“Conoscenza, partecipazione e libertà”: esce il nuovo ebook di perUnaltracittà

Questo libro affronta la questione della partecipazione pubblica in una prospettiva di radicale trasformazione sociale, cioè di costruzione di alternative che creino un nuovo rapporto sinergico con la natura non umana, e quindi un nuovo motore economico differente dal capitale, e nuovi rapporti sociali non alienati.

Perché la partecipazione si ponga in questa prospettiva deve essere all’altezza dei problemi da affrontare, cioè da un lato deve saper trattare delle alternative all’organizzazione economico sociale esistente, nelle loro specificazioni particolari e generali, astratte e concrete, e dall’altro deve saper discernere come si possa produrre conoscenza critica e riflessiva, e quindi antagonista, al sistema economico e sociale (spazio temporale) esistente.

Un progetto che richiede la presa di parola e l’azione da parte di tutti coloro che vogliono produrre giustizia sociale e ambientale: una partecipazione che è autogestione.

La domanda di partecipazione degli abitanti e cittadini attivi, che interpretano il patrimonio territoriale come bene comune, implica la necessità di nuove forme di democrazia partecipativa.

La tesi è che le questioni poste da questi soggetti investano direttamente le leggi di sviluppo economico spaziale e territoriale del capitale, le trasformazioni territoriali prodotte dal mercato immobiliare e finanziario, il funzionamento della pubblica amministrazione e che per trattarle è necessario attivare un progetto di ri-territorializzazione come quello avanzato dal bioregionalismo urbano, che a sua volta prefigura forme di partecipazione nuove sia per i temi trattati che per le forme organizzative innovative richieste.

La forma della libertà, come organizzazione collettiva dei processi decisionali, fondata sulla giustizia sociale e l’eguaglianza, è costituita da questioni da affrontare, quelle proprie del bio-regionalismo e della costruzione di una economia radicalmente differente da quella capitalista, e da strutture organizzative da attivare, da ispirare alle forme di autogestione proprie dei movimenti urbani autonomi.

Ma come si forma la conoscenza critica e riflessiva? Il secondo capitolo affronta il significato complesso e profondo del rapporto fra produzione della conoscenza e pratica dell’appropriazione degli abitanti del territorio (Magnaghi, 1998). A partire da una disamina della letteratura scientifica più rilevante sul tema, il testo osserva al microscopio il nucleo più nascosto della formazione della conoscenza e della nostra capacità critica e riflessiva e indaga come questa, una volta iniziata la sua formazione individuale e collettiva, si debba scontrare con il potere che ha lo scopo di svilirla, esautorarla e negarla.

Analizzeremo il regime della verità, la tensione tra oggettivo e soggettivo, la capacità riflessiva, e come i soggetti singoli e collettivi possano costruire conoscenza oggettiva a partire dal proprio punto di osservazione come abitanti del territorio. Lo scopo della giustizia sociale comporta il riconoscimento della politicità delle scelte sul territorio e richiede una serrata critica della compravendita dello spazio, della messa al lavoro dello spazio attraverso il mercato capitalistico che distrugge una vasta gamma di pratiche urbane e ostacola il diritto alla città per la maggioranza degli abitanti.

E’ necessaria una critica all’urbanistica che si propone come spazio politico del pensiero unico e così facendo contribuisce a chiudere e restringere il campo del possibile. La partecipazione deve essere tale da ampliare i confini del possibile e da costruire «la pratica dell’appropriazione all’essere umano del tempo e dello spazio, modalità superiore della libertà» (Lefebvre, 1973:160).

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Marvi Maggio, autrice