I Rom “fiorentini”, durante i 32 anni vissuti nei campi nomadi e in villaggi costruiti sopra le discariche, non lontano dal letto del fiume, hanno condiviso pericoli di ogni genere, causati da alluvioni, da incendi anche dolosi, da altre calamità naturali.
Con i loro figli e nipoti, nati e cresciuti a Firenze, vengono oggi spostati e distribuiti fra alloggi di emergenza, case per un’ospitalità provvisoria, centri d’accoglienza, in quanto l’attuale Giunta comunale ha deciso di chiudere il campo del Poderaccio senza confrontarsi con le famiglie Rom residenti nel campo – sulle soluzioni abitative da prospettare in seguito alla chiusura -, ma dicendo loro “o accetti o ti arrangi”.
Indubbiamente il campo andava chiuso, però con un processo progressivo di inserimento in abitazioni stabili, come in altre situazioni è stato fatto.
La riduzione del “sistema di campi” in cui vengono alloggiati i Rom è un impegno esplicito nella Strategia Nazionale di Inclusione dei Rom (NRIS) approvata dal Governo italiano nel febbraio 2012. La Strategia implementa la raccomandazione del Consiglio Europeo su misure efficaci per l’integrazione dei Rom negli Stati membri adottata il 9 e 10 dicembre 2013 per esortarli ad adottare misure efficaci per garantire la parità di trattamento dei Rom nell’accesso agli alloggi e garantire che le autorità locali pongano in essere interventi abitativi integrati a favore delle comunità emarginate.
Inoltre, le azioni delle autorità locali finalizzate a collocare i Rom in rifugi separati, ne violano la dignità e creano un ambiente intimidatorio, ostile, degradante, umiliante e offensivo. Ricordiamo, a tale proposito, che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, nella sentenza Winterstein v France del 2013, ha riconosciuto che i Rom non dovrebbero essere sfrattati senza adeguate sistemazioni alternative, se non in caso di forza maggiore.
La decisione presa dal Comune di affrettare i tempi e di ricorrere a soluzioni abitative provvisorie, di emergenza, è stata sollecitata dalla sentenza di condanna di alcuni Rom che ha portato di nuovo alla ribalta un episodio di due anni fa – un incidente stradale in cui morì un ragazzo fiorentino -.
Si trattò di un atto senz’altro condannabile, ma non è accettabile che ciò porti a colpevolizzare l’intera popolazione Rom che vive a Firenze, suscitando avversione nei suoi confronti. Campagne mediatiche in questo senso hanno influito sui provvedimenti del Comune e forse ne ha risentito lo stesso operato della Magistratura.
Colpevolizzare un intero popolo – il popolo Rom – per un atto compiuto da alcune persone che appartengono a quel popolo, ritenendolo così interamente composto da potenziali criminali, rischia di riportarci ai tempi di un tragico passato, quando Rom e Sinti hanno ingiustamente pagato con la perdita di numerose vite umane nei campi di sterminio.
Vi sono forze politiche che alimentano le campagne contro i Rom e poi promuovono gli sgomberi dei cosiddetti campi nomadi, con l’utilizzo delle ruspe, per cercare il consenso dell’elettorato, alimentando la guerra tra poveri e distogliendo di conseguenza l’attenzione dal venir meno dello stato sociale.
Proprio quello che sta accadendo a Firenze in questi ultimi tempi.
Chiediamo che si apra una riflessione comune su quanto qui denunciamo e che si vada ad un confronto fra le istituzioni e la rappresentanza dei Rom sulle soluzioni abitative da mettere in atto in seguito alla chiusura dei campi.
Associazione “Amalipe Romano” Amicizia Rom
Rete Antirazzista di Firenze
ERRC (European Roma Rights Centre, Org.
Gruppo Consiliare Comunale di Firenze Sinistra Progetto Comune
Redazione
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