Domenica 26 settembre 2021 si è tenuta l’iniziativa Progetti di Autorecupero e Cerimonia del Premio Lorenzo Bargellini II edizione 2020 organizzata dall’Associazione “Un Tetto sulla Testa”, il Comitato promotore e la Commissione giudicatrice del Premio, grazie all’ospitalità della Casa del Popolo di Castello.
La necessità di riportare all’attenzione della città questi progetti con il loro valore politico e umano, è stata la scintilla per ritrovarsi insieme, persone molte diverse legate da un pensiero comune su come le questioni fondamentali, a partire proprio da quella della casa e dell’abitare, dovrebbero essere affrontate dalle istituzioni e dagli stessi cittadini.
Quello che si è respirato è stato un sentimento comune, una traccia indelebile segnata da Lorenzo dove dentro abbiamo trovato riparo dalle intemperie: nonostante la forte pioggia, la partecipazione è stata alta e le voci sono state più forti del rumore attorno. Tanta la commozione quanta la determinazione che è emersa nei vari interventi che si sono succeduti: al centro la storia e la realizzazione di questi progetti – di cui hanno parlato Jean-Pierre del Rio, presidente dell’ Associazione “Un Tetto sulla Testa”, nata dal Movimento di Lotta per la Casa, e Alessandro Tassi di Fondazione Banca Etica – l’ancora irrisolta questione della residenza anagrafica – affrontata da Beppe Cazzato – le motivazioni del Premio e Rita Ciccaglione, vincitrice dell’ultima edizione 2020, che fino a questo momento, per la pandemia, non avevamo ancora potuto ascoltare.
Quando Rita arriva a destinazione viene accolta da compagne e compagni, i soci e auto-recuperanti, e da una torma di bambini festosi che la tirano da ogni parte e che le fanno domande senza sosta. Composite nubi nere si addensano all’orizzonte e non fanno presagire niente di buono. Ma il clima dentro al circolo è allegro e festoso e tale resterà per tutto il tempo della manifestazione.
Mentre i preparativi della cena vanno avanti, a Rita vengono raccontate alcuni fondamentali aspetti sul contesto e sullo straordinario lavoro fatto, a partire dagli anni ’90, dalle occupazioni fino al riconoscimento del diritto alla casa e alla possibilità sperimentale di autorecupero dei due immobili pubblici interessati, restituiti alla cittadinanza e salvati dalla svendita. Più tardi, le verrà spiegato da Massimo, socio e auto-recuperante, che uno degli appartamenti, ora ristrutturato dell’ex Asilo Ritter, era occupato proprio da Lorenzo, e che Lorenzo per primo aveva lottato con tutte le sue forze perché i progetti andassero in porto.
Nel frattempo, con ancora la pioggia che batte forte, il pubblico ha visto radunarsi altre persone, tra cui Ornella De Zordo del laboratorio politico perUnaltracittà, Massimo Colombo della Fondazione Michelucci, molti garanti esterni dei progetti, il consigliere Dimitri Palagi, il giornalista Cristiano Lucchi… e ci sono i membri del Comitato promotore e della Commissione del Premio, oltre ovviamente ai protagonisti dell’autorecupero. E tanti i saluti che arrivano, a partire da quelli della giornalista Stefania Valbonesi, di Tommaso Grassi e Maurizio De Zordo.
Le nubi non si diradano e quando arriva il momento di parlare, Sabrina predispone un primo ordine degli interventi, invitando tutte e tutti a intervenire, e precisa ulteriormente il significato della cerimonia. Si prende posto e Rita espone con ricchezza di particolari la ricerca di cui si è occupata per molti mesi nel contesto disastrato dell’Aquila dopo il terremoto. Racconta di come il tessuto urbano e sociale sia stato stravolto prima dal terremoto e, poi, dagli interventi sconsiderati del Governo Berlusconi e del suo commissario, preoccupati solo di creare una macchina che alimentasse un capitalismo tanto selvaggio quanto irresponsabile. L’Aquila decentrata, spodestata dei suoi beni fondamentali diventa un grande anello periferico in cui le identità sono spezzate e i cittadini perduti, smarriti, disanimati. In questo quadro un drappello di giovanissimi decide di infrangere le barriere e comincia a riprendersi il centro storico per creare occasioni d’incontro, di confronto e di produzione. Parlano, suonano, dipingono grandi murales, occupano temporaneamente case da ricostruire, e sfidano quelle ordinanze e divieti in quanto strumenti di allontanamento delle persone dalla loro città e dalla loro vita collettiva. È solo un segnale in controtendenza e importante. Rita vive con quei giovani, partecipa alle loro assemblee, scava nelle loro motivazioni.
A più riprese scrosci di pioggia, raffiche di vento, tuoni e fulmini… Ma tutti restano incollati alle loro sedie e gli occhi continuano a seguire i discorsi.
Rita è stata premiata da Donato, fratello di Lorenzo, e da tutti con una collana di ossidiana, dietro alla quale una piccola incisione: ‘Premio Lorenzo Bargellini a Rita Ciccaglione’. Oltre al Premio, che già lo scorso 4 giugno le era stato comunque fatto arrivare, nonostante l’impossibilità di incontrarci. Corrado ricorda a tutti le motivazioni del Premio. Numerose le tesi che sono state esaminate: lungo, ma piacevole l’esame approfondito di ciascuna. Si dice sorpreso del numero di giovani studiosi che, con passione e competenza, lavorano per stabilire nuove letture e narrazioni alternative di processi complessi e troppo spesso lasciati in ombra. Richiama le ragioni che hanno portato la Commissione a convergere sulla studio di Rita e chiarisce i criteri che hanno supportato le menzioni di merito per le altre tre tesi di Verena Lenna, Roberta Pacelli e Giacomo Pozzi.
L’ex-Asilo Ritter è qui accanto, l’ex-Bice Cameo dall’altra parte della città. Ce la stiamo facendo. Ancora qualche lacrima, applausi. Gli occhi che si incontrano.
La serata si conclude con un bellissimo momento di convivialità.
L’Associazione Un Tetto sulla Testa, Il Comitato promotore e la Commissione del Premio