Luxury Resort e campi da golf in Puglia: il caso della masseria La Maviglia

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La Puglia, regione di straordinaria bellezza e di non trascurabile spessore storico, in questi ultimi anni purtroppo si segnala per essere diventata terra di saccheggio da parte di capitali finanziari e immobiliari che investono nel settore turistico, sia di massa che di cosiddetta élite.
Come se non bastassero le venefiche installazioni industriali già presenti (Taranto, Brindisi, Manfredonia, ecc.), ora è la volta della mercificazione e del degrado del locale patrimonio culturale, storico e paesaggistico.
Ci riferiamo in particolare alla rete delle masserie rurali, struttura insediativa fondante del paesaggio pugliese, e alle ampie aree agricole circostanti, banalizzate in “non luoghi” a disposizione del divertimento internazionale.

È il caso della seicentesca Masseria La Maviglia che la Ultimate Collection ltd di Nicola Cortese, “uomo d’affari” italo svizzero, vorrebbe trasformare in un “Extra Luxury resort La Maviglia”, destinato a diventare, secondo le previsioni della proprietà, uno tra i dieci migliori resort del pianeta!
La società, con sede sulle rive del lago di Zurigo, ha acquistato a dicembre del 2023 una vasta area agricola, ben 202 ettari, nel comune di Maruggio, in provincia di Taranto, situata a ridosso della linea costiera ionica, nel Parco delle dune di Campomarino, forse tra le meglio conservate in Italia. Da notare che l’estensione dell’area è ben più grande dello stesso paese di Maruggio, doppia di quella, già significativa, occupata dalla tenuta di Borgo Egnazia (vedi ultimo G7) e, se vogliamo, equivalente alla superficie del Principato di Monaco (208 ettari).

Il contesto territoriale è fortemente caratterizzato dalla presenza di boschi di ulivi secolari, di filari di vigneto “primitivo”, corredato dalla intensa trama di muretti a secco e di “pagghiare”, le tipiche costruzioni salentine in pietra a secco. Si tratta quindi di un ambito territoriale unico, morfologicamente integro, fortemente caratterizzato sia in senso agricolo che storico paesaggistico.

In questo contesto la Ultimate Collection ltd, tramite la sua controllata Ultimate Puglia srl con sede a Ostuni, ha acquistato dagli eredi della famiglia d’Ayala Valva, la masseria e il terreno circostante. L’investimento preventivato è di circa 200 milioni di euro.
La brochure di presentazione dell’iniziativa indica che nell’area sono previsti un CAMPO DA GOLF di 75 ettari e 18 buche; 70 SUITES HOTEL, ossia appartamenti da 60 a 400 mq. di cui 12 con piscina privata; 35 VILLE da 120 a 650 mq. sempre con piscina privata; 20 CAMERE GOLFER’S LODGE nella struttura della masseria; 4 RISTORANTI, ovviamente con piscina; un’area SPA di 5.000 mq. con annesse piscine riscaldate; una grande piscina principale; strutture sportive all’aperto; laghetti per giochi acquatici e, non ultimo, un BEACH CLUB PRIVATO nell’area del Parco delle dune.
Non può mancare l’eliporto per il trasporto dei luxury ospiti del resort dagli aeroporti pugliesi.
All’interno del resort sono anche previste varie attività commerciali per la vendita dei prodotti agricoli della tenuta.

Recinti e ingressi presidiati sono l’ovvio corredo di questo tipo di intervento che sembra rifarsi al modello delle gated community, vere e proprie cittadelle del lusso, ben sorvegliate e del tutto estranee al contesto territoriale e culturale in cui si trovano. Un vero e proprio organismo parassitario, avido della ricchezza territoriale sinora sedimentata, il cui impatto sulla trama delle relazioni territoriali, sociali e ambientali sarà distruttivo.
In particolare, la manutenzione dei 75 ettari di campi di gol, delle numerose piscine, laghetti e giochi d’acqua, richiederà l’impiego di ingenti risorse idriche che evidentemente saranno sottratte alla disponibilità del territorio, notoriamente affetto da cronica siccità.
In una recente intervista il sindaco di Maruggio, Alfredo Longo, sostiene che saranno utilizzate le acque reflue del vicino depuratore di Urmo, da poco inaugurato tra numerose polemiche, e che invece avrebbero potuto essere utilizzate per l’agricoltura.

Ovviamente (e in perfetta sintonia con le regole e le prassi del “colonialismo interno” tipicamente italiano) una parte significativa della comunità locale sembra accogliere con favore il progetto in cui intravede la possibilità di un riscatto da una miseria più presunta che reale e di una valorizzazione immobiliare e commerciale del territorio, quest’ultima più auspicata che effettiva in quanto la cittadella del lusso è organizzata in maniera da essere autonoma e autosufficiente.
Inoltre, pressoché unanimi sono le lodi della stampa locale (ma anche la colpevole inerzia della “sinistra”, PD in primis) nell’attesa che ciascuno possa partecipare all’affaire immobiliare o beneficiarne dei cascami

La copertura politica è molto ampia e coinvolge le amministrazioni territoriali e centrali al di là delle varie colorazioni. Insomma il progetto sembra essere ben blindato. Infatti i permessi di costruzione sono stati ottenuti a seguito dell’Autorizzazione Unica Ambientale (A.U.A.) rilasciata da una struttura governativa, la Struttura di Missione ZES UNICA sud istituita proprio per la semplificazione amministrativa degli investimenti nelle aree meridionali e l’accesso ad agevolazioni fiscali e sussidi alle imprese.
È lo stesso Nicola Cortese a ringraziare “il Governo di Giorgia Meloni e il Ministro Raffaele Fitto per aver approvato” queste misure che, secondo noi, snellendo le procedure non possono che amplificare i margini di profitto dei proponenti.

Certo, sarebbe interessante venire a conoscenza delle ragioni che hanno consentito il rilascio della A.U.A. ad una società, la Ultimate Puglia srl che dal registro delle imprese risulta essere “inattiva” ed essere stata costituita contemporaneamente alla stipula del preliminare di compravendita del 16 marzo 2023. Non sono stati assunti dei dipendenti, l’unico socio è un commercialista esperto nell’acquisizione di finanziamenti agevolati alle imprese, e in questa veste ha partecipato al convegno “Rebranding Europe” promosso dalla Loggia Europa 1444 e tenuto a Taranto l’8 maggio del 2019.

È anche vero che la masseria è da anni abbandonata e la xylella si diffonde pericolosamente. Ma non è proprio questo il motivo per superare l’ottica del turismo dei resort per soli ricchi, dozzinali “non luoghi” già abbondantemente inflazionati? Non sarebbe opportuno promuovere, in una visione ecosistemica, un progetto di risanamento territoriale, con cui riorganizzare le attività olivicole e vitivinicole, e di trasformazione della Masseria La Maviglia in un centro di ricerca e diffusione di pratiche agricole sperimentali e innovative?
Tutto ciò non potrebbe qualificare anche un’offerta turistica già presente in zona ma in malo modo amministrata?

Le agenzie pubbliche interessate e la stessa Struttura di Missione già citata dovrebbero smettere di incentivare progetti di sfruttamento e distruzione del territorio e, invece, promuovere, anche in un’ottica di partnership pubblico-privato a forte indirizzo pubblico, progetti di riconversione agro-naturalistica dell’entroterra della costa ionica.

È davvero triste dover invece continuare a constatare la spoliazione di ampi territori da parte di un’economia del saccheggio, solo finalizzata ad accumulare e moltiplicare i profitti di investitori predatori.

I margini di intervento ci sono, ciò che manca è la sola volontà politica!

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perUnaltracittà

All'opposizione in Consiglio comunale a Firenze dal 2004 al 2014, la lista di cittadinanza perUnaltracittà è poi diventata laboratorio politico per partecipare alle vertenze sul territorio e dare voce alle realtà di movimento anche attraverso la rivista La Città invisibile.

5 commenti su “Luxury Resort e campi da golf in Puglia: il caso della masseria La Maviglia”

  1. Angelo M. Cirasino

    Ora, parliamoci chiaro, la masseria è un rudere in abbandono il cui ripristino ha costi sostenibili solo da un privato molto dovizioso, e solo in vista di un uso estremamente redditizio quale quello proposto. Il terreno circostante è prevalentemente a olivi di bassa qualità (è quasi tutto olio lampante) per di più devastati da incuria, incapacità, integrazioni comunitarie, solare d’assalto e Xylella. I vincoli paesistico-territoriali imposti dal Piano Magnaghi sono stati progressivamente attenuati o si è proceduto in loro deroga specifica, con il beneplacito dei nostri amici accademici e politici, già in molti casi di sedicente interesse pubblico. È vero che lo ‘snellimento delle procedure’ fa più danni della peste ma, in un caso come questo, non possiamo dimenticare che a) siamo in regime di libero mercato b) agli enti pubblici è stata costituzionalmente imposta la parità di bilancio: possibile che tali assurdità ci sovvengano solo riguardo a simili casi pietosi? Un saluto.

    1. Tiziano Cardosi

      Dal tuo commento parrebbe ci dovremmo rassegnare a) al libero mercato, b) alla parità di bilancio. Non mi pare il caso. Per lo meno la denuncia è doverosa in attesa di un risveglio etico e culturale del paese e di chi lo abita.

  2. Angelo M. Cirasino

    In più, considerare solo “non trascurabile” lo “spessore storico” della Puglia è molto toscano e – per chi come me in Puglia c’è nato – piuttosto ingiurioso: basta consultare l’apparato conoscitivo del succitato Piano Magnaghi (PPTR della Puglia), far caso al percorso della Regina viarum (la Via Appia che congiungeva Roma a Brindisi), o pensare a dove vivessero i più antichi esemplari consanguinei oggi noti di Homo Sapiens (Delia e il figlio che portava in grembo, i cui resti rinvenuti a Ostuni risalgono a 28.000 anni fa), per realizzare che trascurare lo spessore storico della regione sarebbe un errore madornale. Non si tratta di campanilismo, si tratta di stili della percezione e della comunicazione: privilegiare la “straordinaria bellezza” rispetto al “non trascurabile spessore storico” esprime esattamente la stessa impostazione culturale di chi vuol mettere a frutto la prima ignorando il secondo.

    1. Giorgio Giallocosta

      Lo “spessore storico” non risulta subalterno alla “non trascurabile bellezza”: sarebbe forse utile un ripasso della sintassi italiana (non solo “toscana”).
      Circa lo stato di abbandono della masseria poi, comune ad altre realtà trascurate ma suscettibili di ripristini ambientalmente ed economicamente sostenibili (come peraltro si accenna nell’articolo), non legittima interventi chiaramente speculativi. Quanto poi “all’olio lampante”…
      Cordiali saluti

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