La telenovela del rigassificatore che nessuno (o quasi) vuole

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Dall’estate del 2023 nel piccolo porto di Piombino, una cittadina di fronte all’arcipelago toscano e al centro del santuario dei cetacei, si trova ormeggiato un impianto di rigassificazione a ciclo aperto, cioè scarica in mare acqua e cloro.

La decisione fu del governo Draghi, l’autorizzazione, richiesta da Snam per 25 anni, fu firmata per tre anni dal Presidente Regione Toscana Eugenio Giani, nominato commissario straordinario all’uopo.

Dunque il rigassificatore dovrebbe lasciare il porto di Piombino entro luglio 2026. Questo dice anche una sentenza del Tar Lazio, respingendo il ricorso presentato contro l’impianto dal Comune di Piombino e altri. Forti di ciò, i Piombinesi da sempre contrari all’impianto al punto da promuovere una lotta nazionale contro i rigassificatori, chiedono che la scadenza sia rispettata.

Il governo Meloni, succeduto al governo Draghi, aveva ipotizzato un trasferimento dell’impianto in Liguria, Regione il cui allora Presidente Giovanni Toti si era detto favorevole. Toti però è stato indagato, addirittura ha patteggiato la pena e il nuovo corso della politica ligure nella recente campagna elettorale si è sperticato, da destra, dal centro e da sinistra, per dire NO al trasferimento. Addirittura in molti, tra cui il neoletto Marco Bucci, vanno oltre e dicono proprio che deve restare a Piombino.

Giani, fulminato come Paolo sulla via di Damasco, da sempre favorevole all’impianto, ora dice che lui ha firmato per tre anni e che per lui se ne deve andare entro luglio 2026. Ma in Toscana il prossimo anno si voterà per la Regione. E ora un esponente di spicco di FdI, il partito della Presidente Meloni, pensa che sarebbe opportuno trasferirlo a Gioia Tauro, dato che il Presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto disse a suo tempo che se lo sarebbe preso volentieri.

Il Sindaco di Piombino Francesco Ferrari, eletto al secondo mandato in una lista civica che porta il suo nome e sorretto da una coalizione di partiti di centro destra e liste civiche, ribadisce la sua posizione, cioè che il rigassificatore deve lasciare Piombino alla data stabilita.

L’unica parte che tace sul tema, almeno finora, è quella governativa. O meglio, ci fu un pronunciamento di un sottosegretario prima delle elezioni in Liguria, che diceva che sarebbe dovuto restare a Piombino, ma il Governo, ufficialmente, non si pronuncia.

E questo silenzio non ci piace per niente, perché la nostra città è stufa di promesse mai mantenute. Il rigassificatore è qui, in porto, in mezzo ai traghetti che passano e ripassano, inquina oltre il previsto e prescritto , occupa una banchina fondamentale. Noi vogliamo che se ne vada. Personalmente vorrei che sparisse proprio, come per magia, come un brutto sogno, da tutte le coste, italiane o straniere che siano.

Ma di certo non sarà così, e allora dobbiamo aspettare la decisione del Governo, che tra tutte queste voci tace.

Nell’immagine una manifestazione a Piombino contro il rigassificatore

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Maria Cristina Biagini

Maria Cristina Biagini, di Piombino, pensionata del Comune di Piombino, dove per oltre 30 anni è stata la Responsabile Servizio Personale. Attivista del gruppo "Gazebo 8 giugno contro il rigassificatore", gruppo di cittadini piombinesi che si è reso conto per primo del disastro che stava arrivando con la decretazione d'urgenza. Coorganizzatrice l'8 giugno della prima manifestazione contro il rigassificatore.

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