Quando le risorse vengono cercate in basso e non in alto

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La proposta di legge 160 “Disposizioni regionali sul reddito di cittadinanza” presentata del gruppo consiliare 5 Stelle nel Condiglio regionale della Regione Toscana, intende “istituire il reddito di cittadinanza …per assicurare il sostegno economico alle persone che non dispongono di una adeguata fonte di reddito e che s’impegnino in percorsi attivi tesi a favorire l’occupazione, l’accesso o il reinserimento al lavoro”.

Prima di tutto affermare che “le persone che non dispongono di adeguata forma di reddito” si debbano impegnare in percorsi attivi implica che si ritengano loro responsabili dello stato di disoccupazione o ancora peggio presume che siano i disoccupati a doversi attivare per favorire l’occupazione. Al contrario i motivi della disoccupazione sono uno sviluppo senza occupazione e le politiche di austerity, mentre i lavori necessari socialmente sarebbero tanti: nella cultura, nella salvaguardia e cura del territorio e dell’ambiente, nell’istruzione a tutti i livelli, nella cura dei bambini e degli anziani, nella sanità. Lavori necessari da assegnare con contratti di lavoro degni e pagati per il loro valore. Non sono certo i disoccupati che possono impegnarsi a favorire l’occupazione che è bloccata da un insulso turn over zero (hiring freeze) che impedisce il funzionamento ottimale di troppi servizi pubblici e funzioni pubbliche.

Ma la questione inaccettabile è la copertura finanziaria.

La copertura finanziaria potreste pensare che sia ricercata snidando gli elusori e gli evasori fiscali che ogni anno ci sottraggono 270 miliardi di euro; oppure trovandoli nelle tasche dei miliardari descritti da Oxfam, visto che otto persone nel mondo possiedono da sole la stessa ricchezza della metà più povera dell’umanità. Oppure, restando al contesto regionale, che sia chiesto un contributo ai 40 consiglieri più Rossi che ci costano annualmente 5.337.478,67 euro. A cui vanno aggiunti gli otto assessori. Forse consiglieri, assessori e presidente sono quelli che meglio potrebbero assolvere a un contributo di solidarietà, visto che non si impoverirebbero certo per questo. Né si può dimenticare che i vitalizi nel 2016 ci sono costati 4.208.281,17 euro per 159 beneficiari che comprendono anche chi ha solo 5 anni di attività, mentre noi dobbiamo averne 42 di anni per avere pensioni non comparabili con questi vitalizi.

No, vi sbagliate: i soldi non vengono trovati dove ce ne sono in abbondanza. Secondo la Proposta di legge 160 del 12 gennaio 2017 la copertura finanziaria “ottiene risorse tramite iniziative di riduzione degli sprechi e contribuzione solidale necessari al raggiungimento rapido delle finalità di legge”. E gli sprechi secondo i proponenti si annoverano, fra le altre cose, udite udite nel:
– “servizio mensa e servizio sostitutivo mensa per i dipendenti regionali, spese relative a servizi di ristorazione” contributo del 31%
– “spese di illuminazione, riscaldamento, acqua e utenze varie” contributo 20%
– “produttività personale giunta erogata anno successivo” contributo 20%.
– “produttività personale consiglio erogata anno successivo” contributo 20%

Per chiarire, i lavoratori della Regione Toscana hanno questi redditi:

B in categoria iniziale 19.358 annue lorde; C in categoria iniziale 21.783 annue lorde; D in categoria iniziale 23.725 annue lorde. A questo si aggiunge la produttività annuale lorda che è condizionata dalla valutazione dei risultati e ammonta a 4.000- 5.000 euro lordi (molto meno per gli ex provinciali). Il totale di tabellare e produttività è quindi fra i 24.000 e i 28.000 euro lordi annui.

Gli emolumenti lordi e rimborsi complessivi dei consiglieri proponenti della Proposta di legge sono:
Giacomo Giannarelli: 146.486,08 euro
Cantone Enrico: 134.967,08 euro
Galletti Irene: 132.211,48 euro
Bianchi Gabriele: 132.767,48 euro.

La domanda è: prima di reputare uno spreco pagarci salari che sono appena sufficienti, i proponenti si sono informati sui nostri redditi? Vogliamo credere di no e che vorranno stralciare sia il descrivere una parte del nostro reddito come spreco, sia la proposta di utilizzarlo per il reddito di cittadinanza.

Quanto al reputare uno spreco il diritto alla mensa e il riscaldamento e l’elettricità, che dire? Che gli sprechi sono davvero altrove. Allora dove sono gli sprechi e dove vanno presi i soldi? Il vero spreco sta dove è ben visibile!

*Marvi Maggio – Cobas Regione Toscana

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Marvi Maggio

Marvi Maggio, ricercatrice indipendente in questioni urbane e territoriali; socia fondatrice dell'International Network for Urban Research and Action; Architetta (laurea in Architettura Politecnico di Torino); abilitazione alla professione di architetto; Dottoressa di Ricerca in pianificazione territoriale ed urbana (Università di Roma La Sapienza); Master post lauream in Scuola di Governo del Territorio (SUM e Università di Firenze); Abilitazione Scientifica Nazionale alle funzioni di professore di seconda fascia per il settore disciplinare 8/F1 pianificazione e progettazione urbanistica e territoriale.

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