Trappola per volpi di Fabrizio Silei

  • Tempo di lettura:3minuti
image_pdfimage_print

Questa recensione si riferisce al primo libro scritto da Fabrizio Silei, ma oggi siamo già a tre con protagonisti sempre il vicecommissario Vitaliano Draghi e il detective/contadino Pietro Bensi. I due personaggi si muovono in un contesto particolare, Firenze, città che ha dato i natali a Silei, e che qui vediamo durante gli anni del fascismo. La prima indagine di Draghi prende spunto dal ritrovamento del corpo di una donna vicino ad un vespasiano, luogo utile quanto ormai introvabile.

La donna è moglie del senatore Bistacchi, uomo vicino al duce, e questo particolare inquieta non poco Draghi, che necessita dell’aiuto di qualcuno per venire a capo di una vicenda che si prospetta complicata. L’aiuto arriva nella persona di Pietro Bensi, contadino che in quanto tale dovrebbe essere ignorante e impegnato a seguire la luna per seminare, ma che invece è ben sveglio, antifascista e disfattista, obbligato ora a misurarsi con un ambiente a lui ostile. Soprannomina “fagiano” l’amico commissario, spesso e volentieri diviene filosofo – conosce Hegel – e si rivela un detective a tutti gli effetti mettendo in campo il suo metodo d’investigazione: intorbidire le acque per vedere la reazione che produce.

Il commissario Draghi, un sentimentale imbranato, si arrovella con i dubbi rispetto al proprio lavoro visti i tempi in cui si svolge, tempi in cui i più capaci ed in gamba risultano essere i fascisti, ma non accetta favoritismi a dispetto di quanto imperversa nel paese: il fascismo che si fa vanto dell’autocrazia imposta ad un paese ridotto alla miseria; l’autarchia che ha fatto dono di uno schifoso caffè alla cicoria, dello spirito di patate; la guerra (per la quale si parte ragazzo e dalla quale si torna vecchio), decisa dai capoccioni, dai politici, dagli imprenditori, mentre chi muore sono sempre i soliti, “quella merce che non manca mai in nessuna nazione”, una guerra che produce una generazione ricoperta di inutili stelle di latta, che fa sì che i tuoni sembrano cannonate.

Il fascismo, per non deprimere il popolo italiano, fa uso, anzi abuso, della censura eliminando quelle notizie che possono risultare allarmistiche e che come forma di collaborazione cittadini/forze dell’ordine incentiva l’anonimato, visto che le prove non sono assolutamente elemento necessario. Il giornalismo di fatto è arruolato ai voleri del regime, e diviene pura propaganda, vedi l’occupazione dell’Etiopia con la costruzione, dura a morire anche oggi, del mito “Italiani brava gente”, mentre assassini e ladri sembra non esistano più. Dicevo che Vitaliano Draghi e Pietro Bensi, la strana coppia, lo sbirro ed il contadino, sono i protagonisti del romanzo, ma lo sono assieme a Firenze, con la Pescaia di S Rosa, il parco delle Cascine, la trattoria da Giannino, una sorta di mensa popolare, dove puoi mangiare e pagare a fine mese, e con le frasi caratteristiche del parlare fiorentino come “una bussata d’acqua”/ “secca ogni cosa”/ “indo’s’anderà a finire con questo bischero di ‘ duce, duce de mi’ coglioni”, e poi le bestemmie e le appetitose pietanze come la panzanella ed il coniglio in umido, oppure il pan di ramerino. La Firenze con i suoi futuristi e l’occultismo delle messe nere. E poi il senatore Bistacchi, un fascista che ha la vendetta come unico motivo di vita, la politica e la fede gli unici amori.

Finita la prima puntata non rimane che proseguire con le altre due.

Fabrizio Silei, Trappola per volpi, Giunti, Firenze 2021, pp. 384, euro 10

The following two tabs change content below.

Edoardo Todaro

Oltre a svolger la propria militanza tra realtà autogestite (CPA) e sindacali (delegato RSU Cobas presso Poste spa) è appassionato di letture, noir in particolare. È tra i collaboratori, con le proprie recensioni, del blog Thriller Pages

Ultimi post di Edoardo Todaro (vedi tutti)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Captcha *