Una società della trasparenza, sommersa da una informazione che si consuma nell’istante della sua novità, da una pioggia di videocamere, da dispositivi di intelligenza artificiale che registrano la memoria dei cittadini, e da altri dispositivi che riescono a controllarli ad un livello pre-riflessivo. Smontando e rimontando vari pezzi dell’ultimo libro di Byung-Chul Han La crisi della narrazione, (d’ora in avanti in corsivo), immaginiamo una città pornografica, ogni riferimento a Firenze, alla deriva securitaria della città attuale fatta solo con videocamere, con l’esercito, con la repressione dei più deboli, non è casuale.
In un’intervista Paul Virilio menziona una breve storia di fantascienza nella quale viene raccontata l’invenzione di una telecamera estremamente minuscola. Essa è così minuscola e leggera da poter essere trasportata finanche da un fiocco di neve. Un numero enorme di queste microcamere viene mischiato con la neve artificiale e sparso nel mondo da aeroplani. Gli esseri umani pensano che stia nevicando ma in verità il mondo viene infestato da queste microcamere e così diventa completamente trasparente. Nulla resta più nascosto. Non ci sono più punti ciechi.
Ma non basta l’abbuffata di telecamere di videosorveglianza, per placare il delirio securitario (200 agenti in più e Firenze diventa la città dei tuoi sogni. Garantito da Dario), anche il singolo cittadino deve essere trattato per rendere la città trasparente. L’odierno disincanto è il risultato dell’informatizzazione del mondo e il suo modello di riferimento è la trasparenza. Essa disincanta il mondo riducendolo a dati e informazioni. […] In questa società trasparente ciascuno ha un dispositivo impiantato dietro l’orecchio che archivia qualsiasi cosa abbia visto o vissuto. In questo modo tutto può essere riprodotto o direttamente negli occhi di coloro che hanno questo dispositivo o su monitor esterni, senza alcuna lacuna. […] Non vi è più alcun segreto. Per i criminali è impossibile nascondere i loro crimini. [Ma] L’essere umano è, per così dire, imprigionato nei suoi stessi ricordi.
Le piattaforme digitali, l’intelligenza artificiale, hanno anche la possibilità di conoscere i dati riguardanti i desideri e le inclinazioni, inconsce dei phono sapiens, sottomessi al dominio smart dell’informazione intrecciata di neoliberismo, che pretende da noi che comunichiamo senza sosta le nostre opinioni, i nostri bisogni e le nostre preferenze, [che] ci chiede di raccontare le nostre vite, di postare, condividere, mettere like. […] Tanto più la coscienza è assente, quanto più la qualità dei dati è migliore. Questi dati permettono l’accesso alle sfere dell’agire e del pensare che si sottraggono alla coscienza, offrendo alle piattaforme digitali la possibilità di ottenere una radiografia della persona e di controllare i suoi comportamenti a un livello pre-riflessivo. […] Nella società dell’informazione e della trasparenza la nudità si accentua ulteriormente, fino a diventare oscenità. Non abbiamo a che fare, però, con una oscenità che riguarda ciò che è rimosso, proibito o nascosto, ma con la fredda oscenità della trasparenza, dell’informazione e della comunicazione. […] l’informazione in quanto tale è pornografica poiché è esposizione integrale.
La città così divenuta pornografica, potrebbe far parte del film di animazione Anomalisa di Charles Kaufman [che] illustra la logica del potere smart. La pellicola presenta un mondo nel quale tutti gli esseri umani hanno la stessa voce. Un mondo che rappresenta l’inferno neoliberista dell’Uguale […] Michael Stone, il protagonista, è un motivatore di successo che, un giorno, prende coscienza di essere una marionetta. La bocca gli cade dal viso e lui si trova a tenerla tra le mani. Quando la bocca, che si è staccata ed è caduta, continua a blaterare da sé, è terrorizzato.
Ai poveri abitanti della città pornografica non resterà che asportarsi l’orecchio e non solo quello, con la lama del rasoio.
Byung-Chul Han, La crisi della narrazione, Einaudi, Torino, 2024, pp.111, euro 13,00
Gian Luca Garetti
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