Al vertice di Madrid, la Nato approva il più importante rafforzamento delle proprie capacità dalla fine della guerra fredda e porterà le forze militari a oltre 300 mila unità. Così afferma il segretario generale Nato Jens Stoltenberg nella conferenza stampa di presentazione del vertice di Madrid. Può argomentare queste affermazioni?
Penso che la questione sia che questa è addirittura la conclusione cioè l’aumento delle armi, dell’armamento, e l’argomento scottante compreso – è bene sottolinearlo – quello dell’armamentario nucleare. Il punto di partenza, in qualche modo è ancora più grave. Perché da un certo punto di vista salta un’ipocrisia cioè noi che siamo contro la Nato abbiamo detto che non è vero che la Nato e un’alleanza euroatlantica, ma in realtà la Nato è un’alleanza militare mondiale. L’Occidente contro il resto del mondo. E diciamo così: il documento strategico appunto 2022 definisce chiaramente questo, perché ovviamente dice che la Russia è il nemico principale con cui c’è uno scontro, con un’affermazione proprio di rottura totale. Ma a parte questo vi è la gravità di questo documento. Non mi risulta che altri documenti della Nato avessero affrontato questo tema. E hanno individuato come secondo nemico la Cina. La Cina non è in Europa. Eppure viene individuata come secondo nemico. Viene detto che la Cina, con la sua politica, minaccia – testuali parole – gli interessi, la sovranità e i valori della Nato: quindi la Cina è considerata il secondo nemico. Ovviamente vengono elencati poi gli stati nemici classici (Iran, Corea eccetera) e si definisce un impegno militare della Nato in vaste zone del mondo, come il Sahel e il Medio Oriente e l’Indocina. Ritorna in campo l’Indocina. Dall’epoca del Vietnam non sento più parlare dell’Indocina. Quindi il punto più grave, secondo me, è passato probabilmente sotto silenzio perché viviamo travolti da una propaganda guerrafondaia è che la Nato con questo documento non solo ha deciso di rafforzare il conflitto con la Russia, ma ha assunto una dimensione di conflitto mondiale cioè la Nato è in guerra con tre quarti del mondo, il mondo dei Brics, poi vi è un elenco vario, è un manifesto ideologico: i nostri valori e i loro. Noi siamo la democrazia, voi siete le dittature: è un documento di guerra al resto del mondo, dall’Occidente al resto del mondo ed è di una gravità inaudita perché, ripeto, saltano un po’ di attenuazioni, di ipocrisie che si erano tenute nel passato. La Nato non è più euroatlantica anche se i suoi aderenti si chiamano euroatlantici, ma è un’alleanza militare mondiale che sfida il mondo. Questa è la verità ed è questo l’aspetto gravissimo dal punto di vista militare – cioè il riarmo di massa che propone e la convinzione profonda che l’arma nucleare sia uno strumento di pace. Tra l’altro vi è una frase che fa venire i brividi. Perché a un certo punto nel documento, la Nato dice che per quanto riguarda l’uso dell’arma nucleare, per le sue previsioni, vi sia un uso remoto, e sottolineo remoto. Remoto e non escluso. Cioè remoto è già un termine che riguarda anche la vicinanza: vuol dire distanza. Non è tanto vicino, ma non è fuori dalle nostre distanze, dalle nostre dimensioni. Il vertice Nato: un vertice gravissimo e pericolosissimo nel quale si è scatenata tutta la belva guerrafondaia. Prendendo, a questo punto, voglio dirlo esplicitamente, a pretesto la guerra in Ucraina, perché io non credo che si costruisca così come è vero e giusto dire che Putin non ha sicuramente deciso negli ultimi giorni di fare la guerra all’Ucraina e quindi sussiste un progetto politico e militare che viene da lontano almeno dal 2014 da quando è scoppiata la guerra nel Donbass. Però è altrettanto vero che un progetto così profondo di riarmo mondiale contro il resto del mondo non si inventa in pochi minuti. Vuol dire che la Nato lo meditava da tempo e vuol dire che siamo appunto di fronte a un progetto di grande guerra e di confronto e dominio mondiale che noi dobbiamo contrastare. Questo è il mondo occidentale, capitalistico, “bianco”, che con un linguaggio da epoca coloniale ottocentesca, “noi siamo la civiltà e portiamo la civiltà nel mondo”, si arma contro il resto dell’umanità. Questo è di una gravità assoluta.
A dare la linea di quella che sarà l’Alleanza atlantica del futuro, nel pieno della crisi in corso a causa della guerra in Ucraina, il segretario generale Stoltenberg ha posto l’entità del rafforzamento a est. A contare non sono solo l’aumento delle forze militari, ma la modifica dell’intera postura di difesa e deterrenza, ossia come la Nato intende usare uomini e mezzi per garantire l’espansione del patto Atlantico. Purtroppo per il popolo della pace e per l’intera umanità, alla Nato del futuro servono nuovi investimenti. Il bilancio dovrebbe quasi raddoppiare. Non cambia la mentalità della guerra fredda di creare nemici e impegnarsi in conflitti sul campo?
Alla Nato del futuro servono nuovi investimenti a bilancio. Dovrebbe quasi raddoppiare la spesa globale militare, dunque non cambia la mentalità della guerra fredda di creare nemici e impegnarsi in conflitti sul campo. Direi che siamo oltre la guerra fredda perché questo vertice si sta talmente ingrandendo, è una minaccia di guerra a tutto il mondo ed è un impegno di guerra diretta verso la Russia cioè noi siamo in guerra e in questo momento, combattono formalmente solo l’Ucraina contro la Russia, ma con una quantità enorme di armi e anche di consiglieri e di aiuti, non sono solo armi sono guerriglieri e consiglieri. La Nato è in guerra contro la Russia e d’altra parte il ministro della difesa di Stato maggiore delle Forze Armate della Gran Bretagna che si chiama Sanders esattamente come il senatore socialista americano che ha lo stesso nome ma non credo che abbia le stesse intenzioni e posizioni. Sanders ha dichiarato che bisogna prepararsi a mandare i soldati contro la Russia quindi noi siamo ancora dentro un meccanismo di escalation militare che va avanti e che viene alimentato e che si alimenta su sé stesso e di cui la prima vittima attualmente è l’Europa. In tutte le sue forme: Europa come Russia, Ucraina, come Unione Europea, Francia, Germania e così via. L’Europa è uscita dall’Europa come Unione Europea. Francia e Germania paesi dove vi è il dominio totale in questa situazione, sia quello dei paesi con governi di destra e di estrema destra è bene ricordarlo guerrafondai, hanno trascinato con sé tutti gli altri e quindi è una spinta propulsiva. E trovo un po’ ridicolo che si può dire però l’altra Europa più riflessiva di Macron e poi ci mettono sempre Draghi anche se non è vero perché in realtà è un paracarro degli Stati Uniti dentro l’Unione Europea. Ma la verità è che l’Europa che pensava di dialogare con la Russia non conta nulla e di fatto è dentro il campo militare. Già sussiste il vertice del G7 per altro che è una specie di sindacato di controllo della Nato. È bene ricordarsi che la Nato è fatta un po’ a scatole cinesi. È una matrioska fondamentale: ci sono gli Stati Uniti la matrioska al centro di tutto e sono loro che comandano. Poi un’altra matrioska un po’ più grande a turno che è il G7 e dopo la Nato che è diciamo così è il terzo livello e poi dopo ci sono altri paesi di confine, come l’Ucraina che sono aggregati alla Nato e sono un quarto livello anche se non sono formalmente della Nato, ma ormai ne fanno parte. Quindi al centro il nocciolo duro sono i potenti, gli Usa che comandano e che poi riuniscono il G7 che prende e impone decisioni alla Nato: tutto il resto non conta. In seguito, vi sono appunto i governi che vogliono fare di più, i polacchi e la Gran Bretagna. È il modello di governance della Nato e quindi dentro questo modello di governance è evidente che la decisione di fondo, che è stata presa, è quella di mandare avanti la guerra. La parola pace è stata abolita. La parola pace nel vocabolario della Nato e nel vocabolario dell’Unione Europea non esiste. La parola ultima, in questo momento, è vincere la guerra. Questa posizione ci sembrava la posizione di Johnson, del primo ministro polacco, ovviamente di Zelensky: vincere la guerra è diventata la posizione di tutti. Questa è la verità quindi poi ogni tanto Macron per ragioni interne elettorali dice che non bisogna umiliare Putin, ma la verità è che la pratica concreta in corso è quella di spingere ora la guerra, la guerra all’infinito e aumentare l’escalation e negare le trattative. Sottolineo che il G7 prima ci ha detto esplicitamente che non ci sono trattative e negoziati in questo momento da fare, ma solo la guerra, solo la guerra per cercare di sconfiggere la Russia. Quindi io credo che noi dobbiamo dire la cosa più semplice e più brutta: l’Italia è in guerra, siamo in guerra, siamo in guerra assieme alla Nato e chi si oppone alla guerra deve sapere che si oppone al fatto che il suo paese è in guerra.
Lei ritiene, alla luce delle tante manifestazioni e iniziative del popolo pacifista, che si possa finalmente affermare, anche a livello politico, il concetto di pace come presupposto della giustizia sociale?
Sì ma bisogna fare delle scelte nette, perché altrimenti ci giriamo troppo intorno e non si può diventare pacifisti quando si tratta di prendere i voti e poi stare con i governi guerrafondai. Non è questo. Non si può fare. È necessaria una coerenza pacifista. Dico questo perché oggi abbiamo una maggioranza politica guerrafondaia che va da Draghi a Letta fino a Giorgia Meloni passando per Leu, per Salvini e per Berlusconi. Penso che questa sia una grande discriminante: ossia considero ridicolo e dannoso che ci siano persone che si dicevano e dichiaravano pacifisti e che poi magari sul piano politico finiscono per allearsi con il partito della Nato e della Confindustria che oggi è il Partito Democratico o che comunque diano un sostegno diretto e indiretto dal governo Draghi. È una discriminante politica. Il partito della Pace esiste se appunto in politica non si fanno trasformismi perché altrimenti non è il partito della Pace è un partito trasformista che usa la parola pace perché ogni tanto serve perché la maggioranza degli italiani è contro la guerra. Però il partito della Pace oggi ancora non l’ho visto. Non esiste. Questa è la verità. Noi siamo di fronte a una crisi profondissima della nostra democrazia. Perché quando noi abbiamo il 55- 60% degli italiani che dicono di essere contro la guerra, contro il coinvolgimento dell’Italia in guerra, e sono contrari all’invio di armi, e abbiamo invece il 95% del Parlamento che vota per continuare la guerra – perché di questo si tratta – noi siamo di fronte a una crisi enorme di democrazia. O questo 55 per cento trova una sua rappresentanza contro il 95, oppure questo 55 non porterà a niente e sarà imbrogliato.
Nonostante la costante propaganda di guerra e la narrativa di paura a favore dell’ingresso nella Nato, domenica 26 giugno 2022, migliaia di attivisti pacifisti e persone di varia estrazione e appartenenza politica hanno manifestato per la pace attraversando la capitale spagnola Madrid. Oltre all’opposizione alla Nato, si protestava con cartelli su cui era scritto “Basta spese militari: soldi a scuole e ospedali”. “Non paghiamo le tasse per le guerre Nato”. Questa è una netta dimostrazione contro ogni tipo di violenza e una ferma risposta della popolazione al vertice Nato che si è tenuto a Madrid dal 28 al 30 giugno 2022?
Sì certo è stata una manifestazione importante e sottolineo che una settimana prima sempre a Madrid vi è stata un’enorme manifestazione contro la strage criminale di Melilla dove sono stati massacrati dalla polizia marocchina e da quella spagnola, decine e decine di migranti e qui siamo a un punto centrale. Cioè non vi è dubbio che la lotta per la pace è una lotta per mettere in discussione proprio quei disvalori e principi su cui invece si sta facendo la guerra. Voglio sottolineare questo aspetto. Noi siamo in guerra e stiamo trasformando l’Europa in una fortezza guerrafondaia.
L’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato è una gravissima infamia ai danni del popolo curdo.
Noi siamo in guerra e stiamo trasformando l’Europa in una fortezza guerrafondaia che non solo fa la guerra verso l’esterno ai nemici come la Russia, ma fa la guerra ai migranti e fa la guerra agli altri popoli perché noi non possiamo dimenticare l’accordo infame tra Turchia, Finlandia, Svezia di cui sono tutti corresponsabili. Tutti. Ho visto la scena vergognosa di Draghi che di fronte a una giornalista che gli faceva la domanda e gli chiedeva “lei cosa penso dell’accordo” è scappato e non ha risposto. Ha fatto una cosa proprio, come si dice, da finanziere che non vuole parlare e qui c’è un accordo infame per cui un popolo, quello Curdo, è stato consegnato al suo aguzzino Erdogan in cambio del fatto che Svezia e Finlandia entrano e si riarmano e fanno la guerra e partecipano alla guerra in Russia. Cosa esiste di più infame di questo? anzi di altrettanto infame c’è l’accordo del socialista Sanchez del governo di sinistra che ha portato alla strage di Melilla. Perché è bene ricordare che Melilla è retaggio del colonialismo europeo in Africa. È bene ricordare che il Marocco con Erdogan, con i tagliagole libici e per conto nostro, fanno il lavoro sporco di assassinare i migranti. Il Marocco aveva un contenzioso aperto con la Spagna, in quanto la Spagna fino adesso aveva dato copertura e aiuto al popolo Sahrawi che è un popolo oppresso dal Marocco, sono i curdi del Marocco. Sono un popolo a cui è stata portata via la terra. Sono un po’ i palestinesi del Marocco, i curdi del Marocco. E allora il Marocco aveva fatto capire alla Spagna che se avesse continuato a sostenere il popolo saharawi non avrebbe più fatto il cane da guardia alle frontiere e quindi il governo spagnolo, l’infame governo spagnolo, ha sottoscritto un accordo come hanno fatto Finlandia e Svezia, in cui sostanzialmente ha abbandonato il popolo saharawi ai marocchini e in cambio i marocchini fanno quello che vediamo in televisione massacrano i migranti per conto degli Spagnoli. Voglio chiedere davvero se questa è una Europa da difendere o è un Europa da cancellare. Questa è una infamia. Questa è un’Europa che non ha stabilito dei valori di democrazia. Ma che ha ormai stabilito e imposto il fascismo alle sue frontiere. Perché sostanzialmente fascismo e razzismo comandano adesso alle frontiere in Polonia; si accolgono gli ucraini, ma tutti i popoli che hanno la pelle scura vengono abbandonati e ricacciati indietro. Vedi, siamo di fronte, ripeto, a un meccanismo generale di corruzione dei valori e della democrazia europea e tutte le manifestazioni che ci sono state come quella del 26 giugno 2022 non a caso sono manifestazioni che mettono assieme tutto: migranti, la difesa dei diritti dello Stato Sociale, no al riarmo, no alla guerra perché siamo senza una posizione di carattere complessivo a questo regime euroatlantico come si definisce. Questo regime euroatlantico è il nostro nemico e noi lo dobbiamo contrastare.
Cremaschi, quali sono i risultati del controvertice Nato a Madrid?
Ci sono stati due controvertice prima a Bruxelles mosso da alcune istanze di sinistra e poi un altro a Madrid: i risultati sono di mobilitazione. Ho già detto prima: bisogna costruire ancora un vero fronte e non bisogna dimenticare che ci sono anche divisioni di quello che una volta era il movimento attivista che nel 2003 e 2004 era in piazza contro le guerre in Iraq e Afghanistan. Attualmente non esiste un movimento di quella dimensione, non è paragonabile. Non bisogna dimenticare che esiste una parte della sinistra, almeno di quella che si chiama sinistra, che fa la guerra, sono governi socialdemocratici quelli che hanno venduto i saharawi. Sono governi di sinistra quelli che hanno venduto i curdi. C’è uno spostamento a destra reazionario dell’asse politico, diciamo così dell’Europa, che arriva a toccare anche parti di quelle che erano le retrovie dei movimenti. Quindi l’impegno oggi a costruire il movimento per la pace significa partire da una posizione che almeno nei palazzi del potere è di netta minoranza e bisogna averne concezione.
Chi rappresenta gli italiani al vertice Nato?
Il peggio dell’Italia è rappresentato dal peggiore che per me è Draghi. Quindi penso che dobbiamo costruire un autunno contro la guerra e contro Draghi.
Esistono controproposte unitarie a livello europeo?
Sono state fatte. Ci sono stati appelli, soprattutto all’inizio, quando sembrava che ci fosse una fase di trattativa verso marzo-aprile. Sono usciti appelli di Podemos e di una parte, non tutta, delle forze di sinistra Europea per il negoziato e per la pace. Devo dire onestamente che in questo momento, con questa recrudescenza della guerra, con questa intensificazione della guerra, queste proposte sono state travolte.
Il Disarmo nucleare, attraverso la ratifica del trattato TPNW di cui si è discusso ultimamente alla conferenza internazionale di Vienna, può essere un punto fondamentale per accelerare la fine della Nato?
La Nato con il documento di strategia 2022 dice esattamente che il nucleare è uno dei pilastri, uno dei pilastri portanti della Nato. Si dice che ci sono tre tipi di pilastri della guerra Nato che sono il riarmo convenzionale, l’armamento nucleare, e la guerra cibernetica e informatica. La Nato intende investire su tutti e tre i fronti: guerra nucleare, guerra convenzionale, e guerra informatico-cibernetica. Anche su questo però voglio sottolineare una cosa: il voto in Italia del Parlamento. Il Parlamento che, invitato a partecipare alla conferenza per la proibizione delle armi nucleari a Vienna, non si è presentato. Il governo italiano sta installando bombe nucleari, credo che noi dobbiamo sottolineare la gravità e la criminalità del governo Draghi. Un governo di guerra che sta portando l’Italia per la prima volta dal 1945 verso una guerra mondiale.
Ma come facciamo in Italia a raggiungere i risultati delle ultime elezioni francesi dove la sinistra quella vera, quella autentica ha ottenuto ottimi risultati? È prevista qualcosa del genere qui in Italia?
Presto faremo una prima assemblea con varie forze. È necessario investire sempre in forze alternative. Io credo che la guerra definisca un gigantesco spartiacque. Chi è per la guerra sta di là, chi è contro la guerra sta di qua. È necessario compattare le forze contro la guerra. Credo che questo sia un lavoro essenziale. La Francia ci lavora da circa una decina di anni e noi è chiaro che non possiamo certo pensare di recuperare i nostri disastrosi ritardi. Però bisogna mettere in moto un percorso. Credo che lo dobbiamo fare adesso. Se non ora quando? Come si dice.
Redazione
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