Dire che Pulixi è ormai entrato a pieno titolo tra gli autori noir più affermati in Italia, e non solo, è cosa scontata. Mi sono avvicinato a questo autore in passato, con il bellissimo libro L’Appuntamento, ed era il 2014. Un libro che continuo a consigliare a coloro che si vogliono avvicinare a Pulixi, un noir che scandaglia ed indaga il sociale in tutti i suoi aspetti, compresi quelli più macabri della personalità umana, tra debolezze e perversioni.
Pulixi accantona, per il momento, i suoi personaggi di successo, il criminologo Strega in primis. Con La donna nel pozzo entriamo ad investigare, presi per mano da Pulixi, nella Sardegna con i suoi “crimini”, il bracconaggio, la violenza domestica, l’alcolismo, ma anche a Roma. Un misterioso delitto avvenuto molto tempo fa, due scrittori ed un editore fuori dagli schemi, tra cravattari cafoni e villani, spacciatori e, tanto per cambiare, gli albanesi inclini alla violenza, disposti a tutto, anche con metodi brutali, per il recupero crediti. Così veniamo coinvolti nei guai compiuti a cui porre rimedio, nel premio Strega e i riconoscimenti internazionali, nel successo editoriale che come sorge fa presto a tramontare.
Un noir che, come ci sta abituando Pulixi, mette in evidenza il carattere e la psicologia dei protagonisti: alcol, droga, il tracollo finanziario con i suoi effetti collaterali, i soggiorni in carcere. Il carcere è un elemento importante di questo noir, con la biblioteca e la sezione femminile, un ambiente che nonostante tutto unisce e si rivela luogo di solidarietà, con i suoi codici e regole non scritte, l’arroganza, il cinismo, la rissosità.
Una narrazione in cui ci sono tutti gli elementi propri del noir, comprese le società fantasma, che in realtà riciclano per le cosche della ‘ndrangheta con l’economia legale che pulisce soldi sporchi. In tutto questo, Pulixi non si sottrae dal mettere in evidenza da una parte le implicazioni del lavoro precario, sfruttato e sottopagato, con le cosiddette “assunzioni” di ragazze brasiliane, di ragazzi pakistani, di lituani come guardiaspalle, che avvengono per beneficiare solo e soltanto dei contributi europei; dall’altra la descrizione delle periferie, guardando al collettivo Sabot di Massimo Carlotto- scuola di scrittura nella quale Pulixi è cresciuto – con lo stereotipo del malavitoso di quartiere, del coatto, della borgata dei vinti dalla precaria quotidianità, con gli alveari di cemento pieni di lavoratori stanchi, sfiduciati e dall’aria rassegnata; e perché no, la crisi economica e sociale con l’alta percentuale di disoccupazione che colpisce la Sardegna, con evidente la divisione: da una parte la ricca borghesia imprenditoriale che è divenuta tale grazie ai profitti derivati dal polo industriale, dal mondo della droga e della prostituzione, e dall’altra la povertà ed il disagio e le lotte dei minatori.
Un noir con una verità oscura, sfuggente, con domande senza risposte, un intreccio che va a scoperchiare il vaso di Pandora di un giro di prostituzione minorile al cui interno sono tutti coinvolti: industriali, imprenditori, poliziotti, mondo ecclesiastico e potenti che tramano nell’ombra. Chissà che Pulixi, visto quanto descritto, non dia un seguito a La donna nel pozzo. Se lo facesse, e ci auguriamo di sì, ne trarremo vantaggio tutti a partire dagli amanti del noir a quanti stimano Pulixi.
Piergiorgio Pulixi, La donna nel pozzo, Feltrinelli, Roma 2024, 204 pp, 18 euro

Edoardo Todaro

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