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La settimana di mobilitazione “La Piena” nasce in seguito agli sgomberi di quest’estate dell’occupazione Corsica e dello studentato PDM, entrambe in via del Ponte di Mezzo a Rifredi. Le due occupazioni svolgevano un ruolo sociale importante in città, fungendo da punto di aggregazione sociale e di organizzazione politica per un ampio gruppo di persone, in particolar modo studenti e giovani lavoratori. Una numerosa assemblea, nonostante ci trovassimo nel mese di agosto, si è riunita di lì a poco per cercare di ragionare sull’attacco portato verso queste forme di organizzazione. Infatti, sebbene non sia raro che durante l’estate vengano sgomberate occupazioni a Firenze, gli ultimi mesi ci hanno consegnato una decisa accelerazione nelle operazioni repressive verso chi porta avanti questa pratica. Tuttavia è parso subito chiaro come la repressione poliziesca verso questa forma di lotta costituisse solo un lato della medaglia. Non sono solo le situazioni che si trovano nell’illegalità a venire attaccate, ma anche tutte quelle liminari o perfettamente legali che sembrano non coincidere con l’idea che la governance cittadina ha della città: quella di una gigantesca industria a cielo aperto da dove estrarre valore grazie all’elevato tasso di capitale culturale che attira gli investimenti legati al turismo. La chiusura degli spazi occupati in nome della legalità viene affiancata allo svuotamento delle piazze nel nome del decoro. Anche posti di aggregazione perfettamente a regola vengono messi in difficoltà da un costo degli affitti e delle spese di gestione sempre più oneroso: il caso del circolo del Romito è uno di questi.
Dentro questo contesto, l’occupazione e la riapertura di questo circolo, chiuso qualche mese fa da un mancato accordo col Comune per il calmieramento dell’affitto, può collocarsi come un esperimento politico interessante per provare a legare chi già frequenta spazi occupati e ha sviluppato una sensibilità politica in merito con chi invece non ha mai fatto questo passo ma condivide gli stessi problemi: il costo della vita sempre più elevato e la mancanza di spazi dove poter soddisfare il bisogno primario alla socialità senza essere costretto a spendere. Nell’assemblea di riapertura del circolo questi temi sono usciti con forza, espressi dalle soggettività più differenti, segno di quanta possibile convergenza si possa costruire sul problema.
La necessità che ogni quartiere abbia spazi dove poter vivere un tempo non mercificato, dove poter stare in un posto anche senza far niente, senza che la vita di ognuno sia costantemente messa a profitto. Firenze sembra ormai una città dove non si può più vivere senza pagare, ma è anche una città che forse proprio grazie ai circoli e alle case del popolo conosce il valore dell’autogestione e dell’inclusione verso qualsiasi categoria sociale, che siano bambini o anziani, autoctoni o forestieri. Nella volontà di riaprire insieme una casa del popolo e prendersene cura, anche ricorrendo a una pratica illegale come l’occupazione, si mostra la voglia di riprendere in mano la propria vita e di stringersi attorno a una comunità che si va formando in un momento storico particolarmente delicato per le crisi che stiamo vivendo.
Il fatto che molti abitanti del quartiere si siano dimostrati felici che il circolo abbia riaperto, mostra che la legalità passa sempre in secondo piano rispetto alla legittimità, e che per il senso comune non c’è diritto di proprietà che possa giustificare un’ingiustizia.
La politica non è quell’elite che ogni giorno approva progetti sulla testa del resto della popolazione. La politica sono le persone che ogni giorno scelgono di organizzarsi insieme per affrontare i problemi che la vita gli pone davanti quotidianamente. Al circolo del Romito in questa settimana, e forse in futuro, si proverà a costruire comunità e a cercare insieme queste risposte, con la consapevolezza della difficoltà della sfida, ma che altresì non c’è problema che le capacità delle persone che scelgono di organizzarsi insieme non possa affrontare.
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Assemblea del circolo Romito
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