Con la cosiddetta “riforma” Franceschini i manager assunti a gran prezzo sono in realtà privi di qualsiasi autonomia, in quanto tenuti in pugno dal Ministro per le scelte progettuali e soggetti al Consiglio di amministrazione per gli impegni di spesa. Quindi la politica e gli interessi dei grandi gruppi economici privati decidono ormai la sorte del nostro patrimonio culturale. In tutto questo la tutela è solo un ostacolo da eliminare.

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