Piazza della Vittoria, per i pini nessuna pietà. Partiti gli esposti alla Procura

Piazza della Vittoria, Firenze. L’intervento muscolare dell’amministrazione cerca di porre fine a una vicenda che, fra alti e bassi, dura da anni. Basti pensare che una delle prime riunioni con l’Associazione Piazza della Vittoria, costituita dai residenti, cui parteciparono anche esponenti di Italia Nostra e del Coordinamento cittadino di difesa degli alberi, si tenne nel 2017, e seguiva altri incontri che si erano avuti con la popolazione e l’amministrazione; incontri cui avevano partecipato pochi cittadini, anche perché, come spiegano i residenti, “lo si seppe solo all’ultimo”. Insomma, pare che la pubblicità che venne data agli inizi al progetto dell’amministrazione fu minima.

Di avviso contrario l’amministrazione, che ha sempre sostenuto, come continua ancora a sostenere con nota di ieri 17 febbraio 2020 firmata dal gruppo consiliare del Pd in consiglio comunale, che “non è pensabile che la protesta di qualcuno possa bloccare un iter avviato e che si è concretizzato con tutti i passaggi istituzionali necessari, garantendo la massima partecipazione alla cittadinanza. Chi si è opposto in questi giorni al cantiere ha interrotto un servizio pubblico. Siamo vicini e solidali ai dipendenti del Comune e delle ditte presenti nel cantiere che sono stati ripetutamente oggetto di offese e dileggi”, anche perché, secondo i consiglieri di maggioranza, “È stato intrapreso fin dall’inizio un percorso di condivisione del progetto, progetto che poi ha subito delle modifiche dopo l’ascolto e il confronto con i residenti; le stesse modifiche sono state illustrate in commissione, ci sono stati altri interventi specifici”.

Interventi che tuttavia non hanno evidentemente risolto il problema: si faccia come si vuole, dicono i residenti cui si sono collegati i ragazzi di Fridays for Future, gli studenti del Dante, i gruppi di viale Corsica, ma i pini, dopo che è stata anche “certificata” la salute delle piante (quelle rimaste dopo gli abbattimenti dell’agosto scorso) e la loro non pericolosità dal consulente chiamato dal Comune Pierluigi Sani, devono rimanere su. O meglio, dovevano.

Perché i pini devono rimanere su? Ci sono molte ragioni, storico-artistiche, d’affezione ma anche di natura climatica, come aveva sottolineato l’agronomo Lorenzo Orioli, cui Stamp si è rivolto. “Nei prossimi anni il clima ragionevolmente andrà incontro a un aumento di temperature che verrà scontato in particolare nelle città. E’ inutile abbattere pini secolari, sani, dicendo che tanto se ne rimpiantano in numero maggiore, oltre 60. Prima che quei giovani pini possano giungere ad avere un effetto mitigatore paragonabile a quello dei pini adulti, passerà oltre un decennio. Di fatto, si trasforma la piazza in un’altra isola di calore, proprio ciò che si dovrebbe evitare di fare”.

Insomma, progetto controtempo sia per quanto riguarda le richieste che da anni i cittadini portano avanti, sia per la situazione climatica odierna. Non solo: la piazza è una piazza storica, tutelata dalla sovrintendenza, che ha tuttavia evidentemente dato l’ok a quello che i cittadini vedono come un vero e proprio stravolgimento, in particolare con gli abbattimenti di quella che è sempre stata definita una “pineta urbana”, cresciuta e voluta a somiglianza delle piazze inglesi, quegli “square” tanto amati nei primi del ‘900. Insomma, è una piazza particolare, piazza della Vittoria a Firenze. Particolare per la sua storia: era già nel progetto del 1908, ma risale, per la realizzazione, al 1930. Particolare la sua conformazione: una pineta urbana suddivisa in un quadrato che è uno square, tipologia con importanti precedenti a Firenze, così ben studiata e costruita da risultare assolutamente innocua (la pineta) per abitazioni e strade, “respinte” a distanza oltre le aiuole.

Inoltre, nessun problema di staticità, per i pini di oltre 10 metri, e regolari per forma e altezza (il che indica che furono impiantati tutti insieme e che l’intervento dell’amministrazione Bargellini nel 1955 si limitò a curarli e a semplici sistemazioni) in quanto, godendo di terreno attorno a radici e tronchi, hanno sviluppato il ben noto fenomeno della “rete” di radici, che permette di appoggiarsi gli uni agli altri.

Così, nella piazza si intrecciano ragioni artistiche, storiche, monumentali e storie di vita quotidiana, come quella di Ada (nome di fantasia) un’anziana e bellissima signora che a sedere in una sedia sotto i pini racconta ai ragazzi accoccolati attorno di quando, nelle torride estati fiorentine, si alzava di buon’ora per allattare suo figlio di pochi mesi sotto i pini che offrivano frescura e un’aria meravigliosa. Lì, dentro la città. O l’infanzia di chi è cresciuto sotto quei pini, magari giocando a pallone, dopo la scuola, o chiacchierando con gli amici. Storie ordinarie di esistenza quotidiana che si sovrappongono e che rendono importanti quegli alti e magnifici pini su cui sono stati disegnati gli occhi, per dare un segnale, siamo vivi e ci affidiamo a voi.

Ma al di là della retorica, fin troppo facile in queste occasioni, il punto lo segna Fabrizia Jezzi, dell’Associazione Piazza della Vittoria, che mette in chiaro le cose proprio nel giorno degli abbattimenti (17 febbraio 2020) nel giorno in cui un blitz mattutino della polizia dà il via alle motoseghe dopo che, verso le 6.30, la vicepresidente Deanna Sardi, colta da un malore nel fronteggiare gli agenti, è stata portata al pronto soccorso. E il punto è che mentre si parla di restauro conservativo di un giardino storico da una parte, dall’amministrazione giunge un’altra parola, un altro concetto, quello di “riqualificazione”, che scompagina le carte in tavola.

“Abbiamo perso una battaglia, ma continuiamo la guerra – dice Fabrizia – in quanto il vero problema è che, al di là dello stato di salute o eventuale pericolosità, qualsiasi albero viene abbattuto e purtroppo questo sta avvenendo in tutti i quartieri della città. L’Associazione Piazza della Vittoria è stata in costante dialogo con l’amministrazione per anni, presentando progetti alternativi all’abbattimento di alberi sani, dal momento che siamo in presenza, come dice l’agronomo dottor Sani, di alberi sani e non pericolosi, che vengono ciononostante abbattuti. Quindi l’Associazione, portando anche tante firme, quasi 2mila, al Comune, è stata in un costante dialogo propositivo, anche presentando progetti di restauro conservativo, che prevedevano la valorizzazione degli alberi esistenti e la ripiantumazione di giovani pini, essendo area vincolata da vincolo paesaggistico, nelle aree dove i pini non c’erano più. Purtroppo, il Comune non ha dato segno di attenzione alla democrazia partecipativa, ha detto che 23 dei 36 pini li avrebbe abbattuti subito e in successiva fase i 13 pini rimanenti. Oltre a ciò, i consiglieri comunali e quelli di quartiere non hanno potuto visionare il progetto di riqualificazione della piazza. Il giorno in cui c’è stata la presentazione del progetto a Palazzo Vecchio in commissione ambiente dove noi eravamo presenti, i consiglieri hanno lamentato il fatto di non essere stati messi a conoscenza del progetto del Comune, fino alla presentazione delle slides in quel giorno stesso. Altro fatto molto grave a nostro parere, è che i consiglieri hanno richiesto più volte la relazione scritta del consulente, dottor Sani, che non gli è stata data”.

Fra le contromosse dei residenti (che hanno subito, lo ricordiamo, anche una notte di vandalismi sui materiali lasciati in piazza come volantini, striscioni e lo stesso tricolore che dal 10 febbraio era rimasto issato a un lampione), anche alcuni passi giuridici: due esposti, uno dell’associazione e uno di alcuni residenti, redatto e formalizzato dallo studio dell’avvocato Enrico Bianchi, residente anch’egli, che pongono alcuni punti all’attenzione del procuratore. Fra questi, rifacendosi alla sentenza che ha chiuso un procedimento molto simile che riguardava gli abbattimenti dei tigli in viale Belfiore, oltre a un cedro ed altre essenze, lesionate dai lavori delle ditte esecutrici dei progetti di riqualificazione delle zone e a una sentenza del tribunale di Milano che ha sottoposto a sequestro due cedri del Libano per il rischio di danneggiamento che sarebbe potuto avvenire nel corso della procedura di espianto e reimpianto cui il Comune avrebbe voluto sottoporli, la richiesta è quella di sottoporre a sequestro “l’intera piazza della Vittoria e comunque gli alberi posti in detta piazza, zona di notevole interesse pubblico, anche da un punto di vista storico culturale, al fine di evitare il loro taglio e eventuale successiva sostituzione in violazione della normativa penale che tutela le zone sottoposte a particolare tutela paesaggistica evitando un’irreversibile modifica del paesaggio con danni irreversibili a zone vincolate non solo paesaggisticamente, ma anche e soprattutto dal punto di vista storico e culturale, consentendo in tal modo che eventuali tagli di alberature siano effettuati solamente per comprovate e documentate ragioni di sicurezza da valutare caso per caso”.

*Stefania Valbonesi