Félix Guattari a Vincennes 1975-1976 – per una semiosi schizo

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Di Gilles Deleuze e Félix Guattari esistono delle registrazioni del loro corso a Vincennes nel 1975-76. In Italia furono trasmesse da Tommaso Ghezzi a Fuori orario in più puntate con i sottotitoli in Italiano. Si trovano in rete su Youtube riunite in un unico video di quattro ore. Direi che è una visione da addetti ai lavori. In occasione della pubblicazione di questo “speciale Guattari”, per il trentennale della sua morte, ne abbiamo però tratto una clip di 11 minuti di una parte dove la lezione è tenuta da Félix Guattari. In questa clip, invece dei sottotitoli, c’è una voce che recita il testo lì contenuto. Siccome anche la parte visiva del video originale era di bassissima qualità, ci abbiamo soprammesso altre immagini cercando di restituire non tanto una stretta testimonianza ma qualcosa di stimolante; un modo di usare la testimonianza Guattari e di tentare di metterla al lavoro. Al di là del risultato, quello che c’è da sottolineare, è l’attualità del suo pensiero che aveva colto in maniera lucida il conflitto tra i processi di “significazione desiderante” e i dispositivi coercitivi che la macchina capitalista stava per mettere in atto.

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Questo il testo.

Far funzionare un ordine del mondo, dei sistemi di ordine, di ordinamento del mondo. Lo stesso tipo di promozione di invarianti che costituiscono le coordinate di uno stesso piano sociale, cosmico, affettivo. Riprendo l’esempio che faceva lei delle società che studia Clastres. …presunto capitalizzare l’informazione attraverso piccole unità distintive: tipo, lettera, anche un certo tipo di articolazione molto epurata di fonema, con una sintassi perfettamente civilizzata. Ma in correlazione c’è tutta una serie di componenti semiotiche che concorrono a qualcosa che non è specificatamente una trasmissione d’informazione, ma una vita libidinale dell’insieme del gruppo che può esprimersi sia attraverso le parole che attraverso le mimiche, le danze, i tatuaggi, i rituali, eccetera. Sono quelle che chiamo le diverse componenti semiotiche. In fondo alla catena arriveremo a un ordine in cui possiamo trasmettere una cosa con una serie di messaggi trasmessi tramite un computer. Oggi designare qualcuno equivale a prendere un certo tipo di numeri e farli passare in un computer. Questi qualificano perfettamente la localizzazione della persona e anche tutto il suo comportamento, la sua libertà, le sue potenzialità economiche ecc. Quindi intanto dirò che c’è stato un crollo semiotico, nel senso che i modi di enunciazione collettivi che intricavano, articolavano in modo indissolubile le diverse componenti semiotiche gestuali, mimiche, prosodiche, linguistiche, si sono ritrovati ridotti al punto che è sempre possibile tradurli in termini di quantità d’informazione. L’apprendimento della lingua, il passaggio dalla lingua infantile alla lingua della scuola e da questa a quella professionale e così via, è un lavoro volto a rendere gli individui capaci, malgrado la polivocità dei loro desideri, di arrivare a questa riduzione possibile, essenziale ai sistemi di produzione e di scambio che possono tenere in circolazione solo persone traducibili in termini di informazione nel sistema economico di produzione. Altrimenti sono pazzi, marginali, poeti, ecc. Si usano strumenti particolari per curarli e vengono messi in istituti creati apposta per questi fenomeni marginali. Questa operazione di crollo semiotico fa sì che oggi si possa enunciare qualsiasi cosa dei propri desideri, della propria vita a patto che sia compatibile con la macchina informatica di tutto il sistema capitalista, socialista, burocratico, di tutti i sistemi a Stato, per riprendere la classificazione di Clastres. A un tratto, la sola soggettività di riferimento possibile è quella che rende compatibili con la specie umana in generale, la specie umana delle società a Stato, la cittadinanza. Quindi non si ha più lo stesso rapporto con la particolarizzazione dell’enunciazione che consisteva nel dire… Gli indiani, le tribù indiane dicono che solo gli indiani sono uomini e, quando vedono dei bianchi, dicono che non sono uomini. Il loro senso di appartenenza a una comunità d’espressione è delimitato dal luogo dove c’è un groviglio delle diverse componenti semiotiche. Perdonate lo schematismo abominevole che consiste nel prendere due punti così distanti in campo sociale. Quindi cosa succede? È possibile sottomettersi a questo sistema di riduzione informatica solo nella misura in cui si ricostituiscono delle territorialità, che chiamerò superfici di ridondanza, dove si possa articolare questo tipo di opposizione. Vi faccio un esempio. Scegliere una donna in una società come quella di Clastres non è mai solo avere come scopo un atto sessuale, riproduttivo, possedere qualcuno, ma è sempre due sottosistemi sociali che si incrociano e implicano due sistemi di scambio, dei sistemi di composizione semiotica multipla. Oggi si può dire che l’attribuzione di un partner sessuale, è in realtà determinata da sistemi che fanno sì che si debba rispondere a un certo tipo di profilo socioeconomico. Al punto che c’è gente che cerca di facilitare le cose con il computer facendo una sorta di corrispondenza delle scelte preferenziali. Ma non si sceglie più uno che è di un clan di una certa natura con tutto ciò che rappresenta questa specie di danza, di intrigo semiotico. Non si sceglie forse nemmeno più, e vorrei anticipare qualcosa, un corpo, il possesso degli organi sessuali dell’altro, così abbiamo dato una definizione, ma la possibilità di trovare un certo tipo di ridondanza, di ridondanza di sopravvivenza, di ridondanza di viseità. Si cerca qualcuno nel campo dell’enunciazione dove si possa dire qualcosa come Tristano-Isotta, Isotta- Tristano, ma in modo molto più triste e sinistro, in una perpetua scenata tra coniugi che consiste solo in “a chi si parla”. Quando torno, quando enuncio il mio nome, il mio progetto, chi mi riflette? Chi mi fa eco? In quale superficie di ridondanza posso esprimermi? Nelle società territorializzate ci sono larghe superfici di ridondanza e molteplici possibilità di composizione semiotica. Nel caso della soggettività deterritorializzata, miniaturizzata, ci si può solo agganciare e dire: “Mi riconosci quando ti parlo? Torno alla data ora. Faccio questo”. Non per i figli. C’è dissociazione anche dal rapporto di viseità, questa sorta di impronta di cui parlano gli etologi, il rapporto di contatto oculare, eye to eye di cui parlano Spitz e un certo numero di americani. C’è bisogno di inquadrare: io sono solo se c’è un certo punto che serve da superficie di riferimento e da buco nero sul quale posso continuare ad articolare gli enunciati. Se mi tolgono questa superficie di ridondanza o di riferimento, tutto l’insieme delle mie coordinate informative esplode letteralmente. Curiosamente ci accorgiamo che il tipo di oggetto che gli psicanalisti hanno chiamato oggetto parziale, gli occhi, il viso, il triangolo occhi-naso-bocca, raggiunge un rapporto di tutela straordinaria rispetto ai diversi individui, poiché non ci sono più le varie componenti semiotiche, e arriva a non esserci più neanche l’esercizio sessuale. Si può concepire di essere innamorati di un tratto di viseità di una donna, senza avere la possibilità di mettere in gioco delle semiotiche sessuali, di innamoramento o di questo tipo. L’essenziale è quest’ultima presa, l’aggancio di territorializzazione. La seconda cosa che possiamo abbozzare adesso è che o le ridondanze informatiche si agganciano a delle superfici con dei sistemi di buchi neri, cioè la viseità, il potere a livello statale… In qualsiasi sistema di potere c’è sempre un sistema di buchi neri. Sono gli occhi di Giscard d’Estaing, gli occhi del leader. “È comunque dei nostri, ha comunque una possibilità. È la Francia. Mi riconosco perché l’ho già visto. Posso continuare a parlare, a produrre significati.” O c’è questo sistema di ridondanze-buchi neri, il sistema arborescente, ci sono alberi quando c’è un buco nero o per il sogno c’è l’ombelico del sogno, un luogo dove tutte le cose si organizzano su un punto centrale che è un punto cieco, oppure possiamo considerare un’organizzazione di ridondanza, ma stavolta non è ridondanza d’ordine o soggettiva. È un sistema rizomatico dove non c’è un buco nero o dove i buchi neri sono contornati, in modo da tornare a una polivocità semiotica, in modo da tornare non più all’assoggettamento per albero e stratificazione delle varie componenti semiotiche, ma dove ogni tipo di elemento espressivo, verbale, corporale, di danza, sessuale, concorre non all’organizzazione di un soggetto, di una coppia, ma qualcosa che penso esporrà lei: un altro tipo di organizzazione semiotica che non è più informatica, ma che schematizzando chiameremo diagrammatica, che non è centrata su un buco nero, che non passa per la mediazione di un soggetto o di un rapporto con l’altro, ma per connessione diretta tra le diverse componenti semiotiche.

Questo invece il video:

 

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Gilberto Pierazzuoli

Attivista negli anni 70 . Trasforma l'hobby dell'enogastronomia in una professione aprendo forse il primo wine-bar d'Italia che poi si evolve in ristorante. Smette nel 2012, attualmente insegnante precario di lettere e storia in un istituto tecnico. Attivista di perUnaltracittà.

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