Dall’ Europa all’Iran, verso la ricomposizione della “guerra mondiale a pezzetti”

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Spero di non essere considerato un complottista per quello che segnalo.

Ci sono delle notizie che forse confermano delle ipotesi sulle vicende che oggi interessano il mondo e la nostra vita. Nell’articolo scritto da due giornalisti svedesi che trovate qui nella sua versione originale e qui tradotto si parla di un documento della RAND Corporation, agenzia vicina al governo US, in cui si proponeva al governo USA una crisi internazionale proprio del tipo che stiamo vivendo con l’inizio della guerra in Ucraina.

In particolare ve ne cito il cuore: “L’obiettivo chiave descritto nel documento è dividere l’Europa – in particolare Germania e Russia – e distruggere l’economia europea inserendo utili idioti in posizioni politiche per impedire alle forniture energetiche russe di raggiungere il continente”.

Messa così potrebbe apparire una classica denuncia complottista dove si accenna a gruppi segreti che pianificano e realizzano strategie globali. Non so quanto questo documento rinvenuto dagli svedesi sia stato utilizzato da Biden o sia un semplice falso, mi pare però evidente che descriva correttamente cosa stiamo vedendo in questo periodo e soprattutto corrisponda precisamente alle linee guida della politica statunitense da sempre, tesa soprattutto a mantenere un controllo del pianeta ancora più difficile da gestire dopo le fallimentari guerre passate, soprattutto in Medio Oriente. Prodromi di questo c’erano già stati con Trump con lo scandalo del Dieselgate e l’inizio dei dazi doganali all’Europa.

L’articolo conferma la mia impressione, avuta poco dopo il 24 febbraio, che quella in Ucraina sia una guerra USA, tramite lo strumento NATO e le vite degli Ucraini, nei confronti della Russia ma anche dell’Europa (che per gli USA viene intesa soprattutto come Germania). Sullo sfondo ovviamente c’è la Cina.

Un altro articolo ha confermato i miei timori; viene da HispanTV e riguarda i fatti interni dell’Iran, cioè le proteste per l’uccisione di una giovane donna, per mano della assurda polizia morale, perché non indossava correttamente il velo. Proteste che ritengo più che giustificate, ma che cadono proprio in un quadro politico del Medio Oriente e dell’Asia centrale dove i sintomi pericolosi di guerra stanno crescendo. L’articolo originale è qui. Quello tradotto qui.

In sostanza si dice di come i media britannici che vengono visti in Iran fomentino i disordini per aggravare la crisi interna di quel regime teocratico e dogmatico, ma non allineato agli interessi di USA-Israele.

I media occidentali pongono molto l’accento sulla giusta richiesta di libertà degli iraniani e delle iraniane – molto meno sulle loro richieste di giustizia sociale – ma ignorano ipocritamente altri contesti come nella penisola arabica dove la situazione delle donne è anche più grave. I manifestanti e le manifestanti iraniane non possono che avere la nostra solidarietà, ma credo sia bene aver chiaro come anche queste rivendicazioni siano, in mano all’Occidente, strumento di guerra e non di liberazione. Chi scende in piazza a Teheran e nelle altre città si trova sotto il martello di un regime autoritario e sull’incudine di una guerra che si sta preparando loro.

In pochi mi pare colleghino questi fatti con ciò che sta accadendo a sud delle montagne del Caucaso e a est del Caspio. In particolare al conflitto tra Armenia e Azerbaigian, dove la Russia fatica ad intervenire accanto all’alleato armeno, la Turchia fomenta le richieste dei turcofoni azeri sognando ancora l’impero ottomano, gli US ci mettono del loro per destabilizzare il fianco sud della Russia. Spezzare il fronte interno è importante in una guerra e gli occidentali lo hanno sempre fatto nella loro plurisecolare e sanguinosa esperienza coloniale; accade adesso che l’Iran ha ammassato truppe al confine con l’Azerbaigian in difesa dell’alleato armeno. Indebolirlo in un conflitto sarebbe tatticamente molto efficace. Quando appoggiamo le giuste richieste delle donne iraniane dovremmo chiedere anche che non vengano massacrate con i loro uomini in una guerra che non hanno e non abbiamo voluto.

Se mettiamo insieme a questi fatti e alla guerra ucraina anche la crisi che stanno attraversando i paesi dell’Asia centrale – ex repubbliche sovietiche – mi pare ci si trovi davanti ad un grande puzzle di quella che il papa Francesco ha definito, più di dieci anni fa, la guerra mondiale a pezzetti; la NATO a guida statunitense sta riunendo i pezzi dispersi e la guerra che era frammentata si sta materializzando in quella che potrebbe essere la terza guerra mondiale. Non è certo consolante che i contendenti stiano giocando con circa 13.000 ordigni nucleari, tutto mentre i media dalle nostre parti si baloccano a dipingere un Putin sempre più cattivo.

C’è da preoccuparsi ben oltre la vittoria dell’estrema destra in Italia.

https://www.valigiablu.it/armenia-azerbaigian-guerra/
https://www.acro-polis.it/2022/09/26/mobilitazione-parziale-russa-e-poi-lesercito-russo-deve-andare-in-battaglia/

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Tiziano Cardosi

Obiettore di coscienza negli anni ‘70, attivista contro le guerre, già capostazione delle FS, oggi si occupa soprattutto di mobilità e del fenomeno delle “grandi opere inutili”, tra I fondatori del comitato No Tunnel TAV di Firenze. Attivista di perUnaltracittà.

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