Livorno: un ospedale più piccolo, nel posto sbagliato (3)

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Durante la campagna elettorale appena conclusa a suo favore, il Sindaco uscente e riconfermato ha dichiarato che a lui non interessava minimamente DOVE far costruire il nuovo ospedale, purché venisse fatto.

Un’affermazione che fa finalmente chiarezza sul suo ruolo nella nota e dibattutissima vicenda, perché il DOVE, in questo caso, decide anche della QUALITA’ dell’offerta sanitaria alla cittadinanza. Un sindaco che ne avesse davvero cura DOVEVA LUI scegliere per il meglio, ascoltando le richieste e le perplessità che gli venivano rappresentate dal suo popolo, anziché eseguire passivamente le decisioni prese a Firenze, intese come Regione e addentellati urbanistici vari.

A ben vedere, tutta la questione molto articolata e complessa del progetto di ospedale nel Parco Pertini si riassume nell’aver acconsentito a realizzare una struttura limitata e limitante dal punto di vista sanitario.

Parliamo di una superficie di tre ettari e mezzo contro gli undici del complesso attuale (che verrebbe abbandonato o distrutto) e 530 posti letto contro i 630 previsti per legge. Una collocazione che in compenso ridurrebbe gravemente la fruibilità di un prezioso parco pubblico, uno dei rari luoghi di aggregazione e di verde della nostra negletta città.

Da quattro anni, tanti cittadini e cittadine stanno provando a dire che Livorno, terza città della Toscana, ha bisogno di un grande ospedale per le esigenze del suo territorio urbano e provinciale. Un intervento integrato che recuperi pienamente la funzionalità dei padiglioni attuali, con l’aggiunta di una nuova struttura sanitaria da erigere al posto degli edifici a ridosso di Via Gramsci (che sono fatiscenti e non tutelati dalle Belle Arti).

Abbiamo provato a sostenerlo in ogni modo, anche attraverso vari processi cosiddetti “partecipativi”, nei quali l’unica cosa che non poteva essere discussa era proprio la più importante: dove costruire il nuovo ospedale.

Abbiamo provato a ridare alla cittadinanza ciò che le spetta: la facoltà di scelta attraverso due referendum, uno abrogativo e l’altro propositivo. Ci sono stati negati con motivazioni giuridicamente e politicamente inaccettabili, che si riassumono nel mantra “abbiamo deciso così”.

Una decisione in realtà calata da fuori Livorno (la Regione e l’ “Azienda” Sanitaria USL Nordovest) che ha stravolto nel giro di una notte gli impegni presi dal dott. Salvetti prima delle elezioni del 2019, localizzando cioè la nuova struttura non più in Viale Alfieri ma dentro il Parco Pertini.

I rendering mirabolanti e fantasiosi come quello in foto, diffusi a lungo senza mai neanche rendere noto il previsto Progetto di Fattibilità Tecnico ed Economica, hanno letteralmente dipinto un ospedale di dimensioni ridotte, da collocare al posto di un grande anfiteatro dove giocano da decenni i bambini livornesi.

E anche al posto di alberature preziose per la salute dei residenti e dei degenti: 40.000 metri cubi di fogliame da abbattere, che si pensa di “compensare” con ripiantumazioni improbabili e qualche praticello.

In quale spazio? Dove adesso sorgono edifici di recente costruzione (Pronto Soccorso, Terapia Intensiva, Piastre operatorie, Elisoccorso). Strutture perfettamente funzionanti, costate alla collettività fra i 30 e i 40 milioni di euro, che dovrebbero essere demolite per far posto proprio al verde tagliato nel Parco Pertini.

Assurdo, vero?

Chi ci guadagna in tutto questo è sicuramente lo studio progettista vincitore (fiorentino così come l’Assessora all’Urbanistica) premiato con un milione e trentatremila euro indipendentemente dalla sua reale realizzabilità in termini tecnici ed economici (e i dubbi sollevati sono molteplici da entrambi i punti di vista).

Nel frattempo, il grande Ospedale attuale, potenzialmente in grado di garantire posti letto ed un’offerta sanitaria finalmente adeguata alle necessità, viene lasciato colpevolmente decadere, senza le manutenzioni e le ristrutturazioni necessarie da tempo.

E senza immediati interventi la prospettiva certa è privare la cittadinanza di cure adeguate, in attesa che – eventualmente fra dieci anni – la nuova struttura diventi operativa.

Di fronte a questo scenario, il candidato alla rielezione non può uscirsene dicendo che per lui l’ubicazione scelta da Firenze era ed è indifferente: spetta alla sua carica fornire ai cittadini la soluzione migliore.

Forse la sindrome è sempre la stessa: le responsabilità sono sempre di altri.

Non a caso, in una riflessione più generale nel corso del dibattito citato, il dott. Salvetti ha voluto additare gli ultimissimi governi in carica come autori dei tagli alla Sanità Pubblica.

Ha dimenticato, intenzionalmente o meno, i 28 miliardi di euro sottratti dai governi Letta, Gentiloni e Renzi, che hanno finito per ingrassare la sanità privata. Così come accadrebbe a Livorno contraendo ulteriormente, anche con questo progetto, l’offerta sanitaria pubblica.

Sono tagli perpetrati da quello stesso Partito Democratico che adesso qui da noi ha voluto riconfermare il sindaco uscente.

Incapacità di valutare gli impatti o lucida strategia?

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