Il 20 maggio 2024 a partire dalle 9 del mattino si è tenuto un incontro fra Collettivo dei lavoratori della ex GKN, RSU della Regione Toscana ed RSU dell’ARPAT, presso le tende piantate nel giardino degli uffici della giunta della Regione Toscana al termine della manifestazione del 18 maggio (con tutta la dignità in corpo, 10.000 manifestanti).
Piantare le tende è un modo per esprimere urgenza nel chiedere ai vertici politici regionali di farsi carico immediatamente delle rivendicazioni dei lavoratori. Perché i lavoratori ex GKN sono senza stipendio da 5 mesi, e perché la riconversione ecologica delle industrie inquinanti non è più rimandabile. Deve essere una priorità della politica a tutti i livelli. E quale miglior luogo da dove iniziare ci può essere, se non uno che ha perso la sua precedente attività di produzione di semiassi, e ne può quindi ospitare una nuova, proposta dai lavoratori, cioè la re-industrializzazione per la transizione ecologica: una fabbrica socialmente integrata, in simbiosi con il territorio. Per realizzarla è necessaria una legge regionale che permetta di creare un consorzio con i Comuni, università, associazioni, start-up, cooperativa operaia, in modo da rilevare l’area e metterla a disposizione del lavoro e della creazione di un polo delle energie rinnovabili e della mobilità leggera.
Durante l’incontro i lavoratori ex GKN hanno fatto il punto sulla vertenza, ed è emerso con forza che è necessaria una soluzione urgente. La riunione ha sancito un abbraccio fra lavoratori pubblici e privati, ed è emersa la consapevolezza che i diversi livelli di governo che dichiarano che sono gli altri livelli ad essere implicati e non loro, dimenticano che di fronte ai diritti dei lavoratori e alla riconversione ecologica di industrie inquinanti siamo tutti coinvolti: come singoli, come collettività, e a maggior ragione come istituzioni della repubblica costituzionale a tutti i livelli territoriali, dal comune allo Stato. Tutte le istituzioni devono contribuire, in primo luogo la regione dove lavoriamo.
I lavoratori delle GKN si sono fatti carico di una proposta di riconversione innovativa in cui lavoro e ambiente sono in sinergia: la costruzione di un polo delle energie rinnovabili e della mobilità sostenibile. Per poterlo mettere in atto è necessario avere la disponibilità dell’area, che deve accogliere questo progetto innovativo e necessario: un modo per iniziare a contrastare il cambiamento climatico con i fatti e non più solo con le chiacchiere, agendo sulle cause e non solo sugli effetti. Le competenze solidali hanno predisposto una proposta di legge sui consorzi di sviluppo industriale, che facilita la disponibilità dell’area.
Il valore sociale contenuto nello stabilimento GKN sono le capacità produttive e ideative dei lavoratori, un valore che può essere riprodotto nel suo pieno valore sociale, prima che economico, solo con una nuova produzione davvero ecologica, che è molto distante dal greenwashing, perché è sostanziale, e non di facciata.
La Regione Toscana è chiamata in causa per la proposta di legge, di cui si deve fare sostenitrice, ma anche perché in questa vertenza si affrontano temi che riguardano la pianificazione territoriale ed urbanistica, la politica industriale e la salvaguardia ambientale, che sono gli ambiti di attività di molti di noi lavoratori della Regione Toscana e di Arpat.
Di fronte alla richiesta dei lavoratori ex GKN alla Regione Toscana di prendere in considerazione lo strumento di politica industriale pubblica da loro proposto, le RSU di Regione Toscana ed RSU di RSU Arpat,
ARPAT hanno risposto positivamente, riconoscendo che come tecnici non possono che suggerire ai vertici politici di attuare quanto proposto dai lavoratori. Per varie ragioni, fra le quali: la necessità di dare attuazione alla salvaguardia dell’ambiente e del territorio, che è contenuta in molte delle leggi regionali, ma anche statali, che ci troviamo ad applicare per lavoro, con i fatti invece che solo con parole che girano a vuoto; il fatto che ex GKN grazie ai suoi lavoratori è un bene pubblico da riprodurre, perché il patrimonio territoriale comprende persone, conoscenze e competenze di cui fanno parte a pieno titolo i lavoratori ex GKN, un patrimonio che deve essere valorizzato e riprodotto; il fatto che il piano paesaggistico della Regione Toscana, interpreta il paesaggio non come una immagine, ma come il prodotto del processo di territorializzazione, e per questo prescrive che per salvaguardare il patrimonio territoriale e i suoi valori paesaggistici, ambientali, sociali è necessario trasformare l’economia in modo radicale, in modo tale cioè da creare un rapporto co-evolutivo (e non più distruttivo) fra insediamento umano e ambiente. In questa nuova economia non c’è più posto per la speculazione immobiliare in cui si saccheggia il territorio a danno di tutta la collettività, tolti quelli che si arricchiscono a dismisura appropriandosi di beni comuni.
Il settore immobiliare come è noto produce profitti (anche e soprattutto appropriandosi della rendita urbana) molto maggiori della produzione di beni. Il settore immobiliare rappresenta oggi fino al 40% dell’attività economica dei paesi capitalistici avanzati e l’urbanizzazione è stata il mezzo per assorbire in modo lucroso, il surplus di capitale e di lavoro nel corso della storia del capitalismo.
La proprietà Agnelli dell’area FIAT di Novoli negli anni 1990 decise di dismettere e ricollocare gli impianti produttivi a Campi Bisenzio, promettendo 1000 posti di lavoro; grazie al suo potere ottenne di realizzare volumetrie ingenti nell’area dismessa di Novoli, con un guadagno immenso. Per insediare i nuovi impianti, quella che oggi è ex GKN, ha utilizzato un’area verde, ma in cambio si avevano posti di lavoro. Oggi questi posti di lavoro li mettono in discussione ma devono invece essere conservati, attraverso la riconversione da industrie nocive e inquinanti a produzione ecologica.
Vista la storia, che vede l’investimento immobiliare al primo posto nella speculazione finanziaria,
occorre preservare in tutti i modi la funzione produttiva di re-industrializzazione dell’area e impedire qualsiasi ipotesi anche lontana di speculazione immobiliare. L’area della GKN deve continuare ad essere un’area produttiva, ma con una produzione ecologica. Senza dimenticare la funzione culturale di cui l’assemblea permanente ha dato prova attraverso innumerevoli iniziative.
I lavoratori GKN hanno fatto quello che dovrebbero fare le istituzioni e la proprietà, cioè si sono fatti promotori di una proposta di uno strumento di politica industriale pubblica e di una proposta industriale, ecologica. Il collettivo propone una fabbrica socialmente integrata, in simbiosi con il territorio e una legge regionale che permetta di creare un consorzio con i Comuni, università, associazioni, start-up, cooperativa operaia che possa rilevare l’area e metterla a disposizione del lavoro, creando un polo delle energie rinnovabili e della mobilità leggera.
I lavoratori di Regione Toscana e Arpat attraverso i loro rappresentanti delle RSU, supplendo alla, speriamo momentanea, passività della politica, hanno valutato positivamente, dal punto di vista tecnico, ma anche politico e sindacale, le proposte dei lavoratori ex GKN.
I partecipanti all’incontro congiuntamente hanno chiesto al presidente della Regione e alla giunta di farsi promotori della legge regionale proposta dalla GKN e di trovare il modo di rendere l’area disponibile per ospitare questo progetto innovativo e improcrastinabile.
Nel pomeriggio una delegazione dei rappresentanti sindacali della regione è andata in Piazza del Duomo, e si è incontrata con il presidente della Regione: la delegazione ha chiesto al presidente di incontrare al più presto il Collettivo dei lavoratori di GKN e di rispondere positivamente alle loro istanze. Ha ribadito che l’area ex GKN deve diventare uno spazio che offre lavoro nella produzione ecologica. Tra l’altro in questo modo risponderebbe a quanto richiesto dal piano paesaggistico della Regione Toscana che per salvaguardare paesaggio e ambiente prescrive di attivare una economia diversa dall’attuale, capace di creare un processo co-evolutivo fra insediamenti umani e ambiente, per esempio riconvertendo le industrie inquinanti e di guerra.
Il giorno dopo l’incontro, il 21 maggio, il presidente della regione avrebbe dovuto fissare la data dell’incontro con i lavoratori GKN ma abbiamo atteso invano la convocazione del collettivo di fabbrica che era stata promessa e solo dopo molte insistenze siamo venuti a conoscenza del fatto che il presidente non ha dato la propria disponibilità.
Questo è un grande errore, politico, sociale ed economico.
Voi non potete fermate il vento, gli fate solo perdere tempo.
Questo il bellissimo post del Collettivo di Fabbrica sull’incontro:
“Questa storia non è finita finché non è finita.
Dopo il corteo del 18 – ultima tappa di 33 mesi che hanno coinvolto almeno centomila persone – ecco un altro piccolo pezzo di questa storia, di storia.
Lunedì mattina, seppur in forma simbolica attraverso le loro rappresentanze, l’abbraccio e l’incontro tra lavoratori e lavoratrici del pubblico e del privato. Con noi le Rsu della Regione Toscana e dell’Arpat, oltre che Fp Cgil, Cobas, Uil Fp e le altre organizzazioni sindacali di categoria.
Abbiamo chiesto alla Regione Toscana di prendere in considerazione uno strumento di politica industriale pubblica. Ci hanno risposto positivamente le Rsu di Arpat e Regione Toscana. Come a ribadire che la Regione Toscana sono prima di tutto i suoi lavoratori e lavoratrici. Che avrebbero potuto nascondersi, legittimamente, dietro al fatto che “non sta a loro”, che “loro” come tutte e tutti noi “hanno già i propri problemi a cui pensare”.
E invece no, le lavoratrici e i lavoratori del settore pubblico prendono in carica la nostra vicenda, in carica Gkn come bene pubblico da preservare, il concetto di territorio come complesso delle persone e delle competenze che lo compongono. Sono classe dirigente dal basso.
Lo fanno per idealità? Sicuramente, anche.
Lo fanno anche perché sanno di farsi un favore, di difendere prima di tutto se stesse e se stessi. La nostra vicenda, quella che intreccia urbanistica, politica industriale, salvaguardia ambientale, chiama pesantemente in causa lo stato della macchina pubblica: uffici sotto personale, competenze non curate e disperse, tagli.
Delle istituzioni che professano impotenza, non hanno bisogno di una macchina pubblica efficiente. E l’efficienza di una macchina pubblica invece la fanno i salari, i diritti, le assunzioni che la sorreggono”.
Marvi Maggio
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