Pensa globalmente, agisci localmente. Si potrebbe recuperare il vecchio slogan del “movimento dei movimenti” per definire che cos’è, da dieci anni a questa parte, La Città Invisibile, un raro esempio di giornalismo civico e politico, una rivista online radicata nella città di Firenze ma “pensata” su scala globale, cioè tenendo presenti gli scenari allargati, le tendenze di fondo. Locale ma non localistica. Dieci anni di vita, che sono in verità venti, perché la rivista e il Laboratorio politico di cui è parte sono sì nati nel 2014, ma non esisterebbero senza la precedente esperienza della lista politica cittadina perUnaltracittà, attiva a Palazzo Vecchio fin dal 2004 con Ornella De Zordo, consigliera comunale che aveva inteso il suo compito in senso ampio: fare opposizione nel Salone dei Dugento, ma essere anche strumento di conoscenza di quel che avviene in città, dentro il Palazzo, ma anche fuori, nella vita reale.

In una città chiusa, gestita da circoli di potere poco trasparenti, con una classe politica poco propensa a favorire la partecipazione dei cittadini, circola poca, pochissima informazione. A Firenze si discute davvero poco, prima di decidere su questioni anche importanti, e non si ricordano ampi, strutturati, democratici dibattiti sulle scelte strategiche della città. Né il giornalismo “ufficiale” è mai stato capace di incalzare a dovere i poteri locali – come avviene, del resto, un po’ in tutta Italia. Perciò la lista di cittadinanza perUnaltracittà è stato uno strumento sia politico sia, in senso lato, giornalistico: diffondeva informazioni, scopriva carte nascoste, le metteva a disposizione dell’opinione pubblica. È stato quindi naturale, alla fine dell’esperienza consiliare, partire con un nuovo progetto: un Laboratorio politico (non più una Lista) e una rivista online, per l’appunto La Città Invisibile. Sia chiaro, si trattò di un azzardo, o almeno del classico lancio del cuore oltre l’ostacolo: pochi nel 2014 avrebbero scommesso sulla possibilità di tagliare il traguardo dei (primi) dieci anni, perché non è facile tenere insieme un collettivo, e semmai allargarlo, senza più avere una voce in consiglio comunale.
Ma La Città Invisibile, proprio puntando sul tema dello svelamento, rendendo quindi note e visibili le verità nascoste, ha tenuto fede al suo nome: è riuscita a mostrare quella città che si vorrebbe tenere invisibile, perché il potere preferisce agire nell’ombra. E ha reso visibili gli invisibili: gli esclusi, i poveri, le voci critiche, i sognatori, quelli che già vivono in una società di giustizia, prefigurazione di un mondo nuovo.
Oggi, chi volesse raccontare la storia di Firenze degli ultimi dieci, venti anni, cogliendo le tendenze di fondo, gli interessi prevalenti, gli indirizzi politici concreti (non quelli dichiarati) non potrebbe prescindere dall’archivio de La Città Invisibile. La mercificazione del centro storico, l’abbandono delle periferie, il cedimento all’industria pesante del turismo, l’inquinamento, l’asservimento alla logica perversa delle Grandi Opere inutili e dannose, gli effetti disgregativi e antisociali della retorica sul decoro e la sicurezza, lo scivolamento delle varie amministrazioni di centrosinistra sul terreno tipico delle destre, sono fenomeni ampiamente documentati nelle pagine della rivista, nelle inchieste, nelle analisi, negli ebook prodotti in gran numero in questi dieci anni.
Possiamo ben dire che la città ufficiale, quella che racconta sé stessa e che viene raccontata dai grandi media, è una città fittizia, più immaginaria che reale: la Firenze città della cultura, della bellezza, dell’alta qualità della vita per tutti, della buona amministrazione. Questo è uno stereotipo ancora radicato e nasconde una realtà ben più fosca, il profilo cioè di una città che vive nel culto del proprio passato ma che ha perso la sua vocazione popolare, lo slancio internazionale, una certa attitudine a essere luogo dell’accoglienza, del dibattito, della prefigurazione di scenari nuovi. La Firenze dei partigiani, dei La Pira, della tenace classe operaia, degli intellettuali capaci d’essere voci originali nel panorama nazionale è diventata un mito, evocato per coprire il vuoto e il provincialismo del presente.
Una Firenze diversa tuttavia esiste: vive fuori dai canali ufficiali, non è raccontata dai media più diffusi, è snobbata o vissuta con fastidio dagli abitanti del Palazzo. È la Firenze che sa dire no quando serve, che promuove giustizia e solidarietà, che agisce localmente ma pensa globalmente. Magari è una città che resterà sempre nell’ombra, schiacciata dagli interessi prevalenti, ma intanto esiste, e il futuro – chissà – potrebbe sorprenderci. La Città Invisibile, nel suo piccolo, sta facendo la sua parte, e può darsi che un giorno le sarà riconosciuto di avere svolto un ruolo cruciale nella storia popolare della città. Intanto è un esempio di impegno civico e di “attivismo giornalistico”, ossia di attivismo che produce informazione di qualità (e viceversa).

Lorenzo Guadagnucci

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