Quartiere 2 a Firenze, tristi cronache di periferia. Puntata 1: l’Ostello di Villa Camerata

Assistiamo a continue trasformazioni e privatizzazioni del centro storico di Firenze, che per l’espulsione dei suoi abitanti, ormai si caratterizza in tremendi vuoti di vita civile e sociale, quale esito di un processo di turistificazione spinta che ne fa, sempre più, un luogo esclusivo per ricchi e super ricchi, o di un invadente, onnipervasivo turismo di massa. E’ un modello di città, dominato dalla monocultura turistica e dagli interessi ad essa legati, che l’attuale amministrazione si ostina a perseguire, malgrado i suoi rilevanti costi sociali e ambientali e la sua intrinseca fragilità economica, palesemente evidenziata dall’epidemia del SARS-CoV-2.

Se, dunque, la città storica si sta configurando come un tessuto dai forti connotati antisociali e classisti, anche in periferia, nella fattispecie nel Quartiere 2 del Comune di Firenze, si paventa il rischio della perdita o della radicale trasformazione di importanti e significative strutture e aree pubbliche.
Questo sia per effetto della ricorrente spirale di dismissione-vendita-privatizzazione (come nel caso del magnifico ostello di Villa Camerata), sia per cause riconducibili a precise scelte politiche dell’amministrazione comunale (ad esempio nella chiusura della storica casa del popolo Andrea del Sarto e nella prospettata totale privatizzazione gestionale del Nelson Mandela Forum, o per la problematica costruzione in area San Salvi di nuovi edifici scolastici).
Approfondiamo ciascuno di questi interventi.

Ostello di Villa Camerata
Villa Camerata, immersa nel folto verde alberato, all’interno di un parco prospiciente al Salviatino, è un edificio storico il cui impianto originario risale agli inizi del XV secolo, di proprietà della famiglia Ridolfi Calzolai. Fino al 2019 ha ospitato per decenni, l’Ostello della Gioventù, uno tra i più antichi e rinomati, e molto capiente (con ben 300 posti letto ), che ha visto la presenza di intere generazioni di giovani di tutti i paesi che si sono incontrati anche sotto il segno di un turismo intelligente, inteso come esperienza e conoscenza formativa. Un turismo sociale e internazionale promosso da queste strutture che facevano capo all’Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù (AIG), un Ente Morale e Assistenziale a carattere nazionale e senza scopo di lucro, e che rendevano accessibile, a basso costo, la loro fruizione da parte di comitive di studenti e di giovani con limitate possibilità economiche.

Purtroppo negli ultimi anni l’AIG è entrata in crisi ed è fallita, investendo la stessa gestione dell’Ostello di Villa Camerata impegnato ad assolvere dal 2015, oltre a quella ricettiva, anche ad un importante programma di accoglienza e inclusione sociale, coinvolgendo ben 96 richiedenti asilo; la crisi, dunque, ha comportato prima la sospensione degli stipendi dei dipendenti, poi il loro licenziamento con la definitiva liquidazione dell’albergo.

La chiusura di diversi Ostelli storici, in tutta Italia, di un modello di offerta turistica solidale e a basso costo, vicina ai giovani e studenti, e alternativo a quello dominante legato ad un’industria consumistica e di rendita speculativa, sembra dovuta a più fattori: sia per il dilagare della concorrenza dei B&B, quelli stessi che stanno causando le gentrificazione dei centri storici, sia per una inadeguata gestione nazionale, troppo centralizzata dell’AIG, sia infine anche per il disinteresse del potere politico nel sostenere questa pregiata rete di servizi, non solo come realtà economica e occupazionale, ma anche come patrimonio di accoglienza e di ospitalità con forti implicazioni di carattere civile e culturale. Dopo la chiusura, il Demanio in qualità di proprietario della Villa, ha messo in vendita il pregiato e storico complesso edilizio con il suo parco-giardino per un prezzo di 7 milioni e 450 mila euro.

L’ennesima operazione, dunque, palesemente contraria agli interessi generali, di alienazione e privatizzazione di un gioiello del patrimonio pubblico, compromettendo definitivamente ogni possibilità di una sua rinnovata valorizzazione sociale e collettiva e, come sarebbe auspicabile nel caso dell’Ostello di Villa Camerata, di un recupero legato alla preziosa funzione che ha svolto per oltre mezzo secolo.