Babele e barbarie

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Zecca Vecchia Nazionale, una fermata d’autobus come tante altre, con il doppio nome. La tramvia della stessa città ne sciorina altre: Alamanni Stazione, Nenni Torregalli… una dopo l’altra, come è ovvio per un mezzo che si muove sui binari.

Meno ovvio è perché una città che a causa della gentrificazione conta ormai meno abitanti di un paesone in provincia di Napoli debba far salire i propri cittadini e i turisti su un treno enorme che occupa interamente la strada. Per capirlo ci vogliono magistrati e indagini mentre in questa rubrica ci occupiamo di fesserie, perciò torniamo ai nomi delle fermate: Nenni, si sa, era un leader socialista molto umorale ma molto amato, a cui perfino Pasolini aveva rivolto un accorato appello in versi perché guarisse la sinistra italiana dal cupio dissolvi che la affligge ancora. Torregalli è un ospedale e il suo abbinamento a Nenni contribuisce a fare del caro leader uno stizzoso taumaturgo, quasi un padrepio laico.

Quanto alla Zecca, sarà stata vecchia ma non nazionale, perché in quella torre si coniavano i fiorini ben prima che l’Italia avesse una moneta. Sì, pare che ne avesse una durante le Guerre Sociali su cui era coniata appunto la dea Italia, ma siamo ai tempi dei Sanniti e degli Etruschi, a quei tempi l’autobus fermava da un’altra parte. Ma una vecchia zecca nazionale può far pensare anche ad altre cose: un parassita endemico, o un grattacapo tipicamente italiano… “Lascia pur grattar dov’è la rogna!

Il doppio nome delle fermate crea centauri, è opera di poesia e la poesia, come dice Marco Incardona, illumina la storia. Talvolta, aggiungo io, la poesia involontaria delle compagnie di trasporti la mistifica anche, ma sempre serve a mettere in luce un grosso limite delle nostre città: non sappiamo più come chiamare le cose.

Due lingue si sovrappongono senza che ancora una delle due abbia la meglio sull’antagonista: quella dell’umanesimo letterario e quella del capitale finanziario. Al’umanesimo letterario stanno a cuore le torri, i segretari, le battaglie, mentre la lingua del capitalismo finanziario cancella la storia e l’anima dei luoghi e li nomina per quello a cui servono adesso: andare al centro commerciale, farsi ricoverare, lavare un piumino…

La lingua dell’umanesimo vede il bene anche dove non c’è: la vita e la morte di Reginaldo Giuliani facevano schifo, non meritano di essere ricordate. La lingua del capitale finanziario avvelena tutto ciò che tocca.

Infastiditi da espressioni sempre troppo prosaiche, siamo portati a odiare quello di cui parlano le paline degli autobus e dei tram: i laboratori di analisi e gli apparecchi acustici, le lavanderie, i sessuologi e i negozi di ferramenta, luoghi che ci potrebbero piacere perché lì si compie l’emancipazione dalla vecchiaia, dalla famiglia patriarcale e dal consumismo.

Blanditi da parole sempre troppo evocative, finiamo per credere che tutti quelli a cui hanno dedicato una strada hanno aperto la via a importanti conquiste nella storia dell’uomo. Non se ne esce: il passato ipocrita e il presente insulso convivono sulle paline e ci confondono.

Salutare sarebbe restituire alla città un solo nome per ogni fermata, per ogni luogo, se la toponomastica deve proprio essere calata all’alto. Il popolo poi farà quello che ha sempre fatto, storpiare, cambiare, dileggiare, scrivere pasquinate e tinteggiare i cartelli.

Ma anche questa differenza tra amministratori e popolo, alto e basso, latino e volgare, ufficiale e vernacolo, ancora chiara ai tempi di Illich e di De Certeau, oggi si è persa. Persa definitivamente, non è una mistificazione da cui si torna indietro dando alle strade i bei nomi di una volta e chiamando serva la colf e padrone l’imprenditore, perché se la realtà muta è bene che cambino le parole e che il nostro orecchio si senta infastidito finché non incontra quelle giuste.

*Massimo De Micco

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Massimo De Micco

Massimo de Micco, 1972, fiorentino, essendo cresciuto negli anni Ottanta e Novanta si ritrova una formazione psicologica, una partita iva e una ricca e variegata esperienza professionale nel campo della formazione, ma è anche illustratore,fumettista e cartoonist. Ha partecipato a iniziative culturali, sociali e politiche di varia natura, a condizione che fossero libere, solidali e auto-organizzate, dagli Studenti di Sinistra a Kykeion, da Violetta van Gogh a Black Notes, da Fuoribinario a Radio Cora. E' tra i fondatori del gruppo Palazzuolo Strada Aperta che ha dato vita in questi anni alla Book Bike e si appresta ad aprire a Firenze la Biblioteca Riccardo Torregiani.

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