*E’ di oggi, mercoledì 2 ottobre 2024 la notizia che il Comune sta procedendo al taglio di 7 alberi (2 pini, 4 alberi e 1 acacia) assolutamente sani e di circa 60 anni per far posto a una rotatoria al Salviatino. Non rassicurano affatto le dichiarazioni dell’amministrazione che verranno sostituiti con un numero superiore di alberature alle quali ci vorranno decenni per offrire gli stessi effetti benefici in quanto a abbattimento di calore e inquinamento. (Nota di redazione)
“ Rilevata l’importanza vitale che la vegetazione arborea riveste ai fine paesaggistici, culturali ed igienico-ambientali per la città di Firenze….” Art.1
“ Tutte le piante del territorio comunale costituiscono, quale risorse straordinarie, l’irripetibile patrimonio storico-ambientale della città e come tali devono essere tutelate e mantenute in buono stato di conservazione…” Art.2
Questi fondamentali principi enunciati nel Regolamento del Comune di Firenze per la tutela del patrimonio arboreo ed arbustivo della città appaiono sovente disattesi proprio dalle autorità cittadine preposte al loro controllo e alla loro rigorosa applicazione e osservanza.
Da anni i fiorentini assistono impotenti, malgrado mobilitazioni e denunce, all’abbattimento sistematico di alberi maturi d’alto fusto, con un impoverimento della copertura arborea e vegetazionale a danno degli habitat e dell’ecosistema urbano, ma anche della tradizionale connotazione morfologica di interi tratti dei viali storici. In questi ultimi decenni, migliaia di alberi sono stati, senza appello, sacrificati a interessi privati (il parcheggio della Fortezza da Basso con la condanna dell’allora sindaco Domenici che ne è derivata) a blindati nonché controversi progetti trasportistici (il viale Morgagni e via dello Statuto per le tramvie) o a interventi di ristrutturazione urbanistica (via di Novoli spogliata totalmente di alberi) e per citare esempi più recenti ed eclatanti: il taglio ingiustificato dei pini del viale Redi ostacolato fino a che è stato possibile dai cittadini e dalla stessa Italia Nostra, così come sono stati abbattuti , malgrado la risoluta opposizione degli abitanti di Gavinana, gli alberi dell’antico podere della Mattonaia per creare un grande parcheggio e favorire l’ennesima operazione speculativa.
Il prossimo futuro non riserva affatto quel cambiamento, che a partire da un’attenta valutazione dei parametri ambientali, come la tutela e l’ulteriore valorizzazione degli spazi verdi e di naturalità, si richiede per contrastare gli effetti ormai ineludibili, del riscaldamento globale sul clima e sul grado di vivibilità della nostra città. Sempre in nome della realizzazione di nuove linee tramviarie (Piazza Libertà-Bagno a Ripoli e Piazza Libertà-Rovezzano ) a seguito di decisioni trasportistiche che eludono sistematicamente progetti alternativi meno invasivi rispetto al vecchio modello di tram Sirio e alla sua infrastruttura fortemente impattante , si procederà, come nel passato, allo sradicamento di un numero estremamente rilevante e imprecisato di alberi. Come si evince dalle planimetrie di progetto, verranno abbattuti interi tratti di filari alberati ogni qual volta essi saranno di impedimento al tracciato dei binari o per le fermate , a causa delle estese pavimentazioni a pedana che esse richiedono.
Oltre alle tramvie da segnalare, come ulteriore esempio di dissennata distruzione ambientale e naturalistica, quello della nuova strada di scorrimento veloce, prevista fra il viale Rosselli e via Pistoiese. Uno scempio che comporterà un totale sconvolgimento della configurazione storica di un lembo di territorio fiorentino collocato nel cuore stesso della città, quello relativo al canale detto Fosso Macinante, un pregiato corridoio verde contiguo al parco delle Cascine. Che per dare spazio lungo tutto il suo percorso, alla nuova sede stradale, verrà tombato e con esso verranno eliminati alberi e cespugli, tutta una folta e preziosa vegetazione ripariale ricca di vita e di biodiversità.
L’ importanza dell’albero in città
L’ albero in città, la cui rilevanza è legata sovente ai suoi lunghissimi cicli vitali, alla presenza nell’ambiente urbano che può durare decenni, e talvolta anche secoli, è in grado di instaurare rapporti continuativi con il contesto di appartenenza, connotando in modo permanente, il suo profilo ecologico e paesaggistico. L’albero, soprattutto se centenario rende riconoscibile un paesaggio, si caratterizza come una preziosa testimonianza vivente del passato, la cui importanza per le nostre radici religiosamente” tutelato e preservato. Triste e desolante è lo spettacolo di uno spazio urbano, più o meno vetusto, spogliato improvvisamente della sua cornice di piante e verde, dove viene spezzato il legame con il passato ed ogni rapporto con la natura, rendendo l’insieme più anonimo e banale. Una città, o parti rilevanti di essa come le periferie, totalmente costruita e a grande densità edilizia, dove prevale solo asfalto e cemento, senza o quasi la presenza del verde e carente di diversità biologica, non può che avere un equilibrio instabile delle sue componenti e, alla lunga, divenire un luogo inospitale per i suoi abitanti. La carenza di verde in ambito urbano e il deserto ecologico che ne consegue rappresentano dunque un’autentica minaccia per la salute psico-fisica dei suoi abitanti, destinata ad accrescersi per effetto della incombente crisi climatica e dell’alto livello di inquinamento atmosferico che attanaglia le città.
L’urgente necessità di contrastare lo stato di degrado della vita cittadina e ripristinare gli equilibri naturali indispensabili per la tutela della sua salute e per la sua futura sopravvivenza, accresce enormemente l’importanza strategica del verde: della quantità di alberi e di vegetazione che si potrà disporre per i molteplici compiti e funzioni che potranno assolvere nell’ecosistema urbano. Da un lato, per la sua valenza estetica e sensoriale che contribuisce in modo sostanziale al benessere esistenziale dei singoli e delle comunità, dall’altro, in conseguenza dell’ombreggiatura e dei processi di evapotraspirazione delle piante ( l’una, riduce con l’apparato fogliare la quantità di radiazioni solari, abbassando la temperatura, l’altra, raffredda a sua volta l’ambiente per il processo endotermico di assorbimento del calore per l’effetto congiunto della traspirazione del vapore acqueo attraverso la pianta e dell’evaporazione diretta dal terreno ), come irrinunciabile fattore di mitigazione delle ondate di calore sempre più intense e prolungate che superano spesso i 40° e nel contempo, di contenimento e protezione dalle polveri e dall’inquinamento acustico e atmosferico generato dal traffico veicolare e da tutta una vasta gamma di altre emissioni.
L’insieme della vegetazione costituisce anche un habitat naturale degli animali, tramite la quale essi popolano il tessuto urbano, contribuendo alla diversità biologica e all’equilibrio ecologico. In particolare le aree alberate, che dalla campagna si prolungano dentro le città, costituiscono preziosi corridoi ecologici fra mondo naturale e mondo artificiale, permettendo il passaggio e lo scambio di materiale genetico che arricchisce l’ecosistema urbano e ne preserva la biodiversità. Tuttavia, non esistono specie vegetali che da sole sono in grado di risolvere, gli ormai cronici problemi ambientali della città, se non si attua una progressiva riduzione del traffico automobilistico favorendo una mobilità più ecologicamente sostenibile. Gli alberi inoltre, sono a loro volta vulnerabili alle emissioni di sostanze tossiche di origine antropica, molti infatti si ammalano e muoiono di inquinamento e, le loro fitopatologie sono un prezioso indicatore ambientale in grado di segnalare quanto la qualità dell’ambiente possa essere deteriorata e pericolosa per gli stessi uomini che ci vivono.
Firenze e il suo patrimonio arboreo
La condizione del patrimonio arboreo di Firenze (circa 60.000 piante di alto fusto) risentono, per alcuni versi, della problematica situazione ambientale in cui versa la città, subendo gli elementi di nocività diffusi in area urbana derivanti dagli agenti chimici immessi nell’aria e dagli inquinanti provocati dalla congestione del traffico. Un accumulo a carico delle piante di metalli pesanti, zolfo ed azoto, deposizioni sulle foglie di materiale particellare che ne compromettono la fotosintesi, la traspirazione,
l’anatomia fogliare e i processi di crescita. Uno stress aggravato sovente da altri fattori negativi: come le strozzature d’asfalto alla base del tronco e la mancanza di sgrondi per l’acqua che ne riducono ulteriormente le funzioni vitali; come la pratica, spesso denunciata dai cittadini, di intervenire sugli alberi senza metodo appropriato con scriteriate capitozzature e massicce potature, o di effettuare scavi e scassi in prossimità degli apparati radicali; come le lesioni dovute agli scortecciamenti provocate dall’impatto dei veicoli che manovrano e parcheggiano fra gli alberi. Appare infine, un processo di sottrazione piuttosto che addizione di nuovo verde, il sostituire le consistenti alberature abbattute, piante adulte e dotate di ricca chioma frondosa, con alberi giovani collocati sovente più a ridosso del fronte delle abitazioni, (è il caso di viale Morgagni) di minore taglia e di scarsa ombreggiatura. Alberature di ripristino di minor pregio, che neanche da adulte riprodurranno la funzione estetica ed ecologica degli alberi preesistenti, con ridotte capacità sia di termoregolazione naturale del microclima che di barriera dalle polveri e dagli inquinanti.
Conclusioni
Oggi la sensibilità e l’attenzione verso la preservazione e la manutenzione del verde, appare molto più diffusa, sia a livello di singoli cittadini che di comitati e associazioni, e ogni abbattimento, non razionalmente motivato, anche di un singolo albero provoca spontanea indignazione e protesta. Si fa sempre più forte la consapevolezza di quanto decisivi e preziosi siano i servizi ecosistemici che le coperture arboree e vegetazionali interne al tessuto urbano possono fornire nello scenario del cambiamento climatico, e che per operare una autentica transizione ecologica occorre fondere urbanistica e natura, ambiti che sono sempre rimasti separati, gli uni dagli altri da veri compartimenti stagni. Il cambiamento culturale e di strategia politica che urge, non si configura però all’orizzonte e coloro che governano la nostra città non sembrano avere piena contezza dei cambiamenti epocali in corso. Essi continuano ad agire come se il problema non esistesse, andando in controtendenza rispetto alla sfida climatica e nell’indifferenza delle proteste che provengono dalla cittadinanza attiva, mettendo in cantiere interventi urbanistici e infrastrutturali di massimo impatto, che hanno un costo insostenibile e devastante in termini di distruzione del verde e del patrimonio arboreo esistente.
Appendice
L’ALBERO E’ UN ORGANISMO VIVENTE CHE SVOLGE UN LAVORO PREZIOSISSIMO, IL PLATANO PER ESEMPIO, NEL PIENO DELLA SUA MATURITA’ EFFETTUA, IN CIFRE, QUESTE FUNZIONI:
– Ogni ora produce Kg 1.710 di ossigeno senza il quale non possiamo vivere.
– Ogni ora toglie dall’aria Kg 2.350 di anidride carbonica, mortale per l’uomo e gli animali.
– Ogni ora ricambia 8.000.000 di litri di aria pulita, pari all’aria respirata da 80 persone che svolgono un lavoro pesante.
– La sua chioma formata da 600.000 foglie, con una superficie totale di 160.000 mq, trasforma la luce del sole in ossigeno e zucchero, in assenza di queste sostanze la vita non può esistere.
– La sua chioma fa diminuire l’intensità dei rumori, per noi tanto dannosi, del 30%.
– Ogni giorno libera nell’aria 600 litri di acqua da quella che ha assorbito dal terreno, con le sue radici, alla velocità di 40 metri l’ora.
– Con la sua chioma riduce la forza distruttiva del vento.
– Con le sue radici che si estendono da 500 a 800 metri, tiene ferma la terra ed impedisce le frane e le alluvioni.
Un solo albero posto in un boschetto di appena 200 metri di lato, basta per consumare tutta l’anidride carbonica prodotta da una persona in un giorno, mentre in una città, per rendere l’aria pulita dall’acido carbonico ci vogliono ogni giorno per ogni persona, 75 alberi. Due alberi sono sufficienti per dare ad una persona tutto l’ossigeno che ci vuole per vivere, invece un litro di benzina, in un’automobile di media cilindrata, brucia tutto l’ossigeno prodotto dagli stessi due alberi in un giorno. In un’ora la stessa automobile distrugge tanto ossigeno quanto ne basta per far vivere una persona per 15 giorni. In una strada di città in ogni litro di aria ci sono, insieme ai gas tossici, da 10.000 a 12.000 particelle di polvere velenosa. Con un filare di alberi non soffocati alla base dal cemento e non potati in modo selvaggio e senza criterio, in un litro di aria ci sarebbero solo da 1000 a 2000 particelle di polvere. Uccidere un albero come un platano, in pieno vigore vegetativo, per svolgere l’equivalente del suo lavoro ci vogliono centinaia di giovani alberi.
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