Le università pubbliche sono sotto attacco. Lo è anche il rettore dell’Università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari. Che è stato personalmente attaccato dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Del Mastro, FdI, in un post su Instagram (ora soppresso) che lo ritrae sotto la scritta “questo è un rettore?”
Fin dal suo insediamento, il governo fascista sta lavorando alacremente per ridurre gli spazi di libertà e di costruzione del pensiero critico nelle università (ma anche nella scuola pubblica: lo dimostra il caso di Christian Raimo sospeso dall’insegnamento).
Purtroppo, non è una peculiarità italiana, il valore del “capitale cognitivo” non sfugge alle logiche univoche del mercato globale. La prolusione all’anno accademico dell’Istituto Universitario Europeo, pronunziata dalla sua presidente Patrizia Nanz, lo conferma: la sfida all’autonomia e all’autogoverno delle università mondiali, in atto da decenni, si manifesta mediante un processo che le piega alle esigenze della produzione di valore economico. Ad esempio, assimilando ricerca e docenza a merci, ossia a prodotti spendibili e valutabili quantitativamente, o introducendo figure di docenti e ricercatori sempre più precari e in competizione tra loro.
Ma c’è di più. In linea con il processo totalitario attuale, nelle università è in atto una profonda mutazione epistemica (in merito, cioè, al modo in cui si formano le idee). La molteplicità delle forme di conoscenza è messa a rischio, poiché il modo in cui essa è prodotta modellerà il tipo di conoscenza trasmessa agli studenti e infusa nella ricerca. E il pensiero si sa deve essere unico e facilmente governabile.
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