Ci dicono che il turismo, la valorizzazione dei prodotti locali, dalle ricette culinarie ai palazzi del centro storico, portano ricchezza, non ci dicono però A CHI va questa ricchezza. Non di certo ai lavoratori che del turismo reggono l’enorme meccanismo. C’è un silenzio assordante, anche e soprattutto in questa città, sulle condizioni di lavoro che si vivono nel settore turistico.
Parliamo di un rimosso enorme, di condizioni di lavoro strutturalmente peggiori non solo rispetto a quelle che si vivono in Europa, ma rispetto a quelle che si vivono negli altri settori. Nel 2015 più di un contratto su tre nel turismo è a termine – contro il 13% nel totale dell’economia – con un ricorso altissimo ai vecchi voucher e al lavoro a chiamata. Questa situazione non si verifica solo nelle piccole aziende, tipiche del settore, dove è più diffusa l’evasione contrattuale, ma anche dentro realtà multinazionali come Eataly, che a Firenze come altrove ha aperto il suo negozio utilizzando per la maggior parte lavoratori a tempo determinato o interinali, come modo per garantirsi un controllo maggiore sui propri dipendenti.
Se tra il 2008 e il 2015 il lavoro part time in Italia è passato dal 14 al 18%, nel turismo è passato dal 25 al 34%, crescendo molto più velocemente che altrove. Chiunque abbia lavorato nel settore sa cosa questo comporti: spesso un rapporto part-time maschera in realtà un rapporto full-time solo in parte contrattualizzato. Ti assumo a 15 o 20 ore, ma te ne faccio lavorare 40-50, anche 60 a settimana, pagando così 1/3 dei contributi dovuti.
Infine, nel turismo è altissimo il ricorso allo stage, cioè al lavoro gratuito o quasi gratuito. Nel 2014, ossia prima dell’introduzione dell’alternanza scuola lavoro obbligatoria, il 15% di tutti gli stagisti d’Italia lavorava nel settore turistico, circa 51.000 persone private di ogni diritto e salario (o pagate con un salario miserrimo), con la scusa della formazione, mentre già il governo Monti nel 2011 aboliva la possibilità di svolgere un regolare apprendistato per gli under 18, togliendo ad esempio agli studenti dell’alberghiero la possibilità di essere assunti durante la stagione con contratti regolari.
Lottare si può!
Lo sfruttamento nel turismo si sviluppa in un tessuto fatto di piccole aziende, dove è più difficile che i lavoratori riescano ad organizzarsi. Nei retro-bottega dei ristoranti o dei negozi di Firenze si consuma quotidianamente una massiccia evasione contrattuale, che non viene contrastata da controlli inadeguati e spesso già “previsti”.
Eppure lottare si può. Nel 2017 abbiamo aperto nel centro di Firenze la Camera popolare del lavoro, che ha attivato uno sportello legale gratuito al quale qualunque lavoratore e lavoratrice può rivolgersi per avere assistenza e trovare un apporto umano, sindacale e politico, e da gennaio avvieremo una campagna di lotta e di organizzazione, luogo di lavoro per luogo di lavoro, per far conoscere ad ognuno i propri diritti!
Non è vero che non si può fare niente, il futuro non è scritto!
Potere al Popolo – Firenze
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