La destrutturazione dell’urbanistica e dell’agricoltura in Medio Oriente a dispetto dell’etica

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La distruzione dei villaggi, degli oliveti, delle fonti d’acqua: una guerra che offende l’etica ebraica.

I casi delle cittadine di Mhaibib e Aitou: un dolore immenso che dovrebbe travolgere il Mondo

Mhaibib era un villaggio, a circa 115 km da Beirut, che offriva il suo culto al profeta Beniamino, ultimo dei figli di Giacobbe, esortando alla concordia. Nonostante le proteste del sindaco il villaggio prima è stato sfollato poi è stato distrutto con i suoi edifici di culto e le sue scuole. Il tutto a dispetto del principio per cui: “Il mondo esiste solo per il respiro dei bambini che vanno a scuola (Talmud Babilonese – Shabbath 119b).

Nablus, olivi bruciati

E Aitou, un villaggio cattolico maronita, vicino a Tripoli, è stato raso al suolo; anche in questo caso il sindaco ha protestato: la fuga non ha impedito 24 morti. Tutto raso al suolo con le sei chiese cattoliche e i due monasteri cristiani. Aitou il paese famoso nell’Antichità per le foreste di querce e di cedri. Aitou, devastata nei luoghi di culto -nel 1918- dall’esercito sovietico, era sopravvissuta; oggi non più. Gli ordini sono stati eseguiti; nonostante le prescrizioni di Maimonide che scriveva nella Mishné Torah: “in una guerra non si dovranno abbattere gli alberi da frutta nell’area adiacente, né si priverà la popolazione dei flussi d’acqua e, come è detto, non distruggere alcun albero” (Deut. 20:19); non si potranno rompere gli utensili, gli abiti, non si potranno abbattere gli edifici, chiudere i pozzi o distruggere il cibo (Hilchòt Melachim 6:7-10). Invece l’ONU attesta che in Cisgiordania sono stati sradicati o bruciati almeno 600 olivi, 400 vigneti e boschi di mandorlo: una barbarie contro la vita.

Alcune piantagioni sono state militarizzate, in altre è proibito e impedito il raccolto. Si tratta di un’offesa ai simboli dell’ebraismo: l’olivo è segno di prosperità, pace e fecondità (Berakhot 57a:8) e di molti alberi si può deciderne l’abbattimento tranne nel caso degli olivi e dei fichi (Jerusalem Talmud Orlah 1:1:5). Gli ordini sono stati eseguiti nonostante i Testi che forse non sono mai stati letti: Israele è “la terra degli olivi e del miele” (Deut. 8.8). E Maimonide ricordava: “Quando ti avvicinerai ad una città per combattere contro di essa, prima le rivolgerai un appello di pace” (Deut. 20.10).

La demolizione di Aitou

Mhaibib e Aitou così come i villaggi di Gaza e della Cisgiordania non hanno avuto scampo: si è cancellata la Bibbia, si sono eseguiti gli ordini di distruzione. È vero la Bibbia ricorda le guerre di sterminio contro i Canananei e Amalek e Nethanyau -nel discorso del 28 ottobre- ha recuperato il concetto di herem o sterminio del nemico (Es. 22.19; Num. 21.2). Una forzatura della storia inapplicabile al presente. In effetti il termine significa anche solo scomunica. In realtà Saoul -per interesse personale- non portò a termine lo sterminio: “E Saoul e l’esercito risparmiarono Agag e il meglio delle pecore e dei buoi, gli animali grassi, gli agnelli e tutto il meglio, e rifiutarono di votarli allo sterminio (1 Sam. 15:9-11). Da Maimonide il pensiero ebraico è stato sempre orientato a costruire la pace: il poeta Ismail ibn Nagrela (993–1055/6) cantava “la guerra può essere eccitante, ma porta con sé sempre lacrime e tristezza”; Ismail ibn Nagrela (993–1055/6) deplorava la guerra perché comporta ogni genere di delitti; Isaac Abravanel (1437–1508) e Samuel David Luzzatto (1800-1865) asserivano che l’unica guerra possibile era quella difensiva; Abraham Isaac Kook (1865–1935) prefigurava un insediamento in Palestina solo con mezzi pacifici; Menahem Zemba (1883-1943), l’eroico rabbino del Ghetto di Varsavia, sosteneva che la Torah proibisce le guerre di aggressione mentre è giusto reagire alle persecuzioni. Il richiamo ad Amalek è fuori dall’etica ebraica medievale e illuminista.

Ora, al di là delle esegesi, resta il fatto che –dal 1994- l’IDF ha un codice etico che al punto 5 riconosce “l’estrema importanza del valore della vita umana”; al punto 6 garantisce il rispetto della “dignità umana”; al punto 8 si stabilisce “il diritto a disobbedire agli ordini illegali”. “The Spirit of IDF” è stato rivisto nel 2000, ma la sostanza non è cambiata ed è palesemente non rispettata.

Con chiarezza: dinanzi alla distruzione di città e villaggi con gravi danni umani e ambientali i Testi religiosi e Codici militari obbligano il Mondo a urlare il proprio dolore affinché Nethanyau fermi i massacri.

www.pieromorpurgo.com

Riferimenti:

Rav. R. La Rocca, Guerra e Pace, https://morasha.it/guerra-e-pace/

N. Solomon, Judaism and the ethics of war, 87 (2005), “International Review of the Red Cross”, 295-309

in https://www.academia.edu/20761397/Judaism_and_the_ethics_of_war

E. Farge, UN says Israeli settlers cut down olive trees in ‘war-like’ West Bank campaign, https://www.reuters.com/world/middle-east/un-denounces-israels-use-war-like-tactics-west-bank-2024-10-18/

I. Kouachi, War has destroyed 75% of olive trees in Gaza: Palestinian authorities, https://www.aa.com.tr/en/middle-east/war-has-destroyed-75-of-olive-trees-in-gaza-palestinian-authorities/3367384

Olives, https://www.sefaria.org/topics/olives?sort=Relevance&tab=sources

Mazin B. Qumsiyeh, Impact of the Israeli military activities on the environment, (2024), “International Journal of Enviromental Studies”; https://doi.org/10.1080/00207233.2024.2323365

IDF codice etico

https://www.idf.il/en/mini-sites/our-mission-our-values/

https://www.jewishvirtuallibrary.org/ruach-tzahal-idf-code-of-ethics

https://en.wikipedia.org/wiki/IDF_Code_of_Ethics

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Piero Morpurgo

Piero Morpurgo (1955), ha conseguito: la laurea magistrale in storia medievale, la specializzazione in storia medioevale e moderna, il dottorato in storia medievale, il master in informatica e scienze umanistiche, la laurea sulla guida didattica alle biblioteche digitali; studioso del pensiero politico scientifico medievale e moderno in L’Armonia della Natura e l’Ordine dei Governi e in Cortesie e veleni si è occupato delle relazioni tra etica ebraica e sistemi politici; è responsabile del settore storia della scuola di “Professione Docente”, collabora con “La città invisibile”.

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