L’attacco ai servizi pubblici – Stop TTIP #7

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ATTENZIONE – 19 Dicembre 2014. Giornata di mobilitazione europea contro il #TTIP

Scopriamo attraverso la pubblicazione del saggio di John Hilary il lavorio segreto che chi governa l’Europa (e gli Stati Uniti) sta compiendo per la deregolamentazione di commercio e investimenti a vantaggio dei profitti delle grandi imprese transnazionali e a svantaggio della democrazia e dei nostri diritti, a partire da quelli occupazionali e ambientali, della sicurezza del cibo senza tralasciare la privatizzazione di sanità e istruzione.

Buona lettura e buona diffusione


IL PARTENARIATO TRANSATLANTICO PER IL COMMERCIO E GLI INVESTIMENTI: UNA CARTA PER LA DEREGOLAMENTAZIONE, UN ATTACCO AI POSTI DI LAVORO, LA FINE DELLA DEMOCRAZIA

di John Hilary*

Tutti gli articoliIntroduzione | Che cosa è il TTIP | Non trasparente e antidemocratico | La minaccia ai posti di lavoro | La deregolamentazione della sicurezza alimentare | La deregolamentazione ambientale | L’attacco ai servizi pubblici | La sfera privata a rischioUna crescente resistenza


L’attacco ai servizi pubblici

Il TTIP non mira soltanto ad allentare i divieti normativi in materia di ambiente e sicurezza alimentare, ma anche a garantire la liberalizzazione del mercato dei servizi, estendendo anche alle aziende private la possibilità di erogare servizi pubblici come sanità, istruzione e fornitura idrica. In particolare le compagnie americane sono seriamente intenzionate a ottenere l’accesso ai sistemi sanitari pubblici europei, che si presentano come vasti mercati in attesa di essere sfruttati. Il governo statunitense ha confermato che si servirà del TTIP per aprire i mercati dei servizi europei a vantaggio del capitale americano, e precisamente, che “esaminerà il funzionamento di determinati monopoli” nel settore dei servizi pubblici. (42) I deputati britannici hanno lanciato l’allarme che il TTIP potrebbe “distruggere” il Servizio Sanitario Nazionale britannico non appena le compagnie americane avranno ottenuto il diritto di partecipare agli appalti per i contratti clinici. (43)

La Commissione europea ha affermato che i servizi pubblici saranno tenuti fuori dal TTIP in virtù del principio d’esclusione di quei servizi “forniti nell’ambito dell’esercizio dell’autorità governativa”, come stabilito nel General Agreement on Trade in Services (GATS, Accordo generale sul commercio nei servizi) dell’OMC. (44) Tuttavia, la Commissione ha ammesso da tempo che questa clausola non offre alcuna protezione per i servizi pubblici, a causa della definizione limitata che essa dà dei presupposti necessari per l’esclusione. Per questo motivo l’UE è stata costretta ad aggiungere un’ulteriore clausola di limitazione nel suo programma originario di impegni per i servizi del 1995, in modo da sottrarre i propri servizi pubblici alle norme del GATS. Da quel momento, tuttavia, la Commissione sta tentando di prendere le distanze dall’esenzione per le “aziende di pubblico servizio” per il fatto che essa vuole vedere i servizi pubblici inclusi negli accordi commerciali con l’UE, escludendo soltanto i servizi relativi alla sicurezza, come ad esempio la magistratura, la polizia di frontiera o il controllo del traffico aereo. (45)

Oltre alla prospettiva di consegnare i servizi pubblici a società con scopo di lucro, uno degli effetti più insidiosi degli accordi di libero scambio, come ad esempio il TTIP, è che per i paesi diventa di fatto impossibile ripristinare i servizi pubblici una volta privatizzati. Questo effetto “lock-in” si verificherà anche più spesso se il TTIP adotterà l’approccio dell’ ”elenco negativo”, già visto nel nuovo accordo UE per il libero scambio con il Canada, in base al quale tutti i settori di servizi sono disponibili per la liberalizzazione, a meno che essi non siano specificatamente classificati come eccezioni (in base al modello “elencalo o perdilo”). Si tratta di un drammatico allontanamento dall’approccio dell’ ”elenco positivo” tradizionalmente impiegato dall’UE, in cui solo quei settori appositamente indicati per l’inclusione sono aperti alla concorrenza di aziende straniere. I gruppi imprenditoriali europei si sono riuniti con le controparti americane per richiedere l’uso dell’approccio dell’elenco negativo nel TTIP, al fine di portare al massimo il numero dei settori di servizio da includere nel processo di liberalizzazione. (46)

Allo stesso modo gli investitori stranieri saranno in grado di citare in giudizio i paesi ospitanti per la perdita di profitti causata dalla riconversione di privatizzazioni precedenti, se le misure di protezione degli investitori verranno incluse nel TTIP (vedi sotto). Nel 2006 la popolazione della Slovacchia aveva votato un governo di sinistra in risposta al provvedimento impopolare di privatizzazione del sistema sanitario. Fra le prime disposizioni del nuovo governo vi fu, quindi, proprio quella di limitare la facoltà delle società di assicurazione private di trarre profitti dal sistema sanitario pubblico. Per ritorsione, diverse compagnie di assicurazione sanitaria citarono in giudizio il governo slovacco: la compagnia olandese Achmea riuscì infine ad ottenere come “risarcimento danni” 29,5 milioni di euro in beni pubblici. In una causa che non conosce precedenti, avviata nel 2013, Achmea sta tentando di usare lo stesso potere per impedire al governo slovacco di istituire un sistema di assicurazione pubblica che garantirebbe la copertura sanitaria a tutti i cittadini del paese. (47)

Ma anche all’interno della stessa Commissione europea sono sorte preoccupazioni di fronte alla minaccia che il TTIP rappresenta per i servizi sanitari. Il capo dell’Unità per i Sistemi Sanitari della Commissione, Bernie Merkel, ha avvertito che l’UE dovrà combattere per difendere le sue disposizioni sulla salute pubblica contro le pretese degli USA di includere nel TTIP la possibilità d’accesso a questo nuovo mercato. Parlando allo European Health Forum (Forum della salute europea) nell’ottobre 2013, Merkel ha lanciato il monito di non cedere all’illusione che il TTIP possa offrire l’opportunità di un miglioramento degli standard nell’assistenza sanitaria o nell’accesso ai farmaci: “Dovete ricordare che l’America funziona bene per quelli che hanno soldi, ma non altrettanto bene per quelli senza.” (48)

Allo stesso tempo, però, è la stessa Commissione europea che sta cercando di servirsi del TTIP per minare importanti normative finanziarie introdotte a seguito della crisi del 2008. Nonostante il riconoscimento unanime che la normativa “light touch” (tocco leggero) sia stata una delle cause principali del crash del 2008, la Commissione sta cercando ora di raggiungere una deregolamentazione ancora più ampia attraverso la richiesta che la questione venga inclusa nei colloqui TTIP. L’obiettivo è promosso attivamente dal governo britannico per conto della sua potente lobby dei servizi finanziari della city londinese, ma anche dal governo tedesco per conto del settore bancario – oltre che dalle più grandi banche statunitensi, anch’esse interessate a usare il TTIP per indebolire le nuove regolamentazioni introdotte dalla legge Dodd-Frank dell’amministrazione Obama. (49) Il governo statunitense ha già dato il suo accordo per negoziare un allentamento delle norme che regolano l’accesso ai mercati dei servizi finanziari, compresa l’eliminazione dei controlli sui capitali. (50)

Oltre a liberalizzare i servizi pubblici, la Commissione europea e il governo americano intendono entrambi servirsi del TTIP per aprire gli appalti pubblici al settore privato. Ciò significa che non saranno più consentite le svariate politiche d’appalto di governi locali a sostegno di importanti obiettivi sociali e ambientali. L’UE ha comunicato la sua intenzione di eliminare le Buy America Provisions, ben viste dalla popolazione e usate per sostenere il mercato del lavoro locale e le imprese in molti Stati della Federazione. (51) Il governo statunitense ha reso nota la sua intenzione di prendere di mira il sistema di appalti europeo, come ad esempio i programmi alimentari locali promossi nelle scuole e in altri enti pubblici. (52)

Ancora una volta gli unici vincitori saranno le compagnie transnazionali che taglieranno fuori i fornitori locali per accaparrarsi i loro contratti. Nessuna di queste inclusioni nell’accordo TTIP è inevitabile. Facendo valere il principio dell’ “eccezione culturale”, il governo francese che per tradizione ha sempre protetto l’industria cinematografica nazionale dalla concorrenza estera, ha annunciato nel giugno 2013 di essere riuscito ad escludere i servizi audiovisivi dal mandato TTIP della Commissione europea, nonostante la resistenza della Gran Bretagna, della Germania e della Commissione stessa. In un acceso dibattito al Consiglio europeo degli Affari esteri, la Francia ha minacciato di porre il veto all’avvio dei negoziati TTIP qualora l’eccezione culturale non venisse rispettata. Il governo americano ha confermato, tuttavia, che “si batterà accanitamente” in nome della sua industria televisiva e cinematografica per includere i servizi audiovisivi nei negoziati. (53) Colpita dalla propria incapacità di ottenere un pieno mandato per tutti i settori, la Commissione europea insiste affinché non ci sia nel TTIP alcun “carve-out” (eccezione) per i servizi audiovisivi, e quindi è probabile che essa riprovi, in un secondo tempo, a introdurli nei negoziati. (54)


 

42. Lettera del Vice-rappresentante per il commercio US Demetrios Marantis a John Boehner, portavoce della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, 20 marzo 2013.
43. “Privatisation agenda drives Tory policy on NHS, says Burnham”, Independent, 10 gennaio 2014.
44. “Directives for the negotiation on the Transatlantic Trade and Investment Partnership between the European Union and the United States of America”, Bruxelles: Consiglio dell’Unione europea, 17 giugno 2013, sezione 20.
45. “Commission Proposal for the Modernisation of the Treatment of Public Services in EU Trade Agreements”, Bruxelles: Commissione europea, 26 ottobre 2011.
46. “Regulatory Cooperation Component in the services sectors to an EU-US Economic Agreement”, comunicato congiunto dello European Services Forum e della Coalition of Service Industries, 12 novembre 2012; “EUROCHAMBRES views and priorities for the negotiations with the United States for a Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP)”, posizione ufficiale EUROCHAMBRES, 6 dicembre 2013.
47. Laurence Franc-Menget, “ACHMEA II – Seizing Arbitral Tribunals to Prevent Likely Future Expropriations: Is it an Option?”, Kluwer Arbitration Blog, 28 marzo 2013.
48. “TTIP: Health sector braced for “damage control””, EurActiv, 7 ottobre 2013.
49. James Politi e Alex Barker, “White House set for Wall Street clash over trade talks”, Financial Times, 7 luglio 2013.
50. Myriam Vander Stichele, “TTIP Negotiations and Financial Services: Issues and Problems for Financial Services Regulation”, Amsterdam: SOMO, 16 ottobre 2013.
51. James Politi, “Buy America laws raise hurdles in European talks”, Financial Times, 26 giugno 2013; le disposizioni Buy America sono esplicitamente indicate come obiettivo nella sezione 24 del mandato di negoziato della Commissione europea approvato nel giugno 2013.
52. “EU-US trade deal: A bumper crop for “big food”?”, Friends of the Earth Europe e Institute for Agriculture and Trade Policy, ottobre 2013.
53. Risposte scritte del Rappresentante per il commercio US Michael Froman al Congressional Ways and Means Committee, relative al programma di politica commerciale del Presidente, 18 luglio 2013.
54. “Member States endorse EU-US trade and investment negotiations”, Bruxelles: Commissione europea, 14 giugno 2013; “M. Barroso, vous n’êtes ni loyal ni respectueux!”, Le Monde, 18 giugno 2013

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