Base NATO a Rovezzano, l’opposizione continua

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La prima assemblea riguardante l’insediamento del Comando NATO nella Caserma Predieri di Rovezzano (13/07) aveva trovato il proprio centro nel conflitto tra la proposta degli organizzatori (la Rete democratica fiorentina) e quella di molte realtà e persone che avevano risposto alla chiamata.

Da un lato, come abbiamo raccontato in un primo articolo [link], si poneva come obiettivo l’ottenimento di maggiori informazioni e la promozione di un dibattito che creasse consapevolezza nella cittadinanza, scommettendo sul ruolo ritenuto centrale degli abitanti del quartiere Rovezzano e quindi tentando di mettere in luce le ripercussioni che l’insediamento del comando avrebbe avuto a livello urbanistico. Dall’altro, si considerava quell’obiettivo solo come uno degli elementi di una prassi volta a ostacolare il progetto in quanto parte di un disegno politico più ampio, la cui egemonia si fonda sulla guerra e che mira a garantire, in forme vecchie e nuove, la riproduzione di capitale. In questo caso il centro della mobilitazione non potrebbero essere gli abitanti del quartiere, ma una molto più ampia composizione da individuare, appunto, nella prassi.

Senza entrare nel merito dell’organizzazione del nascente comitato, l’incontro di venerdì (21/07) partiva da un obiettivo comune (bloccare il progetto e la guerra) ma ha ripreso alcune delle divergenze teoriche emerse la scorsa settimana e le ha esacerbate. Attorno a queste ipotesi si costruiranno le iniziative, la narrazione, la realtà del soggetto-comitato, ed è quindi importante passarle in rassegna.

Caserma Predieri

Un numero significativo di interventi ha ribadito da subito l’esigenza di fondare identità, presupposti e obiettivi anche sugli abitanti del quartiere, stavolta come prima tappa (tra altre prime tappe?) all’interno di una strategia che muova verso un ampliamento ed un approfondimento critici per andare alla radice dell’operazione. Allo scopo di accrescere numeri e componenti (cioè parti di una composizione) di una potenziale mobilitazione, si è messo in luce come molte recenti vertenze abbiano trovato negli abitanti e nei lavoratori locali soggetti imprescindibili. Per rimanere in Toscana e ai casi menzionati venerdì sera (perché l’elenco altrimenti sarebbe lungo), i processi di mobilitazione virtuosi sviluppatisi nelle battaglie contro l’inceneritore di Case Passerini, contro lo scarico di rifiuti tossici e la costruzione del gassificatore nell’empolese, fino ad arrivare al parallelo più spontaneo, la prevista costruzione di una base militare italiana a Coltano (frazione di Pisa), testimonierebbero l’importanza di concentrare l’intervento prioritariamente su una scala molto circoscritta (la frazione, il quartiere ecc.) come base su cui costruire una mobilitazione più ampia e radicale.

Tuttavia, la Caserma Predieri esiste già, e si presuppone che l’impatto dell’insediamento del comando riguarderebbe esclusivamente la viabilità (non sappiamo in che modo) e i valori immobiliari della zona, che non si capisce peraltro se tenderebbero a un rialzo, per l’arrivo di funzionari e famiglie più che benestanti (in favore dei proprietari, ai danni degli affittuari), oppure ad un ribasso, a causa del rischio che un obiettivo strategico di primo piano come questo rappresenterebbe nell’attuale clima da guerra mondiale (in favore degli affittuari, ai danni dei proprietari).

La contesa si gioca insomma attorno all’individuazione di una scala d’intervento adeguata, dall’inizio, a rispondere al tentativo di insediamento del Comando. Il territorio è chiamato necessariamente in causa, ma la sua natura è costituita da un intreccio di scale entro cui non è facile orientarsi. Se da un lato l’origine del progetto è da situare su scala internazionale e la scelta di Firenze probabilmente su scala nazionale, dall’altro (il nostro), gli abitanti del quartiere hanno come unica rilevante specificità quella di poter garantire supporto logistico a una mobilitazione generale contro la guerra, perché annovera tra i suoi obiettivi strategici anche la contestazione dello specifico Comando in questione, ma che è nel loro interesse proprio in quanto mobilitazione generale contro la guerra. Rivolgersi loro opportunisticamente, paventando rischi fumosi attorno ai loro interessi privati non può che riprodurre, oltre che all’interesse privato, una grande sfiducia attorno alle ragioni di tanto (speriamo) disordine.

Intanto il 29 luglio un’assemblea di più di 200 persone formata da residenti e numerose realtà attive sul territorio ha deciso la costituzione del il “Comitato NO Comando Nato né a Firenze né altrove. Il prossimo appuntamento sarà il 4 agosto all’Anconella.

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Laureato in Antropologia culturale ed etnologia all’Università di Bologna, attualmente dottorando in Ingegneria dell'Architettura e dell'Urbanistica alla Sapienza Università di Roma.

1 commento su “Base NATO a Rovezzano, l’opposizione continua”

  1. Eugenio ha centrato il punto della questione, intorno al quale si giocherà la prospettiva della mobilitazione contro la guerra imperialista in corso, a Firenze e ovunque.

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