2 giugno: duplice festa all’ex Asilo Ritter, in nome di Lorenzo Bargellini

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In una Firenze sempre più oppressa dall’emergenza abitativa, dove ottenere un alloggio Erp risulta un miraggio, dove si compiono più di 100 sfratti al mese e che- ci dicono i dati- nel 2024 sarà più cara di Milano per cercare casa, in questa città intossicata di overtourism, l’assenza di Lorenzo Bargellini, scomparso il 4 giugno 2017, si fa ancora molto sentire.

La sua mancanza, ma anche la sua incredibile presenza e attualità si sono avvertite domenica 2 giugno, quando lo storico leader del Movimento di lotta per la casa è stato ricordato, nei locali dell’ex Asilo Ritter dove lui stesso viveva, con una duplice ricorrenza.

E’ stata l’occasione per festeggiare il completamento dei lavori dell’immobile, uno dei 4 progetti di autorecupero finanziati dalla Regione insieme al Cecco Rivolta, Il Melograno e via Aldini. Un’ esperienza importante, quella dell’edificio di via Reginaldo Giuliani: donato al comune di Firenze in anni lontani dagli eredi della Fondazione Ritter, a condizione che fosse destinato a scopi sociali, è stato abbandonato per anni, e infine occupato per far fronte alla cronica carenza di alloggi a costi contenuti. Un’occupazione durata oltre venti anni, una risposta al bisogno primario di avere “un tetto sulla testa” (che è anche il nome dell’associazione formata per promuovere l’autorecupero), uno spazio che ha resistito ai tentativi di sgombero e agli appetiti speculativi sempre in agguato. Non solo, quindi, il recupero di undici alloggi, anche l’affermazione concreta di diritti, di mutuo aiuto, di solidarietà e di riappropriazione, secondo quanto voluto da Lorenzo.

L’altro motivo che ha portato tanti e tante di noi a affollare il giardino dell’ex Ritter è stata la V edizione del Premio Bargellini, quest’anno dedicato anche a Donato, scomparso improvvisamente pochi mesi fa e così attivo nel tener viva la memoria del fratello Lorenzo.

Il premio, nato nel 2019 per la volontà della famiglia Bargellini, insieme alla Fondazione Giovanni Michelucci, l’Archivio Il Sessantotto, l’Istituto Ernesto de Martino e «Cambio. Rivista sulle trasformazioni sociali», premia ogni anno tesi di laurea magistrale e di dottorato che affrontano elaborazioni critiche su modalità e pratiche alternative rispetto ai modelli di vita e alle dinamiche politiche dominanti, che indagano nuovi saperi, nuovi immaginari e nuove forme organizzative in merito al governo del territorio, alle povertà, alla crisi ambientale, ai fenomeni migratori.

Il tema quest’anno era “andare a cercare lavori che mettessero in evidenza la possibilità di pratiche diverse nel vivere l’abitare, ma anche l’organizzazione degli spazi e della vita quotidiana nelle città, cercando di far emergere le marginalità e trasformarle in chiave attiva”, spiega Angela Perulli, sociologa e membro della commissione valutatrice insieme a Corrado Marcetti, Dimitri D’Andrea, Christian De Vito, Monica Maglia e Sabrina Tosi Cambini, coordinatrice del premio.

Seguendo questi indirizzi, è stata premiata la tesi di Dottorato di ricerca in Mutamento sociale e politico delle Università di Torino e Firenze di Michele Rau, intitolata Senza perché. La traiettoria destituente di una politica delle rivolte. La tesi ricostruisce una teoria critica che riflette sulle pratiche dei movimenti sociali e allo stesso tempo pone la questione di come quelle pratiche possano decostruire l’ordine costituito. Ne è stata apprezzata la rilevante sintesi teorica, l’affermata necessità di una prefigurazione del mondo a venire e dei movimenti che lo costruiscono.

Due le menzioni speciali di questa edizione, che ha visto in totale ben 29 lavori partecipanti; a Confini, migrazioni e solidarietà alla frontiera Croato-Bosniaca di Lorenzo Soprani (Laurea Magistrale in Scienze internazionali, università di Torino), che indaga su ruoli, condotte e relazioni dei vari soggetti attivi nello snodo fondamentale della cosiddetta “rotta balcanica”, un lavoro arricchito dal coinvolgimento personale e diretto dell’autore in supporto alle persone migranti alle frontiere dell’Unione Europea.

La seconda menzione è andata a Somos Italianos de lados opuestos del mondo. Un anàlisis comparativo di Angela Princiotto, dell’Escuela de Doctorado International de la Universidad de Santiago de Compostela. Affrontando il tema dell’identità e mettendo in luce anche la prospettiva di coloro che sono rimasti, il lavoro mostra come “il processo migratorio sia sostenuto da un’esperienza co-creativa di perdita che, attraverso la connessione tra i migranti e coloro che sono rimasti, rende simbolicamente migranti anche i quest’ultimi”.

Indagando le pratiche di resistenza e le politiche dal basso, il Premio raccoglie e fa crescere il seme piantato da Lorenzo. Un riconoscimento del valore del suo pensiero critico, del suo instancabile impegno per l’inclusione socio-abitativa, per la costruzione di una consapevolezza dei diritti e per l’emersione di pratiche di autodeterminazione.

Il laboratorio perUnaltracittà ha condiviso molte delle battaglie sue e del Movimento; fin dall’inizio della nostra storia è stato per noi compagno di strada, un riferimento prezioso, insieme ad altri nella città ribelle, che non si piega e non si arrende. Siamo grati a chi, in modi diversi, mantiene vivo l’impegno per una società più giusta sapendo leggere, come Lorenzo ha saputo fare, le cause e non solo gli effetti dell’ingiustizia.

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Ornella De Zordo

Ornella De Zordo, già docente di letteratura inglese all'Università di Firenze, e attiva per anni nei movimenti, è stata eletta due volte in Consiglio comunale - dal 2004 al 2014 - per la lista di cittadinanza 'perUnaltracittà', portando dentro il palazzo le istanze delle realtà insorgenti e delle vertenze antiliberiste attive sul territorio. Finito il secondo mandato di consigliera di opposizione ai sindaci Domenici e Renzi, prosegue con l'attività di perUnaltracittà trasformato in Laboratorio politico, della cui rivista on line La Città invisibile è direttrice editoriale.

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