Di KEU non si muore, o forse sì

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Dormono, dormono sulla collina. Ma non è una collina: è un cavalcaferrovia costruito nel 2019 per realizzare il nuovo percorso della 429, la strada che collega Empoli a Siena, per spostare il traffico pesante lontano dalle abitazioni. A dormire invece sono oltre 8.000 tonnellate di KEU non conforme, una sostanza derivante dal trattamento ad alte temperature degli scarti conciari, contenente cromo ed altre sostanze tossiche e persistenti: se opportunamente trattato, il KEU potrebbe essere correttamente usato per i sottofondi stradali, sostengono alcuni. Ma non è questo il caso, e chi non dorme più è chi vive a poca distanza da quella discarica illegale e non ha nemmeno l’allaccio all’acquedotto comunale.

Ma non temete, ci ripetono da mesi amministrazioni locali e regionali: non è niente, sono solo 4.000 metri cubi, 200 metri di lunghezza, adesso abbiamo realizzato un cappottino in pvc per l’inverno per la messa in sicurezza temporanea, e se poi, da ulteriori indagini, si renderà necessario smantellare il V lotto della 429 – il tratto incriminato, inaugurato nel 2019, dopo una lunga vicenda di commissariamento che da sola varrebbe la pena di scrivere un altro articolo, e costato oltre 10 milioni di euro -, lo faremo. A spese di chi? Provate a indovinare. Per fortuna le falde acquifere non sono ancora state contaminate. E meno male.

Quelle oltre 8.000 tonnellate di KEU non conforme giacciono dormienti da marzo 2019, da quando cioè sono state scaricate, in circa 200 camionate, nel cantiere della ditta Cantini srl, impresa che secondo la Direzione distrettuale antimafia di Firenze, che si sta occupando dell’indagine KEU, sarebbe controllata dalla cosca Gallace/Arena, alleata a quella di Grande Aracri. Per quest’ultima sarebbero stati invece a disposizione Francesco Lerose con figlio e moglie, che negli impianti di riciclaggio inerti gestiti dalla famiglia a Pontedera, in provincia di Pisa, e a Bucine, in provincia di Arezzo, avrebbero accettato materiale certificato come KEU (con il Codice Europeo dei Rifiuti 190112), ben sapendo che in realtà non era affatto inerte e che anzi avrebbe potuto rilasciare sostanze tossiche nell’ambiente.

Ma da dove arriva il KEU non conforme? Questa sostanza è prodotta fin dal 2001 dall’impianto Ecoespanso, che dal 2014 è gestito dal Consorzio Aquarno. Al centro dell’inchiesta in effetti sono finiti i vertici del consorzio, ed in particolare Lorenzo Mancini, presidente del Consiglio d’Amministrazione. In una intercettazione telefonica del luglio 2018, riportata in un articolo a firma di Giorgio Meletti e Nello Trocchia uscito il 12 maggio del 2021 sul quotidiano “Domani”, Mancini si lamenta con Giulia Deidda, sindaca di Santa Croce sull’Arno – anche lei indagata -, dei controlli effettuati da Arpat che contestano l’utilizzo come riempimento stradale del materiale classificato come KEU: rilascia troppe sostanze tossiche, dovrebbe essere smaltito nelle discariche per rifiuti speciali, ad un prezzo però molto maggiore rispetto a quello praticato dai malavitosi. “Che palle”, dice Mancini con parole in verità più volgari, “è vent’anni che lo fanno e nessuno ha mai detto nulla”, e poi fa un riferimento “a quella cosa” dell’economia circolare di Rossi (Enrico, il precedente presidente della regione Toscana), economia circolare di cui il distretto conciario, di cui il distretto conciario di Santa Croce sull’Arno vanta numerose certificazioni ma che evidentemente non si riesce a realizzare – se per motivi tecnici, politici, economici o se per tutti questi insieme, resta da capire.

Di fatto trattare il KEU non conforme come rifiuto non pericoloso e gettarlo un po’ ovunque senza controllo, ha comportato un risparmio per gli imprenditori conciari stimato dagli inquirenti tra un minimo di oltre 6 milioni di euro ed un massimo di oltre 24 milioni di euro tra il 2012 e il 2018. L’Arpat ha segnalato irregolarità a partire dal 2018, e l’ordinanza del Giudice per le Indagini preliminari ha individuato 8 siti nei quali sarebbero stati nascosti illegalmente un quantitativo totale di oltre 40.000 tonnellate di KEU non conforme, ovvero, oltre ad Empoli: 7.000 tonnellate nei terreni della società agricola “I lecci” a Peccioli, un quantitativo non determinato lungo i lavori per un tratto di acquedotto a Crespina Lorenzana, circa 3300 metri cubi a Massarosa, al Green Park [sic] di Pontedera, nel cantiere ex-Vacis di Pisa (sul quale il 7 luglio scorso è stato inaugurato un Bricoman, senza che si sia fatto alcun minimo accenno alla presenza di materiale tossico interrato), un quantitavo sconosciuto a Castelfalfi (Montaione), e oltre un migliaio di tonnellate nell’aeroporto militare di Pisa. Tuttavia sulla Nazione a fine ottobre è comparso un articolo in cui si fa riferimento ormai a ben 13 siti contaminati, comprendenti anche Bucine (Arezzo). Allora quante sono in realtà le migliaia di tonnellate di KEU non conforme sparse per tutta la Toscana? L’affidamento ai Lerose della gestione commerciale del KEU comincia infatti nel settembre 2012 (anno che gli inquirenti individuano come l’inizio degli illeciti), quando il KEU è stato venduto “a imprese che li impiegano nel cantiere Tav e nel rifacimento dell’autostrada A1 nel tratto appenninico tosco-emiliano”, come si legge su Arpat News del 30 maggio 2013.

C’è ancora molto da scavare, cara vecchia talpa. Noi dell’Assemblea Permanente No KEU, costituitasi all’indomani delle prime risultanze delle indagini, ci auguriamo che venga fatto bene, e presto. Perché è vero che le falde acquifere lungo il nuovo tratto della 429 al momento non risultano contaminate, e sono periodicamente controllate dall’Arpat, ma è anche vero, come ha scritto il collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo, che di rifiuti conciari se ne intende – visto che ne ha scaricati a migliaia di tonnellate sotto forma di fanghi tossici negli anni Novanta in Campania -, che devono passare decenni prima che le falde possano contaminarsi.

È giunta l’ora che le fabbriche si assumano il costo dei rifiuti che hanno esternalizzato alle generazioni future in cambio di qualche milione di euro risparmiato in un contesto di profitti miliardari: non è più sostenibile il ricatto occupazionale di migliaia di operai, chimici e impiegati di un settore che è considerato il fiore all’occhiello dell’artigianato toscano, capace di attrarre grandi compratori esteri, ma con un impatto ambientale insostenibile a valle e a monte del processo conciario. La politica deve avere il coraggio di disegnare un futuro diverso, in cui la tutela del lavoro non possa non accompagnarsi a quella dell’ambiente e della salute. Quanti morti per tumore dovremo vedere agonizzare lentamente prima che questa spirale perversa venga arrestata?

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Ricercatrice specializzata in storia dell'ebraismo in Italia. È stata consigliera comunale nel Comune di Empoli ed è portavoce dell'Assemblea Permanente NO KEU

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