Primavera silenziosa, la grande sconfitta dell’industria chimica americana

La storia della propaganda e delle pubbliche relazioni ha conosciuto pochissime batture d’arresto. George Creel, Ivy Lee, Edward Bernays, solo per citare gli statunitensi, hanno inventato, affinato e messo alla prova tecniche di manipolazione ormai divenute classiche e hanno aperto la strada a tanti altri professionisti.

La presenza sui mezzi di comunicazione, la pressoché infinita disponibilità di denaro e i forti legami con la politica hanno fatto sì che i fallimenti in questo settore siano stati talmente rari che vale la pena ricordarli per provare a capire come si siano potuti verificare.

Questa è la storia di un, anzi una, Davide contro Golia, una biologa armata soltanto di testardaggine e professionalità contro tutto il settore agrochimico americano. Una sconfitta per un settore tanto potente da portare qualche anno dopo all’ideazione di nuove tecniche di manipolazione di massa perché qualcosa di simile non accadesse più. È da queste vicende che nascono il greenwashing e il negazionismo del cambiamento climatico, vero e proprio crimine contro l’umanità per dirla con le parole di Al Gore.

Era il 1939 quando il ricercatore svizzero Paul Muller si accorse dell’effetto letale che il diclorodifeniltricloroetano, che tutti conosciamo come DDT, aveva sugli insetti. Senza conoscerne minimamente le conseguenze sulla salute di esseri umani e animali, a partire dalla seconda guerra mondiale fu utilizzato in maniera massiccia e indiscriminata. Nel 1943 un terzo dei soldati agli ordini del generale George C. Marshall nel Sud del Pacifico era ricoverato per la malaria e quindi impossibilitato a combattere, la soluzione fu irrorare soldati, navi e zone di combattimento di DDT. Anche l’epidemia di tifo a Napoli nel ’44 fu risolta dalle truppe alleate spruzzando DDT sulla popolazione. Lo stesso accadde nel ’45 negli Stati Uniti contro la poliomielite che, da decenni, faceva vittime tra i bambini, in questo caso il micidiale insetticida fu completamente inutile, tanto che l’anno peggiore fu il 1952 con oltre 57 mila casi, di cui 3.145 morti e 21.629 paralizzati. La terribile epidemia di polio del ‘44 a New York è magistralmente raccontata da Philip Roth nel romanzo Nemesi

Tra un’irrorazione dei campi per non rovinare i raccolti e una delle periferie per sconfiggere le zanzare, si cominciarono a sollevare dei dubbi. Rachel Carson, biologa marina impiegata presso il Dipartimento della Pesca degli Stati Uniti e ottima scrittrice, cominciò ad interessarsi agli effetti del DDT nel 1945 a seguito di una serie di test condotti non lontano da dove viveva, nel Maryland. Scrisse quindi al Reader’s Digest per proporre un articolo ma la rivista lo rifiutò, avevano paura di allarmare troppo la popolazione. Tredici anni dopo, nel 1958, la Carson ricevette una lettera da un amico del Massachusetts allarmato per le morie di uccelli avvenute a Cape Cod a causa delle irrorazioni di DDT. Di nuovo la Carson cercò, senza successo, di convincere Reader’s Digest a darle spazio ma, di nuovo, non ci fu nulla da fare. Per niente scoraggiata decise di scrivere un libro.

Nell’agosto del 1962 il New Yorker pubblicò in tre puntate l’inchiesta, fu proprio su quella rivista che il presidente John F. Kennedy ne venne a conoscenza. Il libro Primavera silenziosa fu pubblicato quell’estate e divenne immediatamente un best-seller e uno dei libri più influenti degli ultimi decenni. Utilizzando numerose fonti scientifiche sia federali che di istituti di ricerca privati, Carson trascorse oltre sei anni a documentare quanto sosteneva, ovvero che gli esseri umani stavano abusando di pesticidi chimici potenti e persistenti prima di conoscere la reale portata dei loro potenziali danni all’equilibro naturale.

Il successo inaspettato del libro e la presenza dell’autrice intervistata per un’ora dalla CBS risvegliò le coscienze delle persone e anche la politica si mosse sull’onda di indignazione dell’opinione pubblica.

Carson suggeriva anche un cambiamento necessario nel funzionamento delle democrazie e delle società liberali, tale che singoli e gruppi organizzati potessero controllare e mettere in discussione le sostanze immesse nell’ambiente dalle agenzie federali. Per lei il governo federale era parte del problema, così come gli interessi finanziari. In un periodo storico in cui vi era una fiducia quasi cieca verso la scienza e la tecnologia come strumenti per superare fame e malattie, Carson mise in discussione questo paradigma con gli strumenti stessi della scienza ma sostenendo con forza che in natura non puoi cambiare una cosa senza cambiare tutto il resto, in natura tutto è correlato.

Le lobby della chimica corsero ai ripari, grazie al loro giovane e ambizioso PR, definito “responsabile dell’informazione ambientale” Bruce E. Harrison. L’ondata ambientalista andava fermata così come quel ‘maledetto libro’.

Scienziati a libro paga del settore agrochimico, come l’onnipresente dottor Robert White-Stevens legato all’industria chimica rassicuravano dagli schermi delle TV sugli effetti del DDT e accusavano Carson di voler tornare ai secoli bui delle epidemie e delle carestie.

Non vi ricordano le accuse rivolte ancora oggi a chi si oppone alle grandi opere e alle devastazioni ambientali?

Vennero pubblicate a pagamento su testate accondiscendenti decine di recensioni che stroncavano il contenuto del libro. Monsanto pubblicò e distribuì 5.000 copie di una parodia di Primavera silenziosa, intitolata L’anno desolato, che raccontava la devastazione e i disagi di un mondo in cui carestie, malattie e insetti si scatenavano perché i pesticidi chimici erano stati vietati.

Infine si passò agli attacchi personali per screditare la scrittrice, si disse che era una comunista che lavorava contro il proprio paese, che era una donna isterica, sola e con problemi mentali. Carson non rispose mai a queste accuse, ma mantenne sempre una grande riserbo sulla sua vita privata; in realtà da qualche anno lottava contro un tumore a causa del quale morì nel 64 poco dopo la sua celebre intervista alla CBS.

Non seppe mai della vittoria epocale che la sua battaglia all’inizio solitaria avrebbe ottenuto.

Nel ‘63 il presidente John F. Kennedy istituì un gruppo speciale chiamato “Life Sciences Panel” all’interno del Comitato consultivo scientifico del governo per studiare l’impatto dei pesticidi sulla salute e indagare sulle ricerche della Carson. Vi furono numerose udienze del Congresso che portarono alla prima revisione della legge federale sugli insetticidi, i fungicidi e i rodenticidi nel 1964, chiudendo un’importante scappatoia chiamata “registrazione di protesta” che l’industria utilizzava all’epoca per mantenere i pesticidi sul mercato anche quando la scienza dimostrava che stavano causando enormi danni alla salute pubblica e all’ambiente. Infine nel 1976 fu approvato il Toxic Substances Control Act del 1976, la legge principale che oggi regolamenta le sostanze chimiche e che richiede di testare la sicurezza delle nuove sostanze.

Il ruolo di Rachel Carson e la sua eredità sono ancora enormi, ma questi risultati non sarebbero mai stati raggiunti senza il coraggio del New Yorker di andare contro le industrie chimiche pubblicando l’inchiesta e senza esponenti politici, tra cui il Presidente stesso, che per una volta decisero di stare dalla parte della popolazione e dell’ambiente e non delle elitè industriali.

I decenni successivi ci restituiranno un panorama completamente diverso. Nel frattempo Bruce E. Harrison, sconfitto insieme ai suoi clienti potenti, se ne andò a lavorare in Indonesia per una società mineraria dove riuscì a raggiungere un accordo per la creazione della più grande miniera di rame del mondo. Nel 1972 tornò negli Stati Uniti pronto a nuove battaglie contro gli ambientalisti che come vedremo, memore della bruciante sconfitta, riuscirà a vincere. [CONTINUA]