Avanti Popolo! Parola di J.L. Mélenchon

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Di ritorno dall’Italia. Da Roma, eterna quintessenza del meglio. Una giornata e mezzo di azioni politiche puntuali, concentrate su un unico obiettivo: bucare quella cortina di invisibilità che nasconde i nostri amici dell’Unione Popolare in Italia.

Fra una cosa e l’altra, ho pure saldato un conto: ho messo fine alla leggenda secondo cui il leader del Movimento 5 Stelle sarebbe il “Mélenchon italiano”. Non ero a conoscenza di questo furto di identità. La stampa italiana fingeva maliziosamente di sorprendersi nel vedermi sostenere l’Unione Popolare. Così ho risolto il problema. Chiaramente non era la cosa più importante. Ma nella confusione che già c’è, poteva penalizzare i miei amici e giocare a favore dei nostri avversari. Così sono venuto a fare campagna elettorale.

Colpo a segno. Ho iniziato con un incontro in una piazzetta di Roma in un quartiere popolare, in piedi su una sedia. Un’immagine immediatamente diffusa centinaia di volte sui social network e sulla stampa online. Poi due programmi televisivi mi hanno permesso delle belle puntualizzazioni. La prima sul prestigioso canale LA7 con il suo giornalista superstar, l’altra di 30 minuti sulla RAI. Mi hanno dato la possibilità di puntare i riflettori su Luigi de Magistris, portavoce dell’Unione Popolare, e sulla lista.

Il giorno dopo, una conferenza stampa rivolta ai giornali e alla radio mi ha permesso di esaminare tutti gli aspetti delle domande che la mia presenza consentiva di porre. A dire il vero, la stampa italiana si mostra molto curiosa e aperta alle contraddizioni. Non credo che un politico italiano sia mai stato trattato così bene a Parigi. La provinciale Francia non si interessa più a nulla. Non si interessa all’America Latina, all’Africa, all’Asia, ma nemmeno all’Europa, tranne per gli spettacoli della corona inglese, i suoi matrimoni e cimiteri. Solo le immagini provenienti dagli Stati Uniti bucano ogni tanto lo spesso muro di provincialismo che circonda la nostra vita mediatica.

In Italia una versione locale della Le Pen, Giorgia Meloni, viene data vincente alle prossime elezioni. Per noi è cruciale che ci sia un’alternativa di “sinistra radicale”, come la chiamano qui, negli svolgimenti che ci saranno. Perché ciò avvenga, però, bisogna fare almeno il 3%. Non è scontato per l’Unione Popolare, che non ha nemmeno sei mesi di vita. Eppure ha già dimostrato di poter raccogliere in pieno agosto, da un giorno all’altro, le 65.000 firme che erano necessarie per poter presentare una lista nazionale in assenza di un gruppo parlamentare uscente!

Il loro capofila è l’ex sindaco di Napoli. Una figura spigolosa e rassicurante al contempo. La coalizione ha al suo interno un gruppo come “Potere al popolo” con cui il movimento della France Insoumise ha delle relazioni di complicità sin dalla sua fondazione. Mi hanno detto: “Perché vai a sostenere una lista che non è nemmeno sicura di ottenere il 3%?”. Be’, proprio perché non è sicura di fare il 3%! E poi è assolutamente necessario che in Italia ci sia una rappresentanza politica autonoma per affrontare i fascisti. “Non fa bene alla tua immagine”, mi è stato fatto capire. La mia immagine? Ma io mica devo amministrare un marchio! Sono responsabile di un’idea e di un programma. E il programma dell’Unione Popolare Italiana ha molto in comune con il nostro! Non è una coincidenza. E il leader Luigi De Magistris ha già dimostrato a Napoli di saper coniugare molto bene le questioni sociali e l’imperativo ecologico rispettando il referendum per l’acqua pubblica.

Ovviamente, mi hanno recitato la solita solfa del “voto utile” per quella cosa che qui chiamano “la sinistra”. Cioè per il famoso “Partito Democratico” che Bayrou sostiene dalla Francia. Se avessi avuto dei dubbi, un episodio in macchina a Roma me li avrebbe fugati. In una capitale tutto sommato pulita, con un traffico piuttosto fluido e senza una sola sirena della polizia, eravamo dietro un autobus in un quartiere popolare. Un autobus con della pubblicità politica, visto che ormai a Roma è consentita. Un busto grande e grosso del leader dei “democratici” italiani. E spiccava uno slogan: “Meno tasse”. Ecco come la “sinistra” di Centro spera di mobilitare i ceti popolari. Capite perché è assolutamente necessario che gli italiani abbiano un punto di appoggio autonomo nella fase durissima che ci aspetta? Non aggiungo altro.

La mia visita ha permesso di mettere un riflettore sull’alternativa. Accada quel che accada. Almeno non sarò rimasto a casa a fare il commentatore invece di agire. Se posso avere anche una minima influenza sul risultato dei nostri in Italia, ritengo di agire come i francesi che hanno votato con noi vorrebbero che agissi. La Russa, un noto fascista italiano, è andato in TV a rispondermi nel rozzo registro dei macronisti e dei lepenisti. Ma decine e decine di persone di sinistra che hanno finalmente potuto vedere che eravamo lì, hanno chiamato la nostra sede elettorale per entrare nelle nostre fila e fare campagna. Avanti popolo, alla riscossa!

Concludo questo breve post. Roma rimane quella meraviglia eternamente commovente per lo spirito e il sentimento delle persone oneste che riescono a commuoversi per un cipresso su uno sfondo di muri ocra o rosa. Roma chiama, di strada in strada, tutti i nomi che ci ossessionano, da Fellini e Pasolini, Virgilio e Lucrezio. Nessun francese può accettare di vedere il ritorno delle camicie nere sul balcone del nostro comune paese. Perché tale è l’Italia per tutto il mondo latino. Celebriamo la Grecia, dove la democrazia sarebbe nata senza tenere in conto le donne o gli schiavi. Ma qui è nato l’Umanesimo. E ci dà ancora delle chiavi per liberare tutti gli oppressi, inclusi quelli schiavi nello spirito e le donne.

Prima di partire per l’aeroporto, sono andato anche a meditare sulla tomba di Gramsci con i miei amici. Il cimitero è stato, sin dal XVII° secolo, il cimitero dei “non cattolici”. È un giardino sublime, popolato di gatti, certo meno numerosi dei morti, ma decisamente più socievoli.

Quando tutto si spegne, quando tutto è separato dal contesto, quando il movimento delle generazioni ha cancellato il filo che lega gli esseri l’uno all’altro attraverso il nome, cosa resta di utile di ognuno di noi, a parte la polvere che restituiamo alla terra? Nemmeno la vanità delle tombe. Solo l’opera, compiuta fino a quando qualcuno abbia bisogno di appropriarsene per vivere.

Gramsci, imprigionato fino alla morte, è rimasto libero perché ha pensato, scritto e voluto – senza mai arrendersi – quest’altro mondo possibile. Gramsci ci aiuta ancora a perseverare, a pensare, ad agire. Diceva “odio gli indifferenti”.

Parigi, 9 settembre 2022

[Traduzione di Salvatore Prinzi]

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Jean-Luc Mélenchon

candidatosi alle consultazioni previste per l’aprile 2017 nelle fila del movimento La France insoumise, che ha fondato nel febbraio 2016 avendo come obiettivo quello di riunire la sinistra radicale fondando un sistema economico che accordi centralità agli interessi dei cittadini, Melenchon ha ottenuto il 19,5% dei consensi, classificandosi al quarto posto nella corsa all'Eliseo ed essendo escluso dal ballottaggio. Ricandidatosi alle presidenziali del 2022, l'uomo politico si è aggiudicato il 22% dei consensi, preceduto dal presidente uscente E. Macron (27,6%) e da M. Le Pen (23,4%), essendo sconfitto di stretta misura alle legislative del giugno 2022, alle quali la coalizione Nupes da lui guidata ha ottenuto il 25,7% dei consensi, contro il il 25,8% dei voti aggiudicatisi dal blocco presidenziale di Ensemble!; tali risultati sono stati confermati al ballottaggio svoltosi nello stesso mese, con Ensemble! che si è aggiudicata 245 deputati, perdendo però la maggioranza assoluta, mentre Nupes ha ottenuto 131 seggi, il Rassemblement National di Le Pen 89 seggi e la formazione Republicains 61 seggi

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