Come non fare niente di Jenny Odell

Per chi soffre o soffrirà del disturbo post-traumatico da elezioni, c’è un libro che può essere utile. Non è un manuale di autoaiuto per il dopo 25 settembre, ma un libro attivista, anticapitalista: Come non fare niente di Jenny Odell, visual artist versatile e docente alla Stanford University, è stata “artist in residence” nella famosa discarica zero waste di San Francisco e le sue opere sono esposte in tutto il mondo. Il libro è stato scritto nel 2017, poco tempo dopo l’insediamento di Trump ‘Ero ancora scioccata dalle elezioni e, come molti altri artisti che conoscevo, avevo difficoltà a fare qualsiasi cosa’.

E ‘come un cervo che va verso il sale da leccare o una capra che si inerpica su per una collina’ dopo l’elezione di Trump, cominciò ad andare ogni giorno al Rose Garden, un giardino di Oakland in California, uno spazio pubblico non commerciale a cinque minuti da dove lei abita. ‘Giardino splendido versus mondo terrificante’, non era altro che una necessaria tecnica di sopravvivenza. Riconobbi la stessa sensazione in un passaggio di Gilles Deleuze in Pourparler:

Siamo pervasi di parole inutili, di una quantità folle di parole e di immagini. La stupidità non è mai muta né cieca. Il problema non è più quello di fare in modo che la gente si esprima, ma di procurare loro degli interstizi di solitudine e di silenzio a partire dai quali avranno finalmente qualcosa da dire. Le forze della repressione non impediscono alla gente di esprimersi, al contrario la costringono a farlo. Che sollievo non aver nulla da dire, il sacrosanto diritto di non aver niente da dire: è questa la sola condizione perché si formi qualcosa di raro o di rarefatto che meriti, per poco che sia, d’esser detto.”

La funzione del niente -del non dire nulla- è quella di precedere il fatto di avere qualcosa da dire’.

Ma non è un invito a darsi al giardinaggio zen, per quelli di sinistra! E’ un libro complesso, interessante, da leggere, senza farsi scoraggiare dalla copertina floreale o dal fatto che sia consigliato da Obama.  Sono più di 200 pagine ricche di spunti, da Diogene, al nostro Bifo, a Donna Haraway, passando per i pellicani, per il deep listening, per il bird noticing, per Fukuoka e l’agricoltura del non fare (La rivoluzione del filo di paglia), per il bioregionalismo.

L’economia dell’attenzione è fra i bersagli preferiti dall’autrice, è vista come uno strattagemma funzionale al neoliberismo, per aumentare la produttività, in un sistema in cui anche l’attenzione viene monetizzata.

‘ Il neoliberismo ama la consapevolezza[…]La mindfulness trasforma chi la pratica in un lavoratore attivo maniacale, con un compito tutto nuovo da svolgere sia a lavoro che a casa: rimanere calmo’  (T.Morton, Humankind, Nero, Roma 2022)

‘ Non sto invitando nessuno a smettere completamente di fare. In realtà penso che ‘ non fare niente’- nel senso di rifiutare la produttività e fermarsi ad ascoltare-richieda un processo attivo di ascolto in grado di scovare gli effetti delle ingiustizie razziali, ambientali ed economiche e di mettere in atto il vero cambiamento’.

Jenny Odell, Come non fare niente, Hoepli, Milano 2021, pp.248, € 19,90