Metamorfosi di Emanuele Coccia

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 ‘Come gli insetti depongono il loro vecchio corpo e annunciano un nuovo modo di vita, così gli uomini devono deporre il loro vecchio modo di vita per adottarne un altro’, […] ‘gli insetti sono maestri della metamorfosi…non sono nati con questo talento, ma hanno saputo fabbricarselo nel corso di millenni’.  Immagini di Metamorfosi l’ultimo libro del filosofo Emanuele Coccia, già pubblicato in francese nel 2020. L’autore che insegna all’École des Hautes Études en Sciences Sociales (EHESS, Parigi), ha scritto fra l’altro, La vita delle piante (2016), Filosofia della casa (2021).

Metamorfosi muove da un’idea molto semplice: la vita di tutte le specie è una, e una sola. Poco importa che si tratti i cani, gatti, querce, lecci, soffioni, platani, maiali, porcini, falene, streptococchi. Tutte le forme di vita sono figurazioni di una medesima sostanza, modi accidentali che non smettono di crearsi l’uno dall’altro e di distruggersi l’uno l’altro. La vita non è che un’unità cosmica che stringe la materia della terra in un’intimità carnale. Siamo tutti carne della stessa carne, indifferentemente dalla specie cui apparteniamo’ […]’ Tutto vive attraverso la metamorfosi, attraverso una ripetizione trasformativa di ciò che l’ha preceduto ’‘.

Un’idea alchemica, non nuova, dove la metamorfosi diventa l’esperienza elementare e originaria della vita, dove tutto è in tutto perché tutto si trasforma in altro. Molteplici sollecitazioni ad alzarsi in volo, per darsi respiro, scompaginando il pensiero calcificato, adatte a chiunque non abbia paura di immaginare, di smarrirsi nei meandri filosofici. La percezione del mondo di ciascuno di noi è, secondo il neuroscienziato Anil Seth, ‘un’allucinazione controllata’, ossia un’ipotesi di quello che c’è realmente la fuori.

‘L’umanità è venuta al mondo perché la Terra era già stata plasmata da altre specie e non certo per il bene dell’umanità. Respirare significa processare, vivere di qualcosa che qualcun altro ha prodotto e trasformare questo qualcosa nella nostra tana. Ecco lo scopo. Lo spazio, ciò che insistiamo a chiamare ambiente naturale, non è mai “naturale”. Quello che chiamiamo spazio è sempre  uno spazio strutturato, prodotto e non qualcosa di preesistente intatto e uguale a se stesso dalla notte dei tempi. Lo spazio in cui viviamo è il prodotto di qualcun altro.’

L’evoluzione interspecifica

La nostra intelligenza è sempre nel corpo delle altre specie, ‘ ogni specie ritrova la propria facoltà di pensiero, la propria coscienza sempre ed esclusivamente nella relazione con le altre specie ’. […] ‘La mente non è una cosa, ma una relazione. Non esiste nel nostro corpo, ma nella relazione che il nostro corpo stabilisce con molti altri corpi. Esiste fuori dal corpo perché non si tratta di una dotazione monospecifica degli individui: ciò che chiamiamo mente è sempre un’associazione tra la vita di due specie’. […] ‘  Ognuno vive del corpo dell’altro. Ognuno ha ricavato il proprio corpo da quello altrui […] ciascuna specie vive della vita delle altre e tutte sono inseparabili’ […] ‘ La sensibilità di una specie decide della sorte delle altre specie.’ […] ’ L’evoluzione si basa dunque sul gusto e non sull’utilità’ […] ’ L’evoluzione equivale dunque alla moda in natura, una passerella che dura milioni di anni e dove ogni specie indossa gli abiti che ha ricavato da altre specie o che sono stati creati da qualcun altro. Ogni paesaggio è l’equivalente di una mostra d’arte contemporanea, una sfilata o una collezione di moda: una sorta di biennale multispecie, un’installazione in attesa di essere sostituita da centinaia di altre.’ […] ’ Evoluzione e selezione naturale sono perciò assolutamente rivoluzionate. Pesci, piante, polli, batteri, virus, funghi e cavalli: grandi  o estremamente piccoli, a prescindere dal regno cui appartengono, tutti gli esseri viventi, sono menti, non solo per se stessi (pensanti, sensibili, capaci di prendere decisioni), ma anche per le altre specie’. […]’ Il mondo diventa così il risultato sempre mutevole di questa intelligenza e della sensibilità universale e cosmica delle forme infinite di vita’. […]’ L’intelligenza, vale a dire l’evoluzione interspecifica, è la vita della metamorfosi nel mondo’.

Migrazioni

‘ L’io non è una sostanza, non è una struttura personale, ma una musica interiore che continua ad invadere le menti, a colonizzare i corpi, senza poter mai essere adottata una volta per tutte dall’uno o dall’altro corpo…Ogni io veicola lo spirito degli altri: le loro idee, il loro respiro, il loro passato. Solo grazie a questa capacità di trasmigrazione psichica-o per usare il termine tecnico della teologia antica, di metempsicosi-è possibile parlare di comunità’. […]La vita del pianeta è un’immensa inarrestabile metamorfosi. La maniera in cui percepiamo la sua forza metamorfica è innanzi tutto la migrazione che impone a ciascuno dei suoi abitanti.’ […] ‘La condizione dell’essere-al-mondo è una condizione di migrazione: non un viaggio da un luogo all’altro, ma una forma di moto perpetuo-una deriva’ […] ‘ Tutto è un’ Arca di Noè. Essere nel mondo significa trasportare altro oltre a sè stessi, ed essere portati, trasportati da altri. La metafisica della deriva è allora anche una metafisica della veicolarità’.

Riciclo cosmico

‘ Ogni vivente è un’immensa impresa di riciclaggio delle vite che l’hanno preceduta’. […] ‘ Non c’è vita sul pianeta senza metamorfosi’  […] ’ La metamorfosi  è la forza che ogni vivente ha di covare in sé la capacità di mutare la vita che lo anima’ […] la morte non può essere pensata come il contrario della vita: è il passaggio della vita comune a tutte e a tutti da una forma all’altra. La morte non potrà mai interrompere la vita, ne cambia semplicemente la modalità di esistenza. Un “cadavere” è la vita e il pasto di altri esseri viventi […] un pollo diventa un essere umano, un essere umano diventa un verme, un verme diventa un piccione, ecc. Il ciclo non si chiude mai […] ‘“Pensare a noi stessi in termini di cibo per gli altri è il modo più elementare per pensare la vita “come una circolazione, come il dono di una comunità di antenati” e la morte come un riciclo, un flusso che prosegue in una comunità ecologica e ancestrale di origini ”, scrive la filosofa Val Plumwood.’ […] ‘ Tutti i nostri atomi hanno dato un corpo a migliaia di vite prima della nostra-umane, vegetali, batteriche, virali, animali-e daranno realtà ad altre in una danza che non potrà mai essere arrestata’. D’altra parte la vita si costituisce sempre sotto forma di reincarnazione di quella che l’ha preceduta’ […]’ Questa festa della trasmigrazione, che rende la natura un infinito carnevale, obbliga tutte e tutti a essere e diventare dei bastardi. Qualcosa di ontologicamente impuro, misto, che racchiude nel proprio nucleo più profondo una parte di non vita-la carne minerale del pianeta.’ […] ’ Occorre però smontare il mito che ci spinge a pensarci come radicalmente diversi da ciò che ci circonda e superiori alle altre creature e trasformare la predazione ” in qualcosa che noi facciamo agli altri, le specie inferiori, ma che noi non subiamo mai”’.  […] ’ La nostra carne, come quella di qualsiasi altro essere umano, è letteralmente carne riciclata, che ha già vissuto almeno una volta nel corpo di un altro. E bastava anche pensare a ogni volta che mangiamo per capire che il nostro corpo è una macelleria cosmica’.

Olobionti, figli delle stelle

‘ Essere nati significa questo: non essere puri, non essere sé stessi, avere in sé qualcosa che viene da altrove, qualcosa di estraneo che ci spinge a diventare ogni volta estranei a noi stessi. Portiamo in noi i nostri genitori, i nostri nonni, i loro genitori, le scimmie preumane, i pesci i batteri, fino ai più infimi atomi di carbonio, di idrogeno, di ossigeno, di azoto, ecc.’ […] ‘..noi siamo il pianeta per molti altri esseri: batteri, funghi e virus che vivono nel nostro corpo. E lo siamo anche da un punto di vista genetico: il corpo umano è un’ aggregato di pezzi di codice genetico provenienti da altre epoche, da altre specie, da altre forme di vita.’ […]’ Siamo tutti una particella, una scheggia di luce’. […] ‘ La vita di ogni essere vivente non inizia con la sua nascita: è sempre molto più antica’. […] ‘ Ogni vivente non è che un riciclo del suo corpo, un patchwork costruito a partire da una materia ancestrale.’ […] ‘ Nascere, per ogni essere vivente, è fare l’esperienza di essere un pezzo del corpo infinito del mondo che inventa un altro modo di dire “io”’ […] ‘ Grazie alla nascita, ogni corpo vivente, a prescindere dalla forma, dalle dimensioni, dalla collocazione, ma anche dalla specie e dal regno a cui appartiene, è una metamorfosi: trasformazione di corpi precedenti, modificazione di una forma che esisteva prima di lui, mutazione di uno sguardo che si era aperto sul mondo.’ […] ‘ La nascita non è altro che questo: l’impossibilità di essere al di fuori di un rapporto di continuità tra il nostro io e l’io degli altri, tra la vita umana e la vita non umana, tra la vita e la materia del mondo’.

L’incompiuta ecologia

La cosiddetta economia della natura, che ha preceduto l’ecologia, immaginava ‘ che ogni essere vivente ha un posto, una funzione e un ruolo che gli sono propri e che esiste un’unità trascendente, incontestabile, che fa si che tutti gli esseri naturali siano uniti in una segreta armonia. Noi tendiamo puntualmente a proiettare sulle piante e sugli animali la nostra esperienza di socialità’ […] Si potrebbe dire che l’ecologia è nata come una scienza incompiuta della socialità non umana: incompiuta perché non è mai riuscita a pensare al di là del paradigma domestico. […] Ognuno a casa propria, guai a uscire, lo spazio è definito dalle leggi della proprietà e della pulizia. Cercando di salvaguardare il non- umano, l’ecologia è stata una delle più efficaci agenzie di antropizzazione del mondo e di umanizzazione del non-umano. Grazie all’ecologia, il mondo assomiglia a un immenso Schrebergarten, un’estensione infinita di piccoli giardini, in cui ogni forma di vita coltiva il proprio spazio e rispetta di buon grado i confini che le sono stati assegnati’. Così ‘una normativa umana, troppo umana, tenta in vari modi di forzare gli esseri non umani ad adottare le forme sociali tipiche degli Stati ottocenteschi delimitati da frontiere’  e ad applicare alle piante le categorie della common law: distinguendo specie cittadine, specie ‘ con permesso di soggiorno’  e ‘ specie estranee’ aliene. ‘ L’ecologia e il capitalismo sono fratelli: appartengono alla stessa famiglia e difendono interessi simili’.

Emanuele Coccia, Metamorfosi. Siamo un’unica, sola vita, Einaudi, Torino 2022, pp. 208, € 17.00

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Gian Luca Garetti

Gian Luca Garetti, è nato a Firenze, medico di medicina generale e psicoterapeuta, vive a Strada in Chianti. Si è occupato di salute mentale a livello istituzionale, ora promuove corsi di educazione interiore ispirati alla meditazione. Si occupa attivamente di ambiente, è membro di Medicina Democratica e di ISDE (International Society of Doctors for the Environment).

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