Collettiva La Magni*fica: vivere, occupare, immaginare lo spazio pubblico

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Per il mio lavoro di tesi sullo spazio pubblico a Firenze, sulle realtà informali che lo attraversano, sulle pratiche di resistenza e sulla creazione di immaginari “altri”, ho incontrato la collettiva “La Magni*fica”. Chiamerò X la persona che ho intervistato. Il nostro discorso si è addentrato nelle modalità di appropriazione dello spazio pubblico (non solo fisico, ma anche sociale, relazionale e politico) da parte della collettiva queer e transfemminista, nata quattro anni fa.

DT – Come presenteresti “la Magni*fica” a chi non la conosce?

X – La collettiva Magni*fica nasce a Firenze nel 2020, a seguito di un’occupazione della palazzina di via Lorenzo il Magnifico che abbiamo chiamato Casa delle Donne di Firenze, servizio inesistente a Firenze. Abbiamo sentito l’esigenza di uno spazio queer, transfemminista, uno spazio liberato da maschi etero-cis, che si facesse carico delle esigenze di persone che avevano vissuto episodi di violenza. Dopo appena un paio di giorni c’è stato lo sgombero; abbiamo portato avanti altri due tentativi di occupazione che non sono andati a buon fine. Comunque, la collettiva ha tenuto, e da quattro anni si occupa di molteplici argomenti. Da un lato continua a costruire una realtà comunitaria per persone che – fuori dalla collettiva – vivono la marginalizzazione; iniziative anche culturali, anche rilassate come un cineforum, possono essere momenti di aggregazione, appunto. Comunque è rimasto il lato, diciamo, più esplicitamente politico. Credo che, anche nel creare uno spazio comunitario in cui le persone si sentono al sicuro, ci sia molta politica. Ci sono stati presìdi e manifestazioni, insomma, si è dato il via appunto a “Favolosk3” che poi è l’Assemblea che sta gestendo il Pride autogestito a Firenze.

La Magni*fica ha cercato e cerca di essere uno spazio per persone che sopravvivono alla violenza machista, di genere o di matrice omofoba. Questo è un altro aspetto molto importante. E da poco, insieme a “Favolosk3”, abbiamo aperto una cassa di sorellanza in cui versiamo una parte di quello che riusciamo a ricavare. La cassa di sorellanza aiuta nelle spese che possono riguardare le conseguenze di episodi di violenza personale: come le visite da professioniste della salute mentale, o un appoggio medico, o un percorso di transizione medicalmente assistito, o farmaci per la terapia ormonale, come il Sandrena, aumentato di costo del 250%, o farmaci salvavita.

DT – Quali principi portate avanti nell’azione della Magni*fica? Verso quali obiettivi?

X – Diciamo che la Magnifica è una collettiva anarchica, di principi quindi antistatali, antimilitaristi, antirazzisti, antispecisti, insomma c’è un po’ di tutto, ecco. Penso che l’obiettivo principale di Magni*fica sia aprire questa benedetta Casa delle donne e delle persone frocie a Firenze. Dal punto di vista istituzionale, qualcosa si sta muovendo: c’è comunque l’intenzione di fare una casa delle donne a Firenze. Le Zorras hanno seguito più da vicino questa situazione. Secondo noi è un progetto che non rispecchia le esigenze reali delle persone che dovrebbero accedere a questi servizi. È vero che, a quanto sembra, verrà fatta in modo che una serie di associazioni possano avere fondi per i loro progetti. Ma ci chiediamo quanto sarà efficiente nella realtà. Diciamo, quindi, che l’obiettivo forse principale della Magni*fica è proprio quello di avere uno spazio separato, dove le persone si possono sentire al sicuro, uno spazio liberato, lo ho già detto, dai maschi etero-cis.

DT – E avete già in mente quale possa essere il luogo fisico per dare attuazione a tutto ciò?

X – No, purtroppo no.

DT – All’interno della Magni*fica ci sono ruoli ben precisi, c’è una gerarchia?

X – No, essendo una collettiva anarchica non ci sono ruoli, cioè ognuno fa quello che si sente di fare, quello che ha voglia di fare. Non crediamo nelle gerarchie. Cerchiamo di scardinare in ogni modo i rapporti di potere all’interno del collettivo.

DT – Secondo te, in che direzione si sta muovendo Firenze su temi di inclusività e accessibilità. Se si sta muovendo, insomma.

X – Distinguerei due livelli: la politica istituzionale e la politica dal basso. A parte le elezioni che ci saranno a giugno, sulle quali non so come esprimermi in termini, appunto, di destra/sinistra, sul livello istituzionale notiamo un progressivo inasprimento delle misure repressive nei confronti di realtà di aggregazione, che provengono dal basso. È preoccupante perché comunque si tratta di realtà che riescono a provvedere a una serie di bisogni che le situazioni più istituzionalizzate non riescono a prendere in considerazione. Un’altra cosa che abbiamo notato è che, bene o male, vince sempre il PD, ma comunque nei fatti il nostro rapporto con la città “rossa” si risolve sempre nella repressione. La prima occupazione di Magni*fica fu sgomberata il giorno in cui venne eletto Giani, presidente regionale. Diciamo che in quell’occasione non abbiamo riscontrato un grande interesse nei confronti della costruzione di una Casa delle donne o dei temi dell’inclusività.

Quello che mi preoccupa, sul livello istituzionale, sono il pink-washing e il rainbow-washing. Si pensi al fatto che al Toscana Pride del luglio 2023, organizzato anche ad Arcigay, sono stati invitati vari rappresentanti politici. È preoccupante, perché poi sono le stesse persone che sgomberano, le stesse che stanno a capo dell’apparato securitario di Firenze: si pensi a Nardella che inaugura la Smart control room. La presenza al Toscana pride della politica istituzionale confligge con la partecipazione di persone marginalizzate, magari prive di documenti, che insomma vivono quotidianamente una realtà di abuso.

Dall’altro lato, quello della politica del basso, secondo me Firenze mostra dei segnali positivi, per ora. L’anno scorso, ad esempio, è nata una collettiva che si occupa della gestione della Pride, e di portare una Pride non istituzionalizzata anche nelle città italiane, diciamo, meno centrali. Ma i passi avanti che tentiamo di fare, in termini di inclusività, purtroppo vengono repressi, in un modo o in un altro.

DT – Quali pensi che siano i lati positivi e quelli negativi della città?

X – I lati negativi, purtroppo, mi vengono più spontanei. Uno dei problemi più grossi di Firenze è la gentrificazione, gli sfratti all’ordine del giorno, le persone allontanate dalle zone centrali. E sostanzialmente la mistificazione massiccia che vediamo, sostanzialmente voluta da Nardella, dalle istituzioni. Secondo me, anche in termini di inclusività, la situazione è problematica e rende invivibile la città, la sua parte più bella, quella che dovrebbe essere la più accessibile. Un punto di forza è, invece, la presenza di molte realtà autogestite sul territorio e il tentativo di comunicare tra vari collettivi, tra varie situazioni occupate. E anche la presenza di collettivi studenteschi, ad esempio il Collettivo Mantide di studentesse liceali. Insomma, dal punto di vista delle politiche dal basso Firenze è una città molto viva, o che comunque cerca di essere molto viva.

DT – Con quali realtà fate rete?

X – Facciamo rete con altri collettivi transfemministi e con spazi occupati della città. Recentemente è nata un’altra collettiva transfemminista, in Valdarno, si chiama Pinkabbomba: cerchiamo di avere rapporti con loro perché crediamo che nelle zone esterne alla città, dove ci sono meno centri di ascolto e forse meno possibilità di fare rete tra persone, sia molto importante che arrivino messaggi di transfemminismo.

DT – Che rapporti avete con “NonUnaDiMeno”, importante realtà transfemminista in città? E con altre realtà attive a Firenze?

X – Con “NonUnaDiMeno”, anche dopo la piazza dell’8 marzo, rimaniamo aperti sostanzialmente a un confronto. Conosciamo molte persone valide in NUDM Firenze, quindi anche se il rapporto è un po’ travagliato, esiste. Su Firenze, mi viene da pensare ai centri sociali, all’occupazione di via del Leone, all’occupazione di via Incontri. Ci piace l’Emerson. Ora mi viene da pensare a queste. Poi anche ad altre realtà, magari diverse, come Love My Way.

DT – Per quanto riguarda il modo in cui vivi, o vivete gli spazi, come persone queer, notate delle differenze tra determinate parti della città? Lo spazio urbano vi sembra omogeneo o diversificato? Come lo vivete?

X – Parlo della mia esperienza, in questo caso. Devo dire che, da quando ho conosciuto la Magni*fica, il mio senso di sicurezza è molto aumentato. Prima ho vissuto varie situazioni in cui, in varie zone della città, non ci siamo sentiti al sicuro. Vivere la città in modo comunitario, uscire con le mie sorelle, con le mie compagne, mi dà sicuramente molta più sicurezza in molte zone di Firenze. Penso anche alla stazione di Santa Maria Novella che, soprattutto in alcuni orari, non è molto facile, diciamo, da navigare, e soprattutto per una persona femminilizzata.

DT – E oltre alla stazione?

X – Altra zona difficile è quella delle Cascine. Il problema è che al posto di mettere in atto programmi di aiuto si preferisce insistere sul securitarismo. Le persone che si trovano in queste aree sono, magari, migranti con un passato di tratta che hanno vissuto violenze inimmaginabili e non hanno nessun tipo di accoglienza, nessun tipo di appoggio, né aiuto, e magari costrette a esercitare attività che li costringono in situazioni veramente pericolose, difficili. E così, al posto di programmi di aiuto, si preferisce mettere solo più polizia. Questo vale per le Cascine vale per la stazione dove ormai c’è una camionetta dei carabinieri praticamente fissa. Quando vedo la polizia non mi sento rassicurato, anzi aggrava il pericolo per persone come posso essere io: la vivo più come un’ulteriore presenza di maschi armati in un posto dove già mi sento in difficoltà.

DT – C’è una ragione particolare che vi ha portato a scegliere la sede attuale della Magnifica? Oppure semplicemente avete pensato “abbiamo trovato questo spazio qui, per ora ci va bene e teniamo questo”?

X – Noi purtroppo non abbiamo una nostra sede: manca ancora una Casa delle donne per Firenze. In questo momento ci appoggiamo a vari spazi e cerchiamo di essere presenti in vari spazi, per portare un po’ di comunità, un senso di appartenenza in varie situazioni a Firenze. Ora stiamo facendo l’assemblea di Magni*fica in via degli Incontri. Poi dobbiamo vedere dove ci porterà il vento.

 

Firenze, 21 marzo 2024

 

 

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Denise Torsello

Denise Torsello è laureanda in urbanistica presso l'Università degli studi di Firenze.

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