Un altro bene pubblico svenduto alla rendita senza alcun ritorno di utilità sociale
Come per il piano di recupero del Distretto 42, anche nel caso della Caserma Artale siamo davanti ad un progetto che risponde esclusivamente a criteri di massima redditività dell’insediamento e di sfruttamento intensivo di tutte le superfici preesistenti, in cui quello che è l’interesse pubblico è completamente cancellato.
Insieme al Distretto a gennaio del 2018 il bene è stato ceduto dal Demanio al Fondo Investimenti per la valorizzazione Comparto Extra, un fondo di investimento gestito da Cassa depositi e
Insieme al Distretto a gennaio del 2018 il bene è stato ceduto dal Demanio al Fondo Investimenti per la valorizzazione Comparto Extra, un fondo di investimento gestito da Cassa depositi e
Prestiti, per una cifra di circa 8 milioni di euro. E poi, tramite un’operazione di svendita e privatizzazione di aree che dopo anni potevano ritornare ad essere pubbliche ed ad uso collettivo, che il complesso è stato acquistato per una cifra inferiore ai 4 milioni di euro dalla San Ranieri Srl, ovvero ad un soggetto privato il cui unico interesse è la rendita e il profitto.
Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un bene comune ad uso militare che viene sì trasformato ad uso civico ma privatizzato, un bene che si vuol ristrutturare e vendere per ottenere plusvalenze nella totale noncuranza dei reali bisogni del quartiere e dei suoi abitanti attuali e futuri.
Da una analisi del piano questo emerge con chiarezza numerose criticità:
– non è ammissibile un aumento del traffico veicolare né la realizzazione di parcheggi, che sono attrattori di traffico (pensiamo all’ingresso/uscita dal multiplano all’angolo via Derna/via Nicola Pisano, luogo già congestionato oggi per la ricerca di parcheggi da parte di residenti, turisti, utenti dell’ospedale);
– non è possibile aumentare il carico urbanistico del quartiere con un edificio per 24 alloggi di edilizia residenziale privata, che niente ha di housing sociale;
– lo spazio interno non ha alcuna connotazione di spazio pubblico verde con funzioni anche sociali: quello previsto è infatti concepito e progettato in un giardino condominiale con cancelli da chiudere la sera, contrario per la fruibilità continua, costante e qualificata;
– la trasformazione del teatro in esercizio commerciale è del tutto inaccettabile: si tratta di un edificio di valore che deve essere recuperato a funzioni pubbliche e sociali (teatro, cinema, sala concerti, sala riunioni, spazio collettivo per lo studentato e la città, spazio per le associazioni ecc.) anche per dare valore alla piazza interna e renderla un vero spazio di fruizione pubblica e di qualificazione del quartiere;
– non sono, inoltre, previste relazioni di alcun tipo con l’area del Santa Chiara.
Riteniamo che questo piano sia da rigettare.
La piazza pubblica è il fulcro della rigenerazione dell’isolato, che connetterebbe secondo il progetto lo studentato e l’albergo, che dovrebbe essere pensato, in coerenza con gli altri spazi, come una struttura per l’ospitalità giovanile, di gruppi e associazioni, un ostello e non un albergo ordinario.
L’area è una delle più importanti del centro di Pisa: non può essere affidata alla iniziativa privata senza approfondire e/o chiarire gli indirizzi che il pubblico vuole dargli: non può essere un mero progetto privato che calcola superfici ed inserisce funzioni per garantire il massimo profitto.
Il pubblico deve controllare queste trasformazioni, non affidarle completamente al privato e non considerarlo una semplice applicazione di norme e indici.
L’area è strategica e può essere l’occasione per sviluppare un progetto innovativo che persegua la sostenibilità ambientale, la centralità dell’interesse pubblico, la realizzazione di spazi pubblici, l’integrazione con Santa Chiara.
Si deve pensare per questo isolato ad un eventuale ampliamento della ZTL, non ad una aumento del traffico privato. Deve costituire un progetto innovativo, pilota, nell’ottica della transizione ecologica e della promozione sociale, ad esempio escludendo completamente le auto private.
Ci deve essere una forte strategia pubblica, definita anche attraverso il dibattito pubblico e la partecipazione: per questo abbiamo chiesto un consiglio comunale urgente a tema sul progetto di recupero della Caserma Artale.
Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un bene comune ad uso militare che viene sì trasformato ad uso civico ma privatizzato, un bene che si vuol ristrutturare e vendere per ottenere plusvalenze nella totale noncuranza dei reali bisogni del quartiere e dei suoi abitanti attuali e futuri.
Da una analisi del piano questo emerge con chiarezza numerose criticità:
– non è ammissibile un aumento del traffico veicolare né la realizzazione di parcheggi, che sono attrattori di traffico (pensiamo all’ingresso/uscita dal multiplano all’angolo via Derna/via Nicola Pisano, luogo già congestionato oggi per la ricerca di parcheggi da parte di residenti, turisti, utenti dell’ospedale);
– non è possibile aumentare il carico urbanistico del quartiere con un edificio per 24 alloggi di edilizia residenziale privata, che niente ha di housing sociale;
– lo spazio interno non ha alcuna connotazione di spazio pubblico verde con funzioni anche sociali: quello previsto è infatti concepito e progettato in un giardino condominiale con cancelli da chiudere la sera, contrario per la fruibilità continua, costante e qualificata;
– la trasformazione del teatro in esercizio commerciale è del tutto inaccettabile: si tratta di un edificio di valore che deve essere recuperato a funzioni pubbliche e sociali (teatro, cinema, sala concerti, sala riunioni, spazio collettivo per lo studentato e la città, spazio per le associazioni ecc.) anche per dare valore alla piazza interna e renderla un vero spazio di fruizione pubblica e di qualificazione del quartiere;
– non sono, inoltre, previste relazioni di alcun tipo con l’area del Santa Chiara.
Riteniamo che questo piano sia da rigettare.
La piazza pubblica è il fulcro della rigenerazione dell’isolato, che connetterebbe secondo il progetto lo studentato e l’albergo, che dovrebbe essere pensato, in coerenza con gli altri spazi, come una struttura per l’ospitalità giovanile, di gruppi e associazioni, un ostello e non un albergo ordinario.
L’area è una delle più importanti del centro di Pisa: non può essere affidata alla iniziativa privata senza approfondire e/o chiarire gli indirizzi che il pubblico vuole dargli: non può essere un mero progetto privato che calcola superfici ed inserisce funzioni per garantire il massimo profitto.
Il pubblico deve controllare queste trasformazioni, non affidarle completamente al privato e non considerarlo una semplice applicazione di norme e indici.
L’area è strategica e può essere l’occasione per sviluppare un progetto innovativo che persegua la sostenibilità ambientale, la centralità dell’interesse pubblico, la realizzazione di spazi pubblici, l’integrazione con Santa Chiara.
Si deve pensare per questo isolato ad un eventuale ampliamento della ZTL, non ad una aumento del traffico privato. Deve costituire un progetto innovativo, pilota, nell’ottica della transizione ecologica e della promozione sociale, ad esempio escludendo completamente le auto private.
Ci deve essere una forte strategia pubblica, definita anche attraverso il dibattito pubblico e la partecipazione: per questo abbiamo chiesto un consiglio comunale urgente a tema sul progetto di recupero della Caserma Artale.
Una città in comune – Rifondazione comunista
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