Impianto idroelettrico sul torrente Pescia: il paradosso di un progetto di “pubblico interesse” che non si cura dei cittadini

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Da anni il Comitato “Via della Torre-Nieri”, composto da cittadini residenti in Via della Torre e in Via Antonio Nieri a Pescia (provincia di Pistoia), si oppone alla costruzione e all’esercizio di un impianto idroelettrico lungo la Pescia, il torrente che attraversa la città. Tutto ebbe inizio nel 2015, quando alcuni pesciatini vennero casualmente a conoscenza di un simile progetto.

Conversando con alcuni membri del Comitato locale, si scopre che la casualità si deve a certe relazioni di parentela: essere figli dei proprietari dei terreni da espropriare per la costruzione dell’impianto. Questa è stata la prima avvisaglia di quello che sarebbe potuto succedere, senza che qualcuno si fosse degnato di notificare preliminarmente cosa si stava pianificando.

Nonostante un modus operandi di natura più privatistica che pubblica, la reazione dei cittadini di Pescia coinvolti fu assolutamente democratica: il Comitato “Via della Torre-Nieri” prese spontaneamente vita, e si attivò immediatamente per chiedere alle istituzioni competenti di essere ammesso al percorso decisionale, così da instaurare un dialogo volto alla valorizzazione degli interessi di tutti i soggetti coinvolti – non solo di quelli di imprenditori e ingegneri. La risposta fu negativa, e il Comitato reagì organizzando una raccolta firme che reclamasse la Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) del progetto di costruzione dell’impianto idroelettrico; la realizzazione di quest’opera, infatti, avrebbe determinato la distruzione un antico gorile.

Come si evince dall’analisi di un esperto di storia e urbanistica locale, «Pescia è attraversata da un sistema di canali, grandi e piccoli, le gore e i gorili, che già dal secolo XV rendevano possibile l’utilizzo dell’acqua del fiume per le attività lavorative e domestiche. La Rivoluzione Industriale di Pescia, avvenuta nei secoli XVIII e XIX, e la conseguente prosperità economica della città sono derivate per gran parte da questo intelligente utilizzo delle acque del fiume Pescia».

In virtù di tali considerazioni, il portavoce del Comitato “Via della Torre-Nieri”, Omero Nardini, puntualizza che prima di ogni trasformazione del suddetto gorile, trattandosi di un bene che gode di oltre 70 anni di vita, si sarebbe dovuto procedere alla verifica del suo profilo di interesse storico-artistico, per il disposto del Codice dei Beni Culturali. Leggendo il comunicato del Comitato (condiviso su La Città invisibile nel febbraio del 2024), si apprende che «[…] nella sessione del 2 luglio 2015 della Conferenza di Servizi la richiesta fu definita “tardiva”, omettendo però di riconoscere che i cittadini, tenuti totalmente all’oscuro dell’esistenza di questo progetto di centrale idroelettrica, avevano avanzato questa osservazione con assoluta tempestività» rispetto al momento in cui erano venuti effettivamente a conoscenza del progetto. Ma, fatto ancor più rilevante, «Il progetto fu escluso, con Ordinanza n. 1156 del 17.9.2014 del Dirigente Settore Salvaguardia degli equilibri ambientali e valorizzazione delle risorse naturali della Provincia di Pistoia, dalla Valutazione d’Impatto Ambientale a seguito di apposita procedura, i cui contenuti di merito non apparvero cogenti rispetto alla valutazione di tutte le interazioni con le diverse componenti ambientali e paesaggistiche del contesto nel quale l’impianto in sarebbe ricaduto. Questo aspetto era di evidente rilievo considerando che la stessa Autorità di Bacino ammetteva che si potesse determinare “il deterioramento dello stato ambientale”».

È però curioso che, nonostante l’esclusione dall’assoggettabilità alla VIA, nel verbale della sessione del 2 luglio 2015 della Conferenza dei Servizi si legga che «[…] qualora, negli anni successivi, il monitoraggio mostri che l’impianto ha impatti tali da determinare il deterioramento dello stato ambientale, di concerto con le altre Amministrazioni competenti, potranno essere adottate opportune misure correttive».

Il progetto poco dopo si arenò, probabilmente a causa di motivazioni economiche. Alla fine del 2022, però, un colpo di scena: si ripropone uno scenario simile a quello del 2015. I cittadini di Pescia scoprono in autonomia l’esistenza di un nuovo progetto per la costruzione di una centrale idroelettrica sul torrente Pescia; esplorando il sito della Regione Toscana, più precisamente seguendo il percorso “Esplora Temi > Ambiente > Tutte le sezioni > Energia > Conferenza dei Servizi in materia energia”, si legge: «Avviso di avvio del procedimento e di indizione della Conferenza di Servizi relativi all’istanza di variante sostanziale, ai sensi […] dell’autorizzazione unica n. 1283 del 14/12/2015, rilasciata dalla Provincia di Pistoia, per la realizzazione e l’esercizio di un impianto idroelettrico sul fiume Pescia di Pescia, nel comune di Pescia (PT) – proponente Mers Electric Uno srl».

Il quadro è per certi versi ancora più allarmante rispetto a quello del 2015, perché il disegno di realizzazione di un impianto idroelettrico sulla Pescia è stato inserito nel piano degli interventi energetici da parte della Regione. A Gennaio 2023 è terminata la nuova Conferenza dei Servizi e, senza nessun coinvolgimento del Comitato “Via della Torre-Nieri”, la Toscana ha dichiarato ufficialmente di “interesse pubblico” il progetto di costruzione dell’impianto “Pescia 1” proposto dalla società Mers. Come si legge alla fine del sopraccitato comunicato, i referenti del Comitato hanno chiesto di conoscere «[…] le ragioni e le motivazioni con le quali la Regione Toscana ha dichiarato di pubblico interesse il progetto e di conoscere se sono state previste almeno ricadute compensative per il danno ambientale, paesaggistico e storico».

Prima di procedere verso le conclusioni dell’articolo, è opportuno chiedersi che cosa s’intende per “interesse pubblico”. Al netto delle varie cornici etico-morali e socio-politiche di riferimento, quella che più si avvicina al significato intuitivo dell’espressione è quella sottesa dalla concezione “procedurale-stipulativa”. Tale concezione «[…] non individua un approdo etico finale […] ma si sofferma sul processo attraverso cui è possibile costruire un consenso razionale di individui liberi ed eguali che si confrontano in una situazione comunicativa ideale». Secondo i teorici di tale concezione, «Consentendo a tutti di esprimere la propria opinione ragionata, e favorendo il confronto pubblico di tali opinioni attraverso l’ideale della ragione pubblica, si può arrivare a deliberare consensualmente il contenuto dell’Interesse Pubblico (che è tale solo in virtù del processo attraverso cui viene determinato)». Tale concezione è detta procedurale «[…] perché la specificazione etica non consiste, appunto, in un contenuto predeterminato o in dei fini particolari, ma nella procedura che viene usata per la deliberazione razionale, procedura in teoria aperta a qualsiasi fine; il peso specifico, insomma, si concentra non sull’outcome della decisione politica ma sul processo della decisione stessa».

Che questa sia la concezione sposata dai soggetti della Regione Toscana coinvolti nella dichiarazione di “pubblico interesse” dell’impianto “Pescia 1”? Pare di no. Ad oggi, maggio 2024, i pesciatini sono ancora in attesa di risposte da parte degli esponenti dell’amministrazione locale, della Regione Toscana e della società privata interessata.

L’assurdità di installare una turbina lungo quel che attualmente è un torrente già in cattivo stato di salute rimane tale. Pur privo di competenze fluviologiche, ho potuto constatare con i miei occhi la penuria d’acqua che caratterizza la Pescia e allo stesso modo, seppur lontano da conoscenze tali da consentirmi una previsione della capacità di resa degli impianti mini-idroelettrici, ritengo che la produzione di energia sia del tutto trascurabile rispetto ad un impatto ambientale che invece sarà molto sensibile. Durante il servizio andato in onda sui canali di un’emittente locale, Omero Nardini osserva che il torrente pescia è soggetto a un impoverimento delle sue portate da molti anni. Senza considerare, poi, che è già esistente un impianto idrico più a monte, appena sotto la località Pietrabuona, attualmente inoperativo (che nel 2014 attirò gli interessi della società Mers, come si può leggere in un documento scaricabile dal sito del Comune di Pescia). L’inoperatività dell’impianto è causata dalla mancanza di flussi d’acqua che garantiscano un loro prelievo nel rispetto del mantenimento del Deflusso Minimo Vitale (DMV) dichiarato dall’Autorità di Bacino del Fiume Arno.

Il nuovo progetto, proposto dalla stessa società, di realizzazione di un impianto di captazione a valle potrebbe mantenere costante il DMV, dato che in quel punto il corso del torrente si restringe di qualche metro rispetto a Pietrabuona. Potrebbe, perché i momenti in cui le portate sono sufficienti a garantire la convivenza di prelievo di acqua e rispetto del Deflusso Minimo Vitale sono saltuari. Senza considerare che così potrebbe innescarsi un ulteriore problema, sottolineato dal portavoce del Comitato: anche nel rispetto del mantenimento del DMV, si registreranno conseguenze sulle falde freatiche adiacenti, che inevitabilmente si impoveriranno, con danni per i cittadini che vi attingono acqua. Inoltre, a proposito di pubblico interesse, si osserva che nella documentazione ufficiale non si rintraccia una restituzione di (quella poca) energia elettrica prodotta a livello locale; il progetto, infatti, prevede l’immissione diretta nella rete elettrica nazionale.

In conclusione, vorrei porre il seguente quesito ai politici locali, ai tecnici e dirigenti della Regione Toscana e ai soggetti decisori della Conferenza dei Servizi: non credete che i cittadini debbano essere coinvolti attivamente nelle decisioni importanti che riguardano il territorio?

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Lorenzo Robin Frosini

Lorenzo Robin Frosini nasce a Pistoia e vive a Prato. Laureato in Logica, Filosofia e Storia della Scienza presso l'Università degli Studi di Firenze, aspira ad essere un musicista e un giornalista.

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