Caminito di Maurizio De Giovanni

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Eravamo propensi a ritenere che De Giovanni, dopo Il pianto dell’alba che doveva essere la sua ultima indagine, avesse abbandonato il commissario Ricciardi, invece il 2022 ci ha riportato all’attenzione Luigi Alfredo Ricciardi ed il suo “sentire”. L’ambientazione è, a mio avviso, importante a tal punto che deve essere sottolineata e diventa il valore aggiunto di questa ennesima indagine che De Giovanni ci propone. Inizi anni ’40, il fascismo accentua la sua presenza asfissiante sulla società italiana. De Giovanni e Lucarelli, con il suo Bell’Abissina, mettono l’accento su un periodo che in Italia ebbe un’importanza fondamentale. Importanza che invece oggi viene sminuita rispetto alla sua reale portata.

Il commissario Ricciardi della regia questura ritorna con la sua perenne malinconia e il suo dono di “sentire” gli assassinati: che condanna! Ricciardi, che intrattiene con il brigadiere Maione un confronto dialettico sulle ipotesi investigative; Maione, con il suo maldivivere per i problemi familiari da affrontare, ma soprattutto da risolvere; il dottore Mordo, con il suo antifascismo, clandestino ma militante ed attivo, e le sue requisitorie. De Giovanni attraverso i suoi personaggi/protagonisti ci porta a conoscere le nefandezze del regime fascista: le leggi sulla razza, le discriminazioni contro gli ebrei, “gli italiani brava gente” nelle colonie, la leva che da Balilla ti fa passare ad Avanguardista, la stampa censurata, le piazze riempite grazie alla paura. Ricciardi è un commissario che non vuole prendere in considerazione le versioni che vengono messe a disposizione; deve confrontarsi con le contraddizioni dell’investigare ai tempi del fascismo, con l’essere padre ed allo stesso tempo vedovo, con il dolore provocato dalla morte della moglie Enrica, e che, nonostante tutti questi elementi, non si fa influenzare dalla propria folle percezione del dolore: il vedere e sentire i morti.

Il fascismo va accentuandosi e anche a livello culturale imperversa nel meridione d’Italia, vedendo nelle ragazze di quei luoghi solo donne che devono figliare, faticare, facendo a meno dell’istruzione. Il fascismo avanza accompagnato da una polizia politica specializzata in sparizioni, deportazioni, delazioni … ; procede come in una catena di montaggio, con un livello produttivista. L’accentuarsi delle politiche del fascismo che ha a cuore solo i propri interessi, una politica indegna che non prospetta niente di buono; e il tutto avviene in un silenzio assordante frutto di un clima di paura che imperversa in tutto il tessuto sociale. Questo contesto non può prescindere dalla poesia, il suo senso che è solo ricordo e sofferenza, nessuna speranza; e dal tango. Su tutto non ci resta che la massima finale: “Non c’è niente di consolatorio nel trovare un colpevole”.

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Edoardo Todaro

Oltre a svolger la propria militanza tra realtà autogestite (CPA) e sindacali (delegato RSU Cobas presso Poste spa) è appassionato di letture, noir in particolare. È tra i collaboratori, con le proprie recensioni, del blog Thriller Pages

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