Firenze sta vivendo un’autentica emergenza. La progressiva dissoluzione del tessuto sociale e la negazione – ormai concreta – del diritto all’abitare per ampie fasce della popolazione costituiscono i presupposti della crisi in atto.
È quanto scaturisce dal tredicesimo rapporto di monitoraggio relativo alla condizione abitativa elaborato dalla Regione Toscana congiuntamente ad Anci e Irpet denominato “Abitare in Toscana“.
Il quadro che emerge dai dati in esso contenuti non è certo paradisiaco. Al contrario, il rapporto in questione concorre ad illustrare una realtà al cui interno è possibile evidenziare le molteplici ingiustizie e disuguaglianze che attraversano il territorio.
In Toscana gli acquisti di case mediante mutuo sono crollati drammaticamente del 30,9% rispetto al 2022, mentre le transazioni immobiliari hanno registrato un -13,9 per cento. Al contempo i contratti di affitto nel 2023 segnano un +0,3 per cento comprendendo però anche quelli commerciali – in aumento mentre diminuiscono quelli ad uso abitativo – e spicca il vertiginoso balzo degli sfratti: +163 per cento. Le richieste di esecuzione sono state ben 8604 a fronte di circa 2500 effettivamente emessi. E tutto questo mentre il fondo sociale per l’affitto non è stato rifinanziato dal governo nel 2023.
Non solo.
- A ciò si aggiunga che in un recente rapporto il sindacato UIL ha lanciato l’allarme per quanto concerne il prezzo degli affitti nel capoluogo toscano. Alla luce dei dati rilevati dal sindacato, Firenze si attesta al 6° posto nella classifica delle città italiane aventi i prezzi più elevati: circa 860 euro per l’affitto di un immobile di 100 metri quadri. Dato, quest’ultimo, decisamente più alto se considerato in rapporto alla media nazionale, la quale risulta essere pari a 531 euro.
Il sindacato segnala che a Firenze il 28% del reddito serve alle spese per l’affitto: in poche parole, si lavora per pagare la casa.
Dinanzi ad una costante crescita degli affitti vi sono alcuni fattori da prendere in considerazione.
Come evidenzia il Servizio Lavoro, coesione e territorio della Uil le famiglie che vivono in affitto sono oltre 3,8 milioni in tutta Italia. In Toscana i locatari sono quasi 200mila (198.721), che pagano mediamente un canone mensile leggermente più alto della media nazionale (613 euro), e questo va ad incidere per il 20,4% del reddito, contro il 17,7 italiano.
Come sottolinea il Segretario Generale della UIL Toscana Paolo Fantappiè, “i canoni degli affitti continuano a crescere, andando a consumare ulteriormente i salari di centinaia di migliaia di lavoratori dipendenti e pensionati, anche a causa di un mercato evidentemente drogato dalla presenza di tanti, troppi, affitti turistici a prezzi esorbitanti.”
Fantappiè continua ricordando che “negli ultimi anni, dal periodo post-pandemico in particolare, è stato perso il 16% del potere d’acquisto a causa di un’inflazione “da profitto” e della mancanza dei rinnovi contrattuali. Le famiglie, quindi, sono sempre più in difficoltà e la crescita dei canoni di affitto non può che peggiorare la situazione a breve termine”.
La crescita dei prezzi non va dunque intesa come un fenomeno casuale. Ciò a cui stiamo assistendo è la diretta conseguenza degli inarrestabili processi speculativi che da anni divorano la città e di un’industria turistica che saccheggia il territorio.
In tal senso Firenze materializza le sue sembianze escludenti, delineandosi come “una città per pochi”. Le conseguenze di una tale concentrazione del potere e delle ricchezze non lascia certo intravedere rosee prospettive per le lavoratrici e i lavoratori, per le giovani generazioni, per la cittadinanza tutta.

Lorenzo Villani

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