Ecco i dati (pessimi) dell’Autorità Idrica Toscana su Publiacqua. Perché allora la proroga?

La proroga della concessione a Publiacqua votata dalla giunta comunale di Firenze non ha giustificazioni, soprattutto dopo aver letto i dati che emergono dalla relazione annuale Autorità Idrica Toscana per l’anno 2017, da cui si evince una gestione inadeguata e fallimentare.

Leggendo i dati preoccupanti che emergono dalla relazione AIT, Publiacqua risulta in una pessima classe di appartenenza per tutti gli indicatori di qualità tecnica tranne che per lo smaltimento dei fanghi.

Si ritrovano standard bassissimi per perdite idriche, qualità acqua erogata, qualità acqua depurata, adeguatezza fognature e interruzioni del servizio.

La percentuale delle perdite è del 48% (come si legge a pag.19 dell’appendice alla relazione annuale). In questi anni abbiamo assistito ad un progressivo peggioramento. Basta considerare che il consumo medio di ogni utente è di 69 mc e che le perdite stimate ad utente sono di 54,54 mc fra rete e acquedotto, un dato allarmante se ci si rende conto delle quantità d’acqua di cui si parla.

Ma andiamo a vedere la qualità tecnica raggiunta da Publiacqua nel 2017 considerando un range che va dalla classe A, quella ottimale, fino a C,D, o E.  

  • Perdite idriche – Classe di appartenenza D, (penultima classe)
  • Qualità dell’acqua erogata Classe di appartenenza D, (penultima classe)
  • Qualità dell’acqua depurata Classe di appartenenza D, (classe peggiore
  • Interruzioni del servizio Classe di appartenenza C, (classe peggiore)
  • Adeguatezza sistema fognario Classe di appartenenza E, (classe peggiore)

Per quanto riguarda gli indicatori delle qualità contrattuali, su circa 30 parametri rientra nella classe “E”, cioè la peggiore per: pronto intervento, appuntamenti, comunicazioni, misuratori, preventivazione, sportelli, tanto da aver accumulato ben 1.662 milioni di penali nel periodo  2014/2016.

Inoltre, mentre Il Sindaco dice che non ci saranno aumenti, l’Autorità Idrica Toscana riporta che Publiacqua può applicare incrementi tariffari massimi del 8,5%; e infatti nel 2017 abbiamo avuto un incremento del 2,5%.

Soffermandosi sull’aspetto lavorativo notiamo che l’organico continua a diminuire da 608 lavoratori nel 2016 a 602 nel 2017 di cui: 4 Dirigenti, 18 Quadri, 305 impiegati e 247 operai più 32 interinali. Lo scostamento non ha coinvolto i vertici, perché si registrano meno 5 operai rispetto all’anno precedente e meno 4 impiegati, mentre sono aumentati gli interinali di 3 unità; ricordiamo che abbiamo 7 addetti per ogni milione di mc fatturati nel 2017, dato più basso in Toscana,  e che Publiacqua gestisce 6.715 km di rete idrica (erano 7.163 km nel 2016) e 3.633 km di fognatura (erano 3.700 km nel 2016).

Insomma, dati alla mano non troviamo giustificazioni per questa proroga né per le bollette costose che come utenti ci troviamo a pagare visto i pessimi standard riportati.

Quanto alla ripubblicizzazione dell’acqua sbandierata dal sindaco Nardella, non si può rendere pubblica l’acqua attraverso una holding, forma giuridica che consente che dall’acqua si ricavi profitto. Notare che i dividendi sono sempre molto alti per i soci, per il comune di Firenze sono di circa 4 milioni di euro all’anno, aumentati puntualmente dall’assessore Perra che per due anni consentivi (2016/2017) ha richiesto un incremento dei dividendi complessivi per tutti i soci da 16 milioni a 18,500 milioni in sede di assemblea dei soci, ovvero un incremento di 2,500 milioni. Quest’anno l’utile complessivo è di ben 24.740.073 euro. Eppure, come già scriveva perUnaltracittà più utili fa Publiacqua e meno guadagnano i lavoratori!

La gestione pubblica è possibile solo se si smette di lucrare sull’acqua, quindi non con una holding. Nessuno ci regala nulla, infatti la voce Foni nelle sulle nostre bollette indica le anticipazioni in tariffa per gli investimenti. Ma anche quest’anno non abbiamo rassicurazioni circa la rimozione delle tubature di amianto o in cemento amianto, promessa dopo la mobilitazione della campagna No Amianto Publiacqua lanciata nel 2014 da organizzazioni, associazioni e movimenti con l’obiettivo di chiedere l’eliminazione dei 225 km di tubature potenzialmente pericolose che fanno parte dall’acquedotto che serve Firenze, Prato, Pistoia e Medio Valdarno. Con una raccolta capillare sui territori che ha raccolto circa 5.000 firme.

*Miriam Amato