Quella che stiamo vedendo all’opera sulla costa toscana tra Pisa e Livorno è alta scuola, ma un’alta scuola di quelle che mai vorremmo vedere.
Proviamo qui a spiegare in cosa consiste e perché la definiamo così, a partire da chi è coinvolto: si tratta di cittadine e cittadini che chiedono il rispetto del diritto fondamentale alla salute, associazioni, movimenti e organizzazioni politiche che le/li sostengono, istituzioni politiche e tecniche che in teoria dovrebbero contribuire strutturalmente a garantire quel diritto. Parliamo innanzitutto delle amministrazioni comunali di Pisa, Livorno e Collesalvetti, dell’ASL Nordovest e dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (ARPAT).
Cittadine e cittadini ormai già da diversi anni lamentano maleodoranze provenienti dall’area industriale e portuale di Livorno: hanno scritto agli organi competenti, hanno manifestato insieme a movimenti e associazioni come le Magliette Bianche, Livorno Porto Pulito APS ed altri.
Alcune e alcuni rappresentanti nei consigli comunali hanno raccolto la loro chiamata e hanno presentato interpellanze, richieste di audizioni, mozioni nei consigli comunali: a Pisa la coalizione Diritti in comune, a Livorno Buongiorno Livorno, Pap, 5 Stelle, nonché il raggruppamento della Sinistra di Collesalvetti.
A Pisa, dopo diversi passaggi istituzionali, Diritti in comune ottenne – nel settembre del 2020 – una riunione di Commissione in cui emerse che non erano disponibili dati certi in merito all’inquinamento dell’aria ma che era chiaro che l’area industriale di Stagno e le attività condotte dalle navi nel porto di Livorno erano all’origine del fenomeno, di cui non era possibile ancora valutare l’eventuale pericolosità.
Un primo dato piuttosto preoccupante a fronte del quale, nell’occasione, gli stessi rappresentanti di ARPAT sottolinearono che era necessario che le amministrazioni si facessero parte attiva per riuscire ad ottenere una conoscenza approfondita e una valutazione chiara di quanto avviene. In parole povere questo significa che i Comuni dovevano agire in modo sistematico sul piano politico nei confronti di tutti gli enti competenti, ma anche che dovevano stanziare risorse di bilancio per condurre adeguate campagne di monitoraggio. Eppure, nonostante le sollecitazioni molto chiare di ARPAT, non succedeva nulla.
Da qui l’idea delle organizzazioni politiche che avevano raccolto l’appello della cittadinanza: se l’inquinamento e i danni alla salute non si fermano ai confini amministrativi, perché non unire le forze e agire in modo concertato per rafforzare la voce della cittadinanza? Si decise quindi di presentare mozioni gemelle per ottenere la convocazione di una commissione congiunta ambiente e territorio dei tre Comuni. Allo stesso tempo, si scriveva alle Prefetture, anche in questo caso lettere gemelle. Cittadine e cittadini, movimenti e associazioni, intanto continuavano a manifestare per tenere alta l’attenzione pubblica.
A settembre 2022 (erano già passati almeno 3 anni dalle prime denunce) venne approvata a Collesalvetti la prima mozione che chiedeva la riunione dei tre comuni, e a ruota questo avvenne anche a Pisa e a Livorno. I consigli comunali sembravano reagire molto positivamente alla proposta, con votazioni che ottennero anche l’unanimità o comunque larghe maggioranze. A Pisa la Prefetta ricevette Diritti in comune che le consegnò un ampio dossier sulle denunce di cittadini e cittadine, rilevò la necessità di avere un quadro conoscitivo completo e aggiornato e chiese che il Governo, a partire dal Ministero della Transizione Ecologica, aprisse subito un tavolo con la Regione, i Comuni di Pisa, Livorno e Collesalvetti, la Capitaneria di porto e gli altri enti competenti con l’obiettivo di affrontare la situazione, intraprendendo anche un’azione nei confronti delle imprese che operano a Stagno e che, come evidenziato anche da ARPAT, in certi casi non erano collaborative.
In questi anni però le maggioranze che governano i Comuni hanno avuto ben poca intenzione di dare seguito alle mozioni approvate. Ogni volta, per una ragione o per un’altra, la convocazione delle commissioni congiunte è slittata. Compresa l’allerta meteo arancione di qualche mese fa. La sensazione era comunque quella di un atteggiamento di scarsa proattività da parte di chi governava i comuni. Si trattasse di centro-destra o di centro-sinistra, nessuna voglia di affrontare di petto un problema sanitario così importante. Le cose si sono trascinate così fino alla riunione del 18 novembre di quest’anno. Queste le proposte congiunte delle sinistre e delle liste civiche all’opposizione nei tre comuni:
- aprire ufficialmente e in forma permanente un confronto tra tutti gli enti interessati a livello locale, regionale e nazionale coinvolgendo anche le realtà potenzialmente responsabili degli inquinamenti e delle maleodoranze;
- promuovere una discussione pubblica approfondita e trasparente con la cittadinanza nei tre comuni;
- trovare le risorse perché vengano realizzate adeguate campagne di monitoraggio in tutte le aree interessate dalle emissioni.
Nonostante le procrastinazioni infinite che c’erano state, abbiamo partecipato all’incontro sperando che dopo due anni di ritardo, che si sommano ai precedenti tre, tutti i membri delle tre commissioni si fossero documentati adeguatamente. Bene, a parte che nessun rappresentante della Giunta pisana ha ritenuto necessario farsi vedere – il che la dice lunga su quanto il sindaco Conti prenda sul serio il suo dovere di tutore della salute – lo stesso atteggiamento è stato clamorosamente tenuto anche da ARPAT, attore fondamentale del processo di valutazione e risanamento delle gravi situazioni di criticità. Non basta: il livello medio degli interventi si è rivelato di bassissimo valore rispetto alla complessità e profondità delle materie da affrontare. I membri delle formazioni che avevano fortemente voluto la riunione hanno elencato i temi, ciascuno meritevole di attento approfondimento.
Si è citato lo Studio Sentieri, che anche nella sua ultima edizione conferma che il SIN/SIR di Livorno e Collesalvetti continua a far registrate eccedenze di mortalità connesse all’inquinamento per le attività pregresse o attuali del petrolchimico e del porto.
Si sono ricordate le bonifiche decise da molti anni e mai neanche iniziate, nonostante i suoli (e forse le falde acquifere) siano abbondantemente contaminati da idrocarburi.
Si è citata la falsa soluzione ecologica della progettata bioraffineria, che causerà danni ambientali non solo a livello locale (traffico incrementale di veicoli e navi, creazione di rifiuti maleodoranti da smaltire) ma anche a livello globale (le coltivazioni necessarie a produrre le cariche “biologiche” stanno già devastando colture alimentari o territori boschivi in tutto il mondo). Col forte sospetto che mancate bonifiche e realizzazione della bioraffineria siano strettamente legate in un unico disegno: fare la seconda e non fare le prime.
Si è affrontato il tema della Darsena Europa, mostro logistico destinato a sconvolgere il litorale pisano e la vita marina di Marina di Pisa, Tirrenia, Livorno (fino a Calafuria), tra l’altro col rischio di disperdere microparticelle tossiche (contenute nei 15 milioni di metri cubi estratti dai fanghi del porto di Livorno) nella catena alimentare.
Si è chiesto l’avvio di studi epidemiologici nell’area interessata e, nuovamente, l’istituzione a Livorno del registro tumori.
Di fronte a questa corposa lista di argomenti e di azioni urgenti, i relatori appartenenti alle forze delle tre maggioranze consiliari hanno brillato per tartufismo e inconcludenza. Non una data per la prossima riunione, nessuna formazione di sottogruppi tematici per sviscerare seriamente gli argomenti. Il refrain comune è stato “abbiamo avviato processi, vedremo, faremo”. Come se la salute dei cittadini rientrasse nella responsabilità di qualcun altro.
E quando qualcuno, dal pubblico, ha provato a commentare un’affermazione secondo cui “a detta di ARPAT va tutto bene” ci è stato detto che gli interventi non erano previsti e che per parlare bisogna prima “farsi eleggere”. Tesi non nuova per i rappresentanti delle maggioranze consiliari, anche di centrosinistra, che ben sintetizza la vacuità e probabilmente la malafede con cui si pretende di rappresentare le esigenze vitali delle persone.
Una possibile sintesi della situazione è quanto ha dichiarato la sindaca di Collesalvetti, informandoci che la bonifica (parziale) della pista ciclabile di Stagno avverrà con i soldi pubblici. Si tratta di un impianto sportivo realizzato sopra un terreno usato anni prima per smaltire rifiuti industriali. Qualcuno così facendo ha realizzato i suoi profitti, ma a pagare saranno sempre e comunque i cittadini. In ogni caso aver ottenuto questa riunione, per quanto faticoso, è stato un passo importante, perché non si può più far finta di nulla. Se qualcuno pensa che a questo punto la strada finisca qui, si sbaglia. E una piena e forte partecipazione, ben oltre quella soltanto di chi siede nei consigli comunali, è un obiettivo prioritario e strategico.