al servizio di un turismo sempre più industrializzato. Un enorme pacco di cemento che si vorrebbe piazzare in un luogo impossibile, ormai troppo pieno di funzioni, distruggendo gli ultimi brani di un sistema ecologico già compromesso, regalando inquinamenti di ogni tipo per una intera area metropolitana.
La fortissima opposizione delle popolazioni locali e dei sindaci della Piana è riuscita a bloccare, nell’anno appena trascorso, il coacervo di interessi più o meno espliciti condensati intorno a questo progetto. Il 27 maggio 2019 resterà una data storica: il TAR della Toscana ha annullato il Decreto di V.I.A. del Ministero per manifeste incongruenze procedurali, bloccando di fatto l’apertura dei devastanti cantieri della Piana. Restiamo in attesa della pronuncia del Consiglio di Stato che, secondo noi, non potrà disconoscere gli evidenti elementi di incongruità che Toscana Aeroporti, Corporacion America, Regione Toscana e Sindaco di Firenze e relativi valletti si ostinano a non voler vedere. Sindaci della Piana, Comitati, Presidio, Associazioni sono tuttora presenti e attivi per vedere riconosciuto il diritto all’autodeterminazione delle popolazioni locali contro queste grandi opere dannose, utili solo alle cordate di potere economico e politico di cui non vediamo l’ora di liberarci.
Il sottoattraversamento TAV, un progetto sbagliato e antiquato, nato per garantire profitti sicuri a imprese amiche che nel corso dei decenni sono riuscite addirittura a fallire. Ora i cantieri deserti languono; i problemi tecnici giacciono irrisolti. Nessuno ha il coraggio di dire “basta” ad un madornale errore progettuale, la politica fiorentina e toscana continua con toni patetici e disperati a invocare la ripresa dei lavori.
Il trasporto pubblico locale. La privatizzazione di ATAF si trascina dietro l’agonia del trasporto pubblico con continue riduzione dei servizi e annullamento delle corse. Il sistema delle tranvie ha risolto parzialissimi problemi solo per l’utenza che orbita intorno ai luoghi serviti, ma lascia inalterato il problema dei problemi: quello dei pendolari che gravitano su Firenze. Due enormi problemi gravano su queste tranvie: la loro invasività impattante e i costi fuori misura. Con le stesse risorse economiche previste si potrebbe realizzare un capillare sistema di trasporti con mezzi ecologici e potenziare il sistema ferroviario introducendo il “metrotreno”.
La rete delle ciclovie avanza lentamente. Firenze ha una struttura di vie anguste, una seria politica della mobilità dovrebbe tendere a trasformare l’intera città in una rete di strade ciclabili favorendo un capillare e continuo servizio pubblico alternativo alle auto, cosa che i progetti in essere non garantiscono. Nel frattempo una soluzione efficace per favorire la sicurezza dei ciclisti sarebbe abbassare la velocità in tutte le strade residenziali a 30 km/h, creando anche “zone a traffico pedonale privilegiato” (si potrebbero rivedere bambini che giocano per strada), lasciando solo una efficace rete di strade che favorisca lo scorrimento veloce del traffico a 50 km/h. Un altro provvedimento dovrebbe essere quello di favorire il trasporto gratuito delle bici su treni, tram e ogni mezzo pubblico che lo consenta, creando una sinergia forte tra TPL e mobilità dolce, ampliando enormemente il raggio di utilizzo di questo mezzo. Ma tutta l’attenzione degli enti locali pare concentrata sulle grandi opere; parlare di bicicletta in queste condizioni ci pare soprattutto green washing.
Ovunque manca pianificazione: quello che si esegue non risponde alle esigenze delle persone, ma agli interessi dei costruttori. Le voci critiche si sono fatte sentire e la rivista riporterà puntualmente argomentazioni e dati, come nel 2019 così farà nell’anno in corso.
Redazione
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