Regione Toscana: stato di agitazione dei lavoratori dal 27 dicembre 2022. Le spese della politica non devono essere pagate con il salario accessorio dei dipendenti

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La RSU della Regione Toscana ha indetto lo stato di agitazione e chiede “che siano eliminate le disposizioni della Progetto di legge 160/2022, approvato il 21/12/2022 laddove stabilisce che il trattamento accessorio del personale dello staff politico di giunta e consiglio sia imputato al fondo del salario accessorio del personale del comparto della Regione Toscana a decorrere dal 2022 e che siano restituiti i fondi sottratti al fondo con il decreto” dirigenziale n. 24784 del 14/12/2022, fondi pari a ben € 1.937.755,91. E la RSU aggiunge “Queste disposizioni imputano, quindi, le spese della politica sul fondo del personale dipendente del comparto, e questo è inaccettabile e illegittimo”.

Il 21 dicembre 2022 il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità la legge che prevede che il trattamento giuridico ed economico dello staff politico di giunta e consiglio sia ricondotto nell’ambito del contratto collettivo nazionale di lavoro funzioni locali e il trattamento accessorio sia imputato al fondo del salario accessorio del personale del comparto della Regione Toscana a decorrere dal 2022.

Questo però comporta che i lavoratori della Regione Toscana siano chiamati a pagare, per assurdo, la riduzione dei costi della politica con la carne viva dei loro già magri stipendi. In Regione Toscana ci sono 3.200 lavoratori del comparto, non dirigenti, assunti in base alle loro competenze e titoli di studio verificati attraverso concorsi pubblici.

Poi esiste lo staff degli organi politici che è composto da 172 lavoratori di cui 40 sono dipendenti della Regione Toscana assunti con concorso pubblico mentre gli altri sono a tempo determinato e scelti dai politici in nome del rapporto fiduciario, assunti cioè a chiamata diretta della politica. Si tratta di capi di gabinetto, portavoce, responsabili di segreterie, addetti. Il costo complessivo del personale a tempo indeterminato e a tempo determinato in servizio presso la giunta regionale e al consiglio regionale assegnato alle strutture di supporto negli organi politici nell’anno 2021 è di 8.218.795,54. Di cui sono relativi al consiglio 3.454.255,17 e alla giunta 4.764540,37.

I responsabili delle segreterie appartenenti al personale di supporto degli organi politici della giunta anno 2022 per fare un esempio sono 11 e percepiscono 87. 439,82 euro lordi all’anno, tolto uno che percepisce 78.539,89.

Vediamo come si è arrivati alla legge appena approvata che comporta il prelievo dei soldi dei lavoratori del comparto per pagare lo staff degli organi politici.

La corte dei Conti, Sezione Regionale di Controllo per la Toscana, con “Decisione e relazione al Consiglio Regionale sul rendiconto generale della Regione Toscana per l’esercizio 2021”, non ha parificato, cioè non ha approvato, le poste relative al trattamento accessorio del personale di staff degli organi politici perché difforme rispetto al quadro normativo di riferimento. Il motivo è che per le strutture di supporto degli organi politici (Giunta e Consiglio) è prevista “la corresponsione di emolumenti accessori diversi da quelli previsti dal Contratto Collettivo Nazionale Lavoro per quanto riguarda misura, modalità di finanziamento e presupposti di erogazione”. La Sezione della Corte di Conti infatti “nutre dubbi circa la possibilità che la fonte legislativa regionale possa regolamentare la corresponsione degli emolumenti in oggetto poiché, di regola, la disciplina della materia retributiva (in quanto riconducibile alla materia dell’“ordinamento civile”) spetta alla legislazione statale ai sensi dell’art. 117 della Cost., secondo comma, lett. l) e osserva che le norme regionali potrebbero generare potenziali effetti espansivi della spesa di personale”.

Di fronte al rischio della dichiarazione di incostituzionalità degli articoli della legge sul personale della Regione Toscana LR 01/09, che trattano degli staff politico della giunta e del consiglio, la Regione ha predisposto la legge che imputa il trattamento accessorio dello staff degli organi politici al fondo del salario accessorio del personale del comparto della Regione Toscana a decorrere dal 2022.

Dal 2022 perché per l’anno precedente, 2021 ha operato con la Decisione della Giunta Regionale n.27 del 7/12/2022 con Oggetto: “Deliberazione Corte dei Conti Sezione di Controllo della Toscana n. 131/2022/PARI. Sospensione del giudizio di parifica per i capitoli inerenti al trattamento accessorio del personale delle strutture di supporto agli organi politici di Giunta e Consiglio. Indirizzi agli uffici per la rideterminazione del fondo per il salario accessorio del personale del comparto” in base alla quale il Decreto Dirigenziale n. 24784 del 14/12/2022 il cui oggetto è “Quantificazione in via preventiva delle risorse per il trattamento economico accessorio del personale non dirigente per l’anno 2022 – modifica del decreto dirigenziale n. 15203 del 26 luglio 2022”, dispone di “imputare al fondo salario accessorio del personale non dirigente per l’anno 2021, l’ulteriore importo complessivo pari a € 1.937.755,91, che, come specificato nei precedenti capoversi, è relativo agli emolumenti accessori del personale assegnato alle strutture di supporto degli organi politici di Giunta e Consiglio”.

Il fondo del salario accessorio dal quale i soldi vengono prelevati e a cui questi costi della politica sono imputati è quello dei dipendenti pubblici del comparto (significa non dirigenti) assunti per concorso pubblico e non per cooptazione politica, non per rapporto fiduciario ma solo per le proprie competenze, capacità, grado di istruzione comprovate dal superamento delle prove concorsuali e dal possesso di titoli di studio. Un fondo che è sottoposto a forti limitazioni, in particolare se supera l’importo del 2016 viene conseguentemente tagliato in base alla legge che intende ridurre il costo del lavoro, in questo caso del lavoro pubblico. Ma poi c’è chi si pone fuori da queste norme, come è successo nel caso in questione, perché sono troppo limitanti e ora intende rientrare nei canoni, ma a spese dei lavoratori della Regione Toscana. Con questo fondo del salario accessorio si pagano le progressioni economiche dei dipendenti, le indennità di specifiche responsabilità, di condizioni di lavoro e la produttività. Infatti lo stipendio dei dipendenti regionali del comparto è formato da un tabellare fissato dal contratto collettivo nazionale in base alla categoria e da una parte variabile basata sulle specifiche caratteristiche del lavoro e alla produttività. Togliendo 1.900.000 dal fondo ogni anno si riduce quello che può essere pagato ai 3.200 dipendenti regionali. E siccome questa somma verrà prelevata negli anni a venire, vedendo le proiezioni del fondo nel corso degli anni prossimi, si evince che il nostro stipendio si ridurrà. A meno che i lavoratori lottino per i propri diritti, che è quello che hanno deciso di fare e iniziato a fare.

1.900.000 euro che hanno sottratto al fondo dei dipendenti sono gli emolumenti accessori del personale degli staff che la Corte dei Conti ha denunciato essere “diversi da quelli previsti dal CCNL per quanto riguarda misura, modalità di finanziamento e presupposti di erogazione”. Noi quindi che dobbiamo sottostare fino all’ultimo centesimo alle regole, spesso vessatorie e limitative, dovremmo secondo i vertici della Regione, farci carico di costi di chi ha potuto adottare ben altre regole ed accedere a ben altro stipendio. Da ciò deriva una grande indignazione da parte dei lavoratori di Regione Toscana.

La RSU ha subito convocato una partecipatissima assemblea dei lavoratori che si è riunita il 20 dicembre 2022 presso l’auditorium del Consiglio regionale (e anche online attraverso piattaforma), sapendo che quel giorno il Consiglio Regionale aveva in programma di approvare la legge 160. L’assemblea si espressa all’unanimità contro questa decisione e queste disposizioni richiedendo ai vertici politici regionali di sospendere l’approvazione della Pdl (disegno di legge) 160/2022 e di intraprendere con urgenza un confronto con RSU e rappresentanze sindacali. Una delegazione della RSU ha chiesto di essere ascoltata nel Consiglio Regionale che si apprestava ad approvare il disegno di legge, ma ci è stato negato. In seguito all’approvazione della legge, addirittura all’unanimità, la RSU e su preciso mandato dei lavoratori, ha indetto lo stato di agitazione.

Va sottolineato infine che la Corte dei Conti, nella sua decisione finale del 15/12/2022 ha rilevato anche in queste disposizioni contenute nel disegno di legge citato “profili residui di difformità rispetto alle previsioni della normativa nazionale, dato che gli artt. 1, 2 e 3 della stessa, anziché prevedere l’applicazione dei singoli istituti del CCNL continuano ad autorizzare, analogamente alla legge regionale n. 1/2009, la corresponsione di un emolumento sostitutivo degli istituti contrattuali”. Potrebbe cioè conservare i profili di incostituzionalità che si prefiggeva di risolvere.

Ai politici forse pare di essersi appropriati di somme non utilizzate, al contrario sono già utilizzate in prospettiva (noi RSU usiamo quella programmazione che dovrebbe essere il fondamento delle attività della regione) perché sono quelle che ci consentono di conservare la produttività alla quota che ormai da anni percepiamo, e di avere fondi per le specifiche, le Progressioni Economiche Orizzontali etc. Noi come RSU abbiamo cognizione delle proiezioni di utilizzo del fondo del salario accessorio in prospettiva quinquennale, e sappiamo che quelle somme non utilizzate sono necessarie e insostituibili per assicurarci il mantenimento della produttività al livello attuale e la possibilità di avere delle progressioni e tutti gli altri istituti contrattuali di cui abbiamo diritto.

Hanno fatto i conti senza di noi e sta prima di tutto a noi lavoratori opporci. Il nostro no espresso con lo stato di agitazione è forte e chiaro.

Ci sono sempre molteplici soluzioni a un problema come quello della mancata parifica da parte della Corte dei Conti: per esempio incrementare il fondo del salario accessorio in modo congruo oppure ottenere una soluzione a livello statale con una legge ad hoc. Diciamo che quella percorsa è la strada che per noi lavoratori è inaccettabile: ridurre i costi della politica con i nostri soldi, conservando gelosamente i propri fino all’ultimo centesimo.

La lotta ha inizio.

Marvi Maggio – coordinamento RSU Regione Toscana; COBAS PI Regione Toscana

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Marvi Maggio

Marvi Maggio, Architetta (laurea in Architettura Politecnico di Torino); abilitazione alla professione di architetto; Dottoressa di Ricerca in pianificazione territoriale ed urbana (Università di Roma La Sapienza); Master post lauream in Scuola di Governo del Territorio (SUM e Università di Firenze); Abilitazione Scientifica Nazionale alle funzioni di professore di seconda fascia per il settore disciplinare 8/F1 pianificazione e progettazione urbanistica e territoriale; funzionaria pianificatrice territoriale presso la Direzione Urbanistica e politiche abitative della Regione Toscana; rappresentante eletta dai lavoratori nell'RSU della Regione Toscana per i Cobas; socia fondatrice dell'International Network for Urban Research and Action.

1 commento su “Regione Toscana: stato di agitazione dei lavoratori dal 27 dicembre 2022. Le spese della politica non devono essere pagate con il salario accessorio dei dipendenti”

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