Nardella, la ruota e Montesquieu

Firenze. La ruota panoramica fa ancora discutere.

La mancata autorizzazione della Soprintendenza alla proroga di 45 giorni fa saltare la mosca al naso al sindaco Nardella. Che dà in escandescenze minacciando di «andare avanti» fino a Roma per avere giustizia direttamente dai ministri della Cultura e delle Infrastrutture.

Il quesito che oggi giunge da Palazzo Vecchio – «Chi deve governare le città, i sindaci eletti o altre persone che non rispondono ai cittadini ma a se stesse?» – rivela il concetto, un po’ confuso, che Nardella ha della complessità democratica. Ha mai il sindaco («eletto», ci mancherebbe che fosse nominato dal potere centrale) sentito parlare di pluralismo democratico? Ha mai sentito parlare di Montesquieu e del suo Lo spirito delle leggi (1748) nel quale è formulato il principio della separazione del potere sovrano tra più soggetti, per prevenire abusi di potere, distorsioni democratiche e corruzione nel governo della cosa pubblica?

Ha mai il sindaco sentito parlare di tutela dei beni culturali e del paesaggio che la Costituzione pone tra i principi fondamentali dello Stato, e che, nell’architettura politico-istituzionale, è in capo al ministero della Cultura e cioè al Soprintendente?

Si teme che le odierne affermazioni di Nardella, insieme alla richiesta del terzo mandato e alla reiterata istanza di conferimento di «maggiori poteri ai sindaci», siano frutto di un immaginario menomato, da decisori che devono rispondere ai soli padroni del vapore.