Il mega centro sportivo della società ACF Fiorentina previsto sul Pian di Ripoli, con il sacrificio di ben 25 ettari di territorio agricolo, costituisce l’ennesima appropriazione di un patrimonio collettivo con la cancellazione di equilibri secolari attinenti alla vocazione, alla storia, alla memoria e identità di un luogo, che va inquadrato nella drammatica e urgente questione dell’arresto del consumo del suolo e dei processi di irreversibilità ad esso collegati.
Il Comitato San Salvi Chi può ha presentato le Osservazioni alla deliberazione del Consiglio Comunale di Bagno a Ripoli, con la quale è stato adottato il Piano Attuativo per la realizzazione del centro sportivo della ACF Fiorentina. Di seguito i nostri argomenti.
Il consumo di suolo e l’urbanizzazione delle campagne
Come è noto, il consumo di suolo nel nostro paese, inteso come sottrazione sistematica di aree agricole e naturali, rappresenta una grave emergenza nazionale. L’eccessivo consumo di una risorsa finita e non rinnovabile come il suolo, con punte di 8 mq al secondo negli ultimi 50 anni, che ha portato l’Italia ad avere un livello di “copertura artificiale” quasi doppio della media europea,e che come rileva attualmente l’ISPRA “non accenna a fermarsi” comporta costi ambientali ed economici tali da compromettere seriamente la qualità della vita delle future generazioni.
Il suolo, si ricorda, costituisce una materia organica fondamentale, ricca di vita biologica e substrato di tutti i processi vitali ed ecosistemici, che ha tempi di ricostituzione molto lunghi, la cui copertura e impermeabilizzazione produce conseguenze, come la perdita di fertilità, difficilmente reversibili.
Il mondo agricolo è la vittima per eccellenza del dilagare dell’urbanizzazione sfrenata e senza limiti, che trasforma il rapporto fra città e campagna, riducendo quest’ultima ad una sua informe periferia. Uno stravolgimento che ha depauperato progressivamente il nostro patrimonio storico paesaggistico, sia come immagine che come risorsa culturale e identitaria.
Inoltre, la ininterrotta fagocitazione di suoli agricoli, in particolare nelle aree pianeggianti periurbane vocate storicamente per la loro alta produttività alla produzione di cibo, crea un danno anche economico in termini di sicurezza alimentare ed ambientale. Anche sotto questo profilo il rischio è grave, l’Italia a causa della costante riduzione della superficie agraria utilizzata (Sau), quasi il 30% in meno rispetto agli anni ‘70, è sempre meno in grado di assicurare il fabbisogno di risorse alimentari indispensabili alla propria popolazione e alla strategica industria di trasformazione.
L’assedio al territorio nella piana di Ripoli
Gli allarmi sulle gravi conseguenze derivanti dallo scriteriato consumo di suolo, che provengono ripetutamente da esperti e da centri di ricerca, e condivisi da molti cittadini sempre più sensibili al problema del degrado ambientale, visto criticamente come il prodotto di un modello socio economico predatorio, non preoccupano minimamente l’attuale giunta comunale di Bagno a Ripoli, nelle sue politiche del territorio.
Il progetto relativo al mega centro sportivo della Fiorentina e gli interventi ad esso collegati e convergenti (si pensi alla infrastruttura molto impattante come la tramvia, imposta come unica modalità di trasporto collettivo), si configurano, in contrapposizione ad ogni salvaguardia, come uno “scempio” al pregiato tessuto agricolo esistente sulla sponda sinistra dell’Arno a monte di Firenze.
Una scelta urbanistica, fatta in variante al Piano Strutturale ed al Regolamento Urbanistico, che appare come il riflesso di quella mentalità, ancora persistente malgrado la sua logica miope e dissipativa, che considera ormai marginale il mondo rurale, e il suolo agricolo uno spazio libero, senza riguardo per la sua funzione economica, le sue sedimentazioni antropiche, per il suo valore paesaggistico.
L’intervento previsto andrà infatti pesantemente a spezzare gli equilibri territoriali di lungo periodo e darà avvio alla progressiva cancellazione di questa porzione della piana, che ancora conserva, malgrado varie manomissioni, significative memorie di quella che fu la fiorente corona rurale che circondava un tempo Firenze con le sue colture promiscue di orti, seminativi e oliveti.
Il piano attuativo e le sue ripercussioni sull’ambiente
Il piano attuativo prevede nuove edificazioni per circa 20.000 mq. di superficie (le foresterie per le squadre di calcio, le aree fitness e terapia, l’area ristorante, gli uffici amministrativi), alle quali vanno aggiunte le aree dei campi da calcio, che notoriamente non sono equiparabili al terreno naturale.
Abbiamo di conseguenza, da un lato, la sottrazione di terreno naturale, fertile e permeabile, non compensato certo dalle previste misure sul risparmio idrico ed energetico; dall’altro l’alterazione dell’assetto idraulico ed idrogeologico dell’area con gli otto campi da allenamento ed i due mini stadio con manto in sintetico o naturale realizzati su un suolo di natura argillosa per molti metri di profondità, e quindi di bassa permeabilità, aggravato anche dagli altri interventi che investiranno l’intera zona del Pian di Ripoli.
Il cambiamento climatico in corso si manifesta come è noto con l’aumento delle temperature, la modificazione del regime delle precipitazioni e la maggiore frequenza degli eventi estremi.
Impermeabilizzazione o compattazione dei suoli sono la risposta meno adatta a questi fenomeni di vasta portata che rivestiranno in futuro sempre maggiore importanza.
L’alterazione delle caratteristiche organiche dei terreni come nel caso della trasformazione di terreni agricoli in campi sportivi ha un grave impatto locale sulla biodiversità. La frammentazione del paesaggio causata dall’espansione urbana e l’incremento del traffico porteranno altri effetti dannosi, come una riduzione globale di dimensioni e persistenza delle specie selvatiche, il cambiamento del clima locale, un maggior inquinamento e rumore da traffico.
I vincoli paesaggistici sull’area
Si nota che l’area è soggetta a vincolo paesaggistico di cui al Decreto ministeriale del 28 ottobre 1958 con cui si ha la dichiarazione di notevole interesse pubblico della zona a sud-est di Firenze, sita nell’ambito dei comuni di Bagno a Ripoli e Firenze. Basta da sé riportare un stralcio del predetto DM: “…la zona predetta ha notevole interesse pubblico perché con le sue colline e la breve pianura, con le sue numerose ville, antichi edifici e chiese immersi nelle piantagioni di olivi, oltre a formare un quadro naturale di non comune bellezza panoramica costituisce un insieme caratteristico avente valore estetico e tradizionale…”
L’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile
Come è noto, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 25 settembre 2015 ha adottato il documento “Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile” che prevede 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile.
L’intervento in questione, per la realizzazione del Centro sportivo della Fiorentina, risulta in contrasto in particolare con gli obiettivi 11 (“Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi,sicuri, duraturi e sostenibili“), 13 (“Promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico“) e 15 (“Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno e fermare la perdita di diversità biologica“). Infatti l’adozione della variante in oggetto ha in sé come presupposto una logica che ritiene ormai marginale il mondo rurale, con le sue sedimentazioni antropiche plurimillenari e il suo ordito paesistico; quindi l’intervento va nella direzione opposta per esempio all’obiettivo 11.4 (“Potenziare gli sforzi per proteggere e salvaguardare il patrimonio culturale e naturale del mondo“).
Altri elementi come il consumo di suolo, la diminuzione della biodiversità, l’impermeabilizzazione o la compattazione dei suoli che la realizzazione del centro sportivo provocherà sono in contrasto ad esempio con gli interventi necessari a perseguire l’obiettivo 13.1 (“Rafforzare in tutti i paesi la capacità di ripresa e di adattamento ai rischi legati al clima e ai disastri naturali“). Invece la preservazione del terreno agricolo rientra senza dubbio in un’adeguata strategia per il perseguimento dell’obiettivo 2 (“Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile”) e non solo.
Occorre dunque opporsi al progetto devastante del mega centro sportivo, in nome della tutela del patrimonio storico naturalistico, inteso come bene comune, nel presupposto che i diritti sull’uso dei suoli appartengono alla collettività, la cui gestione da parte degli organismi istituzionali di rappresentanza non può avvenire contro la volontà dei cittadini.
Comitato San Salvi chi può
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Ottimo analisi, l’ho condiviso con un commento.
Perche non pensarci prima,la struttura era in stato di abbandono e occupazioni abbusive.probabilmente ora verra gestita bene.
Non so come ma il centro sportivo al posto dei terreni agricoli del contado fiorentino li vedo come la ferragni agli uffizi