La Valdera avvelenata protesta il 26 ottobre

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Il 26 Ottobre si svolgerà a Pontedera una manifestazione regionale contro la riduzione del territorio della Valdera a pattumiera della Toscana.

Che interesse può avere un problema che sembra assolutamente locale, che riguarda l’impiantistica sui rifiuti di una parte molto piccola della Regione Toscana e che non coinvolge in apparenza tutta la Regione? Perché il problema non riguarda solo i rifiuti, ma anche concetti più grandi come la lotta alla mafia (in questo caso la ndrangheta), i temi dello sviluppo sostenibile, che sostenibile non è, anzi è e rimane insostenibile per l’ambiente se non c’è anche la democrazia e la pianificazione della produzione, del consumo e della riduzione dei rifiuti.

Tutto nasce dal Piano regionale dei rifiuti del 2023. Forse no, molto prima, ma la storia sarebbe lunga. In quella occasione l’assessore all’ambiente della giunta Giani in Regione Toscana, abdica definitivamente al suo ruolo di pianificazione invitando i proprietari di impianti di smaltimento e incenerimento a svolgere il compito di redigere il Piano insieme alle istituzioni.

I signori delle discariche si accorgono che la zona centrale della Regione è priva di impiantistica adeguata. Case Passerini era il luogo dove sarebbe dovuto sorgere un mega-inceneritore per la Città Metropolitana di Firenze, ma la protesta popolare aveva battuto il progetto. Si era fatta avanti l’ENI (Raffineria Stanic di Livorno) che aveva proposto un progetto di gassificatore dei rifiuti soprattutto plastiche che sarebbero state caricate su due treni a Prato per Livorno e sarebbero stati vaporizzati in un impianto di nuova concezione, mai costruito al mondo. Talmente innovativo che nessuno ha mai visto le specifiche tecniche, né alcuna cosa simile in giro. Svanito nel nulla anche il progetto, non rimaneva che trovare una discarica o qualche nuova soluzione.

Si fa avanti Empoli con un nuovo progetto di gassificazione (un sistema che con il calore scinde le lunghe molecole plastiche in elementi e gas semplici da ricomporre in metano, idrogeno e carbonio in varie forme. Più facile a dirsi che a farsi per la presenza di cloro, zolfo e aria quindi azoto con tutto quello che può produrre come diossine, solfuri e ammoniaca nella fase di raffreddamento). Il progetto viene respinto dalla popolazione in massa e le aspettative delle aziende hanno uno stop. Non resta che affidarsi agli impianti esistenti.

A Livorno l’inceneritore era in fase di chiusura (poi è stato chiuso perché completamente fuori norma), il sindaco Salvetti aveva firmato un protocollo tra i sindaci dell’Ambito della Costa Toscana per mettere in campo una strategia di rifiuti zero, ovvero chiudere definitivamente all’incenerimento e alle discariche e riciclare tutti i rifiuti con l’economia circolare. Ma il sindaco improvvisamente straccia quell’impegno (oltretutto anche ribadito nella campagna elettorale per la sua rielezione) e sostiene la ristrutturazione e la riapertura di un forno all’inceneritore di Livorno detto Lo Struggino.

Non solo, ma con il suo cambiamento di campo e di mandato politico, favorisce l’elezione del Sindaco Macelloni di Peccioli come presidente dell’ATO Costa.

Ci vorrebbe un serial televisivo per raccontare la figura del sindaco di Peccioli che da 36 anni governa un piccolo paese della Valdera ed è proprietario di una mega-discarica, che finanzia tutta la cultura, l’arte, le cooperative, i giornali, televisioni locali per avere il consenso necessario al mantenimento del suo potere, ed è riuscito perfino a far vincere il suo paesino come Borgo dei borghi in una recente competizione televisiva ed è lanciato nel far diventare la Valdera Capitale della Cultura, insieme al suo conterraneo Bocelli.

Da presidente dell’ATO ha subito proposto alla Regione l’ampliamento della sua discarica e della discarica di Pontedera, la costruzione di un ossicombustore (altro gassificatore che invece che con l’aria calda funziona con l’ossigeno caldo), l’abbandono della strategia di rifiuti zero e della raccolta differenziata (l’obiettivo del Piano regionale era passare dal 60% all’80% nel 2028 e la chiusura del conferimento in discarica nel 2030) per far diventare la Valdera la pattumiera della Toscana. Col 3% del territorio regionale adesso già assorbe il 50% dei rifiuti. Col piano presentato da Macelloni e dagli altri proprietari di impianti la Valdera assorbirà l’intero fabbisogno della Toscana Nord, Firenze compresa.

L’ampliamento viene bocciato perché non in linea con la programmazione regionale, ma lui lo ripresenta rinnovato e ridotto.

Intanto in Valdera viene riaperta una vecchia discarica di rifiuti tossici per conferire amianto. Il sindaco di Chianni vuole seguire l’esempio del suo vicino di casa, capendo che il potere può essere rinforzato dai soldi provenienti dagli impianti di smaltimento rifiuti. Altri sindaci della zona guardano con attenzione al modello Peccioli e cercheranno di imitarlo. Già in alcuni paesi si sta abbandonando la raccolta differenziata per regalare i rifiuti a Peccioli perché costa meno. Non ci stupirebbero nuove proposte di impiantistica in altre zone.

Ma il vero pericolo sta nella scoperta che l’intero territorio della Valdera è diventato una discarica a cielo aperto. Prima i fanghi delle cartiere, poi quelli delle concerie sono stati smaltiti nelle campagne come concimi, insieme a metalli pesanti come cromo, arsenico, selenio. Il cromo esavalente in particolare, che deriva dalla concia delle pelli, dal distretto conciario è finito nella costruzione di una strada, in un cantiere dell’acquedotto, in un aeroporto militare, in una lottizzazione chiamata Green Park, sotto forma di Keu, ovvero fanghi essiccati dei depuratori conciari. E tutti questi conferimenti sono stati scoperti da inchieste della DDA, ovvero l’antimafia, non certo dall’agenzia regionale per l’ambiente.

La ndrangheta viene chiamata sempre più spesso per risolvere i problemi di smaltimento di rifiuti pericolosi. Anni fa la Camorra portava i fanghi in Campania e dette l’inizio all’inchiesta detta La Terra dei Fuochi. Ora è stata sostituita dalla sorella calabrese. E non mancano gli agganci politici di alto profilo come il coordinatore della campagna elettorale del governatore Giani o di deputati regionali della Provincia di Pisa, Sindaci, tutti del Partito Democratico. Sull’inchiesta e sul rinvio a giudizio (da poco si è aperto il processo che vede imprenditori, politici e criminalità organizzata alla sbarra) è ovviamente calato un silenzio assordante.

Il futuro è sempre stato però il consumo di suolo che la programmazione regionale sulla carta ne auspica il blocco, non fa niente però per renderlo effettivo e la cementificazione avanza a passi decisi. Nuove piattaforme della logistica grandi come 13 campi di calcio, grandi lottizzazioni intorno a Pontedera e addirittura un poligono di esercitazione militare per addestrare i carabinieri per le “missioni” all’estero sono sui blocchi di partenza.

Non solo pattumiera, non solo senza voce in capitolo e venduta dai suoi politici di riferimento, ma anche cementificata e militarizzata, tutto condito da ndrangheta, massoneria e corruzione. In Valdera abbiamo deciso di dire basta e abbiamo chiesto anche ad altre realtà regionali di supportare questa nostra protesta.

In primis coloro che si stanno battendo per evitare la creazione di una multiutility regionale che concentrerà in poche mani tutta la gestione dell’acqua pubblica, dell’energia e dei rifiuti.

Abbiamo chiesto a coloro che si battono contro il più grande disastro ecologico, le cave delle Alpi Apuane, di darci il loro contributo di conoscenza sullo scempio dell’ambiente in funzione esclusivamente del profitto privato e della corruzione politica.

Abbiamo chiesto a coloro che hanno sconfitto il progetto di ampliamento dell’aeroporto di Peretola e per il Parco della Piana, di venire a Pontedera e aprire con noi una collaborazione per una vertenza che cambi gli indirizzi della politica ambientale della Regione Toscana.

Pensiamo che vada battuto sopratutto l’idea di sviluppo come lo conosciamo finora perché è solo espressione dell’interesse di pochi a scapito di molti e la logica del profitto. Il profitto da solo è incompatibile con l’ambiente. Il profitto da solo produce veleni, produce morte. Lo slogan di Valdera Avvelenata è la sintesi di tutto questo: “Avvelenati dal profitto”.

La ricerca spasmodica di interesse, sfruttando non solo i corpi, ma anche l’ambiente, ha portato alla privatizzazione dei beni comuni e alla distruzione della natura, di cui i cambiamenti climatici non sono che il termometro della febbre del pianeta.

La manifestazione del 26 Ottobre vuole essere proprio questo: il luogo della riconciliazione tra la natura e la democrazia, chiedendo di partecipare alla modifica del Piano Regionale di gestione dei rifiuti, la sua impostazione e la sua attuazione, chiedendo la chiusura definitiva degli inceneritori di Livorno e Montale, fissare una data certa, non oltre il 2026 per quelli di San Zeno (Arezzo) e Poggibonsi (Siena); chiediamo la fine delle procedure di VIA e di VAS per l’ampliamento delle discariche di Belvedere (Peccioli) e Gello (Pontedera); seguire le linee di piano di Rifiuti Zero per l’intera Regione Toscana; bonifica immediata dei quattro SIN toscani; chiusura e bonifica di tutte le discariche della Valdera; fermare i progetti di cementificazione; interrompere le procedure per la costruzione di nuove basi militari in tutto il territorio toscano.

Queste richieste non esauriscono tutte le vertenze toscane. Rimane il grande problema dell’energia con la geotermia elettrica speculativa e inquinante, come la bomba ecologica di Piombino, il rigassificatore voluto fermamente dalla SNAM solo per speculare sul prezzo del gas.

Siamo convinti che non basterà fermare le industrie e gli impianti inquinanti fino a che non si ricostruisce un nuovo patto tra l’uomo e la natura in cui il territorio diventi il luogo di benessere, tutela e costruzione del futuro dei cittadini e dell’ambiente passando dalla democrazia e dalla pianificazione partecipata.

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Maurizio Rovini

Maurizio Rovini si è sempre battuto fin da ragazzo per aumentare la consapevolezza del popolo e della sua forza, della sua capacità di autogoverno, della produzione e dell'equa ridistribuzione, convinto che il modello capitalistico basato sul profitto sia una grave deviazione dall'equilibrio tra l'uomo e la natura. Il dominio dell'uomo sull'uomo si rispecchia nel dominio dell'uomo sulla natura e va combattuto senza violenza con la forza della ragione e della giustizia sociale.

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